Se pensavate che la gravidanza di Charmaine fosse durata un po’ troppo, preparatevi a rimanere stupiti da quanto ci mettono a organizzare un matrimonio a Virgin River. La sesta stagione è praticamente questo: un’accozzaglia di preparativi, frasi sdolcinate e ostacoli casuali di varia entità. Bonus: anche quest’anno sembra di assistere alla recita natalizia del canile municipale, con l’unica differenza che qui il cane lo guardi recitare e non te lo puoi portare a casa.
Disgrazia-Mel e Inespressivo-Jack avevano deciso di sposarsi, e fin qui tutto bene, se non fosse che vivono in una cittadina che pare la versione da incubo del villaggio dei Puffi e tutti, dico tutti, si devono fare incessantemente i cazzi altrui. Cosa potrebbe mai succedere? Tipo che tutto il paese si autoinvita e decide di organizzare l’evento al posto tuo!
Mentre questa valanga di pensionati e disoccupati fa cose non richieste, ad altre persone va un po’ peggio, per esempio Preacher è accusato di omicidio, ma a chi importa visto che hanno trovato un cavallo ferito per strada? O ancora Charmaine, che viene molestata dal padre dei gemelli (signore della droga locale, stranamente non in prigione), e la sua situazione è surclassata dalla storia di corna della madre defunta di Mel e del padre biologico senza spina dorsale.

La storia del concepimento di LadySfiga è una roba fantastica. Ci sono questi due giovini attraenti che si incontrano per caso e sostanzialmente si innamorano, poi si rompe il furgone e si trovano in questa cittadina piena di psicolabili, arrivano a destinazione, ma continuano a tornare a Virgin River al punto che lui ci resta a vivere. E lei? Beh, lo pianta lì ovviamente! Perché le loro sono fughe amorososessuali casuali, infatti lui sta lì come il cane di ceramica all’ingresso di casa di tua nonna, e lei si sposa! E poi ha una crisi, torna da lui e resta incinta! Ma torna dal marito! E a tutti va benissimo così! E mentre questo broccolone depresso raccontava “la grande storia d’amore” vissuta con la madre di Mel, io pensavo “ammazza che stronza questa”.
Ma era un grande amore, il loro. Ecco, ho appena creato la nuova campagna pubblicitaria Durex.
Non posso raccontare altro, altrimenti vi rovino tutte le sorprese (lol), però vorrei fare una piccola riflessione. Quando Netflix ha annunciato a ottobre di aver rinnovato Virgin River per una settima stagione, rendendo l’adattamento dei romanzi rosa di Robyn Carr il drama in lingua inglese più longevo della piattaforma, la domanda generale del pubblico sembrava essere: “Che minchia è Virgin River?”. Popolata da attori del tipo “quello l’ho già visto!”, e dotata di una premessa che avrebbe potuto adattarsi a qualsiasi panorama televisivo degli ultimi 40 anni, questa serie senza tempo/fuori moda è passata completamente inosservata dal radar della cultura pop sin dal suo debutto nel 2019.

Eppure il pubblico è incredibilmente sproporzionato rispetto al clamore mediatico. La sua quinta stagione è stata nella Top 10 di Netflix in 77 paesi diversi; ha persino raggiunto il primo posto negli Stati Uniti, detronizzando brevemente Suits. E in soli quattro mesi ha accumulato un totale di 331 milioni di ore guardate, un calcolo superato solo dai ben più importanti One Piece, The Witcher e Sex Education. Quindi, come ha fatto Virgin River a competere con i gioielli della corona di Netflix? Davvero non riesco a spiegarmelo! Forse i pittoreschi paesaggi hanno offerto un po’ di evasione, o il suo ritmo pacato (sembra di no, ma sono passati solo sei mesi tra la prima e la sesta stagione).
Inizi la storia per il concetto di ragazza di città che si dirige verso una nuova vita in una sonnolenta cittadina, rimani per le inaspettate deviazioni verso la violenza domestica, la depressione post-partum e il contrabbando di Fentanyl.
Come al solito, anche questa stagione di Virgin River alterna gioie, disgrazie, eventi casuali e azioni straordinariamente stupide, lasciando agli spettatori quella bella sensazione di sentirsi un po’ come Stephen Hawking quando osservava i bambini di prima elementare mentre si lanciavano i pastelli.

Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.