Era il 1994 quando Jamie Lee Curtis sconvolgeva le platee di tutto il mondo con uno strip-tease che avrebbe fatto cappottare la più ostica delle tartarughe e Arnold Schwarzenegger dava conferma al suo pubblico di essere un attore versatile con tempi comici da paura. True Lies, il primo film con un budget superiore ai 100 milioni di dollari, l’ultima collaborazione tra Arnold e James Cameron.
Poi è arrivata la CBS e ne ha fatto una comedy demenziale che mi auguro venga cancellata prima di subito, perché è un affronto al cinema tutto e a tutte quelle belle serie valide che vengono fatte fuori ogni anno.
La Trama
La storia è inizialmente simile: Harry Tasker (Steve Howey, che non è Arnie) è un venditore di computer di periferia che tiene segreta la sua vita da spia alla moglie Helen (Ginger Gonzaga, che non è Jamie Lee Curtis). Lei è annoiata dallo stile di vita che conduce, le manca la scintilla che avevano una volta; già nel primo episodio, entro soli 26 minuti, Helen scopre la verità sul marito e anziché venire uccisa o comunque tornare a fare l’insegnante, viene reclutata a cazzo di cane da quella che dovrebbe essere un’agenzia di Elite e invece sembrano gli organizzatori della sagra della salamella. Gli episodi seguenti li vedono in missione insieme, mentre cercano di mantenere la bugia di facciata a casa. L’ilarità non ne consegue, anzi, è tutto molto kitsch.
Gli stereotipi di 30 anni fa non reggono, e aggiornando il materiale, lo showrunner Matt Nix non è riuscito a mantenere l’essenza di ciò che ha reso il film così divertente in primo luogo: le bugie tra marito e moglie.
Da un lato ha senso portare avanti così la storia, ma per farlo bisognerebbe avere una trama. Farli immediatamente lavorare insieme rimuove la tensione della coppia, eliminando anche le bugie promesse dal titolo. Di conseguenza, la passione muore. Come ha potuto perdonarlo così in fretta? Non sono preoccupati di rendere orfani i loro figli? C’è risentimento nascosto?
I due protagonisti sono poco brillanti mancano di chimica, tempismo comico e soprattutto fascino: lui è la spia più moscia e deprimente che abbia mai visto, lei è una splendida donna che sembra avere una dipendenza dalla mimica facciale estrema.
Per concludere
Una serie superficiale che si riduce a parodia. Oltre alla mancanza di innovazione nella storia, la cinematografia lascia pesantemente a desiderare: molti degli angoli di ripresa, dei fotogrammi e delle transizioni sembrano essere stati presi direttamente da un reality show. Scelte di produzione bizzarre come lo sfondo parigino sollevano anche domande sulla falsariga di: chi sapeva che c’erano palme a Parigi? Insomma, non c’è il minimo impegno, manca la volontà di dare spessore al prodotto e purtroppo si vede dal primo istante. True Lies delude su tutta la linea
In un panorama saturo di reboot, remake, prequel, sequel e fan fiction, non posso che parafrasare Jeff Goldblum, Ian Malcom in Jurassic Park: erano così preoccupati di poterlo fare, che non si sono fermati a pensare se avrebbero dovuto.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.