Una terapia di gruppo è una divertente commedia di Paolo Costella tratta da uno spettacolo teatrale di Laurent Baffie, a sua volta diventato il film Toc Toc dello spagnolo Vicente Villanueva.
Cerca di farci sorridere delle nostre fissazioni che, diciamoci la verità, abbiamo tutti e chi dice di non averne… mente.
I protagonisti del film sono i DOC, ovvero Disturbi Ossessivi Compulsivi, impersonati da sei personaggi bislacchi, e direi più uno perché anche la segretaria impicciona e chiacchierona Sonia (Lucia Mascino) non mi sembra da meno.
Per un disguido tecnico, forse non proprio così casuale, si ritrovano tutti nella sala d’aspetto dello studio del dottor Stern, lo psicoterapeuta da cui sono in cura.

Abbiamo:
- Federico (Claudio Bisio) con la sindrome di Tourette che non gli permette di controllare il suo colorito vocabolario e la sua imprevedibile gestualità;
- Emilio (Claudio Santamaria) con l’aritmomania, cioè l’irrefrenabile instinto di contare qualsiasi cosa, sempre, in ogni momento tanto da spingere la moglie a lasciarlo;
- Annamaria (Margherita Buy) è la giudice maniaca del controllo, in piena negazione della realtà che ripete i gesti mille volte perchè non
siricorda ciò che ha fatto; - Otto (Leo Gassmann) è ossessionato dal cellulare, deve stare sempre connesso per paura di perdere qualcosa, soprattutto del lavoro, in poche parole ha la FOMO;
- Lilli (Ludovica Francesconi) è fissata con la simmetria, deve ripetere ogni singola cosa che dice due volte e non calpestare le righe;
- Bianca (Valentina Lodovini) è germofobica, ossessionata dalla pulizia e refrattaria al contatto.
Che fare dunque in attesa del dottore che sembra non arrivare mai? Semplice: provare a fare una terapia di gruppo per cercare di risolvere da soli i problemi. All’inizio i nostri strampalati eroi sono sicuri di farcela, ma quando uno dopo l’altro falliscono capiscono che per loro non c’è speranza… forse. Non si rendono conto che in realtà si sono dati una grossa mano a vicenda.

Alla fine di Una terapia di gruppo ti ritrovi ad asserti affezionato ai personaggi, merito anche degli interpreti, credibilissimi in questi ruoli, molto affiatati e con un’ottima presenza scenica: ognuno ha il suo spazio, senza oscurare quello dell’altro. Quello che vediamo sullo schermo sono le nostre ansie, manie, stranezze, paure e disturbi.
Viene affrontato tutto in modo divertente, l’umorismo si trasforma in un’arma per ridere di qualcosa di serio. Non pensate però che sia qualcosa di troppo caricaturale o irrispettoso, è un tentativo di rendere leggero quello che potrebbe essere pesante nella vita di una persona, di ridere delle nostre sciagure e, perchè no, anche di noi stessi, senza prenderci sempre troppo sul serio.

Nel finale c’è spazio anche per la commozione, è commedia e il lieto fine è d’obbligo, anzi i lieti fini che non stonano rispetto a tutto il resto della storia.
Una terapia di gruppo è un’ottimo specchio della nostra realtà che ci vorrebbe perfetti, ma nello stesso tempo ci spinge a parlare dei nostri problemi.
Il film insomma ci spinge a riconoscere le nostre debolezze e quelle degli altri, ad accettarle, mettendo da parte il proprio ego e facendoci una grossa risata che non fa mai male.


Prediligo i fantasy e gli storici ma non disdegno ogni tanto zampettare tra thriller e polizieschi. Sono molto timida ma a volte non lo posso nascondere… gote rosse e occhi a cuoricino non mentono. Regalatemi una fontana che sgorga continuamente cioccolato e mi farete molto felice. Mi piacciono anche i libri e lo sport, ma odio gli zombie!