Halloween, 2010: AMC e Robert Kirkman, Frank Darabont e Gale Anne Hurd non ne avevano idea, ma il loro episodio pilota avrebbe cambiato tutto: nasceva The Walking Dead e gli spettatori iniziavano, insieme a Rick Grimes, un viaggio irripetibile.

The Walking Dead è finito in un modo che a molti non è piaciuto.
È passato molto tempo da quando la morte ha davvero portato avanti la storia. Con molteplici spin-off all’orizzonte, la serie ha lottato durante la sua ultima stagione per mantenere la suspense dei suoi anni migliori, quando apparentemente chiunque poteva morire in qualsiasi momento. Con Maggie, Negan e Daryl programmati per recitare in nuove serie, ogni volta che le loro vite sono presumibilmente in pericolo, la tensione si azzera. Anche la scelta di colpire Judith lascia il tempo che trova, perché al di là dello shock iniziale era ovvio che sarebbe sopravvissuta, infatti viene celermente portata in salvo e curata.
Ecco. Parliamo di velocità, perché questo finale di serie sembra un elettroencefalogramma di qualcuno che non sta proprio benissimo: lesti picchi di azione, conversazioni lentissime, di nuovo si corre e poi si rallenta. Un altro difetto è il modo in cui accadono le cose. Prima sono tutti insieme, poi si dividono in quaranta gruppi diversi, corrono di qua e di là come scoiattoli volanti per poi ritrovarsi da tutt’altra parte.
Di nuovo i parallelismi con Lil’ Asskicker (piccola spaccaculi) e Big Asskicker (grande spaccaculi), Greg Nicotero che fa il vagante, Carol che torna ai suoi capelli corti, la bussola di Judith, il morto con il sasso e la sequenza dell’ospedale che rispecchia quello che è successo con Rick. Daryl che dice “We ain’t the walking dead” è magia pura.

La dipartita eccellente è Rosita, ma sebbene sia naturale volerle dare un saluto degno della sua lunga permanenza nella serie, francamente meritava un’uscita più spettacolare. I suoi ultimi momenti sono stati agrodolci, ma non il “un pugno allo stomaco” che avremmo avuto se fosse morta nel fervore della battaglia come la tosta che era. Il povero Luke ci lascia tragicamente all’inizio dell’episodio, e devo dire che i suoi momenti sono stati molto più coinvolgenti.
L’epilogo della battaglia ci porta a un salto temporale di un anno, in cui il nuovo leader della comunità dedica un memoriale ai caduti e inaugura una nuova era di pace. Eugene ha messo su famiglia, Ezekiel, Mercer e Carol hanno abbracciato ruoli di leadership e Daryl vaga in cerca di avventure. Se non è il modo più originale per lasciare la storia, almeno è felice.
The Walking Dead poi se la rischia e fa una seconda coda: Rick e Michonne, ancora separati, ricordano gli altri personaggi. Sfortunatamente, quello che dovrebbe essere un momento di pura eccitazione è minato dal fatto che si distacca totalmente da ciò che è accaduto nell’ora appena trascorsa; poco più di un trailer per la loro serie.

È stato un finale degno della serie che ha concluso?
Dal punto di vista narrativo, anche sì: ogni personaggio ha avuto più o meno una chiusura, ci sono molti vissero felici e contenti e Maggie e Negan hanno più o meno fatto pace, pur senza perdono. Tutto si è concluso, le comunità sono al sicuro e i personaggi degli spin-off sono pronti a partire.
Qualitativamente… Big NnoNo. Affrettato, pieno di incongruenze geografiche e temporali; hanno avuto un’infinità di tempo, e non hanno saputo usarlo caricando gli episodi precedenti, per poi rallentare dove c’era molto di più da dire.
“Rest in Peace” ha concluso la serie in un modo che permette alle persone di abbandonare il franchise, ma lascia la porta aperta agli spin-off.
Non credo sia l’ultima volta che vedremo Commonwealth, perché chiaramente hanno chiuso qualcosa senza volerlo fare davvero, per poter continuare a mungere questa mucca vagante morta all’infinito.
A me non dispiace, e a voi?

Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.