The Witcher è finalmente disponibile su Netflix e, a distanza di due anni dalla seconda stagione, rimettiamo piede nel Continente per seguire le vicende di Geralt, Ciri e Yennefer.
La serie è divisa in due parti: le prime cinque puntate già visibili sulla piattaforma e le ultime tre in arrivo il 27 luglio, ma nonostante la divisione riusciamo comunque a farci un’idea generale dell’intero prodotto.
Seguire le precedenti stagioni senza perdere pezzi è stato arduo, soprattutto perché le vicende narrate, appartenenti alle raccolte di racconti, erano cronologicamente distanti tra loro; la prima stagione infatti aveva tre archi temporali diversi che magicamente si “univano” verso la fine, un vero incubo. A questo possiamo aggiungere l’immensa mole di personaggi e sotto trame che si snodano in un numero assai esiguo di episodi.

Quindi che ne dite di un breve recap per ricollegarci alla nuova stagione?
Dopo la battaglia di Sodden, Geralt porta Ciri a Kaer Morhen, dove vengono accolti da Vesemir e gli ultimi witcher superstiti. L’unico strigo a mostrare un’accoglienza abbastanza fredda e ostile nei confronti dei nostri protagonisti è Eskel, che ferito in battaglia contro un Leshy si trasforma durante la notte e attacca Vesemir e gli altri. Geralt è costretto a ucciderlo prima che possa completare il massacro. Messo davanti al fatto che il pericolo si annida ovunque, anche nel posto che riteneva più sicuro, il Lupo bianco decide di addestrare Ciri in modo che possa difendersi da sola.
Nel frattempo, arriva a Kaer Morhen la maga Triss per aiutare la ragazza a gestire i suoi poteri e risolvere il problema di Geralt e Vesemir con le nuove creature mutanti. Durante l’addestramento, la principessa si ferisce e nel punto in cui cade il suo sangue sboccia un fiore, il Feainnewedd, che nasce solo nei posti marchiati col Sangue Ancestrale. Triss è convinta che Ciri sia legata alla profezia di Ithlinne, una profetessa elfica, famosa per la sua predizione sulla fine del mondo, in cui viene distrutto da un’era glaciale e in cui tutti gli uomini moriranno. Solo gli Elfi sopravvivranno, salvati da un discendente del Sangue antico. Questa scoperta non fa che complicare una situazione già di per sé abbastanza delicata e espone Ciri più che mai.
In soldoni, questo è ciò che bisogna ricordare per iniziare la visione della nuova stagione, che si apre con Geralt e Yennefer che addestrano e proteggono Ciri da tutti coloro che la vogliono catturare e non sono affatto pochi!

Tra i principali, abbiamo:
- Emhyr var Emreis, sovrano di Nilfgaard e padre di Ciri, è determinato a conquistare i regni del nord a partire da Cintra e per questo ha bisogno della figlia per legittimare l’annessione.
- Vizimir, sovrano di Redania, piccolo regno del nord, che su consiglio del suo capo dei servizi segreti Dijkstra decide di impadronirsi anche lui di Cintra e rintracciare la ragazza.
- Francesca, regina degli elfi e a capo degli Scoia’teal, risoluta nel salvare la sua razza si allea con Nilfgaard, ma la caccia a Ciri diventa personale una volta che viene a conoscenza del legame tra la giovane e la profezia di Ithlinne.
- Rience, un potente mago di fuoco dal volto sfigurato, che farà di tutto per creare scompiglio in questa terza stagione.
- La caccia selvaggia, spettri che cavalcano cavalli-cadavere provenienti da un’altra dimensione.
In sostanza, le sta dietro l’intero Continente.
Posso dire con certezza che questa terza stagione si distacca completamente dalle precedenti, sin dall’inizio è corale: i nostri eroi sono quasi sempre insieme. L’azione a cui eravamo abituati lascia spazio a lunghi dialoghi e riflessioni personali, potete dire addio ai grugniti e alle risposte monosillabiche di Geralt e abbracciare il nuovo witcher, più umano e in contatto con le sue emozioni. Yennefer è meno spigolosa, dispensatrice di abbracci e in perenne modalità chioccia, mentre Ciri si mette molto in discussione per trovare il suo posto nel mondo. Il loro viaggio è molto più interiore che avventuroso e non è necessariamente un male.
La famiglia, l’amore, la crescita e scoperta personale sono i principali temi che muovono questi primi cinque episodi. In mezzo troviamo le manipolazioni e i giochi di potere delle diverse fazioni che non fanno altro che prendere tanto spazio, a volte troppo, e spezzano un ritmo che è già di per sé disteso.

Devo essere sincera, in diverse occasioni mi sono annoiata, la predominanza degli intrighi di corte lascia davvero poco spazio a Geralt, che da sempre è un uomo d’azione, gli scontri con le creature si contano sulle dita di una mano e anche se ben coreografati e cupi al punto giusto mi hanno lasciato l’amaro in bocca.
Non si può dire niente sulle ambientazioni e i costumi, molto più curati rispetto all’inizio, ma ovviamente non perfetti… Si sono dimenticati, per esempio, la parte inferiore delle armature, come se una gamba in meno in battaglia non facesse differenza, però dai, almeno adesso i soldati Nilfgaardiani non sembrano più cuccioli di Shar pei.
Siamo, ahimè, lontani dalla perfezione, nonostante l’impegno sul rispettare di più la storia e sulla cura ai dettagli. Questa terza stagione di The Witcher per il momento rimane giù di tono, mi aspettavo qualcosina in più soprattutto perché vede l’addio del protagonista, Henry Cavill, che finora ha retto da solo l’intera serie.
Difficilmente ci innamoreremo al primo grugnito di Liam, ma tentar non nuoce o forse sì?
Vi lascio con una citazione, che rispecchia perfettamente il mood che ci accompagnerà nelle prossime stagioni:
“Momenti bui e difficili ci attendono. Presto dovremo affrontare la scelta fra ciò che è giusto e ciò che è facile.” – Albus Silente.

Avete presente quando inizia a piacervi un personaggio e dopo cinque minuti muore o quando alla fine di una serie che vi è piaciuta tanto ne annunciano la cancellazione? Ecco, quello è il mio mai una gioia personale. Ho un talento naturale nel trovare le brutture più indicibili da guardare e dopo averlo fatto mi consolo divorando patatine e horror.