Dopo un’attesa che potrei definire oltraggiosa, finalmente The Sandman è approdato su Netflix. Nato dalla prolifica mano di Neil Gaiman, che a giudicare dalla quantità di adattamenti del suo lavoro dubito sinceramente abbia anche solo il tempo di nutrirsi, questa serie si prende la responsabilità di portare sullo schermo i primi due libri della saga: Preludi e Notturni e Casa di Bambola.
La prima cosa che nota chi ha letto le graphic novel è proprio la fedeltà con la quale sono state trasposte, pur con qualche inevitabile variazione. Per anni si è detto che questo lavoro di Gaiman era inadattabile, ma Netflix ha dimostrato che non è così.
Nel 1916, in Inghilterra, un occultista chiamato Magus (Charles Dance) desidera ardentemente controllare Morte (Kirby Howell-Baptiste), la sorella di Sandman (Tom Sturridge) e evoca un incantesimo per intrappolarne l’incarnazione. Tuttavia, invece di catturare lei, il Magus e il suo culto prendono Sogno/Morfeo e a causa di ciò milioni di persone sono improvvisamente colpite da una strana malattia del sonno: alcuni incapaci di dormire, altri finiscono in coma.
Intrappolato nudo in un bozzolo di vetro dal design sorprendente moderno, Sogno non comunica coi mortali che lo circondano; per più di un secolo non pronuncia mai una parola, rifiutandosi di fornire alcun dettaglio ai suoi rapitori, le cui vite si allungano a causa della vicinanza ai suoi potenti strumenti.
Dopo la sua fuga, ai giorni nostri, Morfeo torna nel suo regno trovandolo desolato e distrutto. Per riportarlo all’antico splendore deve recuperare gli strumenti che i suoi sequestratori umani gli hanno sottratto. Inizia così il primo arco narrativo con i suoi folli incontri, da un’esorcista mercenaria a un uomo che esercita i poteri degli dei: in scene spesso brutali, le battaglie tra forze demoniache e divine lasciano una scia di sangue e distruzione. Sta a Sogno raccogliere i pezzi, cercando di ristabilire l’ordine in un Regno gravemente ferito dalla sua prolungata assenza; deve affrontare il fatto che riparare ciò che è rotto non significa solo ripristinare il mondo come era prima. Significa invece cambiare e adattarsi in modo che la rottura non si ripeta. Anche il suo mondo richiede un cambiamento, poiché molti suoi sudditi hanno scelto di perseguire i loro desideri, evolvendosi, piuttosto che aspettare il ritorno del loro padrone mantenendo i ruoli precostituiti.
Il secondo arco principale descrive in dettaglio il tentativo di Morfeo di trovare un’entità chiamata Vortice: un’umana di nome Rose Walker (Vanesu Samunyai) che attira involontariamente tutti i sogni su di sé, col rischio di far crollare la barriera tra il mondo onirico e della veglia, ponendo così fine all’universo.
Rose è in missione per trovare il fratello scomparso, attualmente tenuto prigioniero da un padre adottivo malvagio da cliché; ad aiutarla c’è un colorito gruppo di amici ricchi di buone intenzioni e un po’ goffi.
Come si può definire questa serie? Io l’ho vista come una storia horror psicologica, ma dipinta con un fragile pennello fatto di speranza. L’episodio che ho preferito in assoluto è quello in cui ci viene presentata Morte, che, come dice lei, quando l’ultimo essere vivente esalerà il suo ultimo respiro in questo universo, impilerà le sedie e spegnerà le luci. Morte riflette sul suo scopo e su come le ci sia voluto così tanto tempo per capire come non essere il terrore definitivo. Proprio come la vita inizia, finisce, ma ciò non significa che smetta di avere significato o impatto.
Alla fine, The Sandman non è stato solo migliore di quanto sperassi, ma anche migliore di quanto avessi sognato. C’è grande tristezza, orrore e malinconia, ma non sono predominanti e non trascinano lo spettatore con la loro negatività. È una serie che descrive allo stesso tempo gli orrori dell’essere umani e il nostro posto in un’esistenza piccola, inconoscibile e terrificante, ma ci mostra anche come la nostra umanità ci unisca per affrontare i fallimenti del mondo e le nostre paure.
Sono dieci episodi serrati e coinvolgenti, ricchi di eventi e riflessioni.
È la fiamma della speranza in un barattolo di vetro dipinto di nero.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.