Sempre secondo la legge dell’attrazione di cui vi parlavo in Slaxx, anche per Winnie the Pooh c’è stato il forte richiamo al trash. In realtà, ero curiosa di sapere come gli autori avessero modificato la storia per creare il Pooh-mostro, quanto tempo ci avrei messo a scoprirlo e come sarebbe finito. I primi due interrogativi hanno trovato risposta nei venti minuti iniziali, così de’ botto, senza un minimo di suspense, hype o mistero.
La storia ovviamente vede il piccolo Christopher Robin giocare con i suoi amichetti immaginari Pooh, Pimpi, Hi-Oh, Tigro e Tappo fino al momento in cui ormai ragazzo è costretto ad abbandonarli per andare al college, ma con la promessa che sarebbe tornato.
Arrivato l’inverno e senza nessuno che si prenda cura di loro, iniziano a cacciare ma è solo dopo aver sacrificato Hi-Oh che la loro sete di sangue si sposta tragicamente sugli umani e li corrompe per sempre.
Non avete già i brividi?
Cinque anni dopo, Christopher torna al bosco dei 100 acri in compagnia della fidanzata, di cui non ricordo assolutamente il nome, ma che poveretta lo compatisce e lo segue alla ricerca dei suoi amici immaginari. Dopo un breve, intenso e non proprio caloroso bentornato con Winnie e Pimpi, l’attenzione si sposta su un gruppo di sfigate che vanno in vacanza dove? Ma nel bosco dei 100 acri, ovvio. Un po’ sessista la scelta di far schiattare solo donne, già le immagino correre nel verde come Carmen Electra inseguita da Ghostface in Scary movie. Questa “vacanza” è stata consigliata dalla terapista di una delle ragazze per cercare di rilassarsi e dimenticare lo stalker che l’ha traumatizzata. Come si diceva? Chiodo schiaccia chiodo o in questo caso trauma schiaccia trauma.
Dopo questa emozionante introduzione inizia la parte slasher e gore con membra qui e là, sangue a fiumi, urla e via dicendo. Ovviamente i protagonisti sono utili come le forbicine dalla punta arrotondata, corrono a caso allontanandosi dalle vie di fuga e finendo dritti dritti nelle braccia dei mostri.
Non tanto Pimpi che più di un porcellino sembra Pumba, il facocero del Re Leone, quanto è Winnie il vero scempio. La maschera che indossa lo fa sembrare un topolino arrabbiato e vi giuro che tra un’uccisione e l’altra trova anche il tempo di mangiare miele… è davvero difficile trovare una scena degna e il finale è così assurdo da lasciare senza parole. Insomma, Winnie the Pooh – Sangue e miele ha tutte le carte in regola per far parte di #thrasholandia. A voi, l’ardua sentenza.
Avete presente quando inizia a piacervi un personaggio e dopo cinque minuti muore o quando alla fine di una serie che vi è piaciuta tanto ne annunciano la cancellazione? Ecco, quello è il mio mai una gioia personale. Ho un talento naturale nel trovare le brutture più indicibili da guardare e dopo averlo fatto mi consolo divorando patatine e horror.