Devo dirlo, non è facile. Il primo episodio di The Ones who live mi ha rovesciato addosso una secchiata di emozioni variegate e discordanti, e sto ancora cercando di capire se questo nodo allo stomaco è di soddisfazione o perché sento che manca qualcosa.
La prima cosa che mi viene in mente è che non servivano tre spin off dopo The Walking Dead: bastava continuare la serie madre seguendo le trame parallele. Le coppie Daryl Carol, Negan Maggie e Rick Michonne non avevano bisogno di così tanto spazio, principalmente perché la serie ha sempre funzionato egregiamente, proprio grazie al numero di protagonisti. Our people, our family. TWD è una storia corale di sopravvivenza e resilienza, ci dice che insieme possiamo farcela, quindi perché dividersi?
Il ritorno di Rick doveva essere raccontato con due lungometraggi già un paio di anni fa, poi il Covid ha cambiato le carte in tavola ed eccoci qui: una miniserie da sei episodi a uscita settimanale
Impossibile parlare di questo primo episodio senza citare alcuni elementi, quindi:
Attenzione, spoiler!
La nostra storia inizia quasi immediatamente da dove si era interrotta: l’ultima apparizione di Rick, e noi che cerchiamo di capire la sua nuova vita con il CRM (The Civic Republic Military); è un’esistenza banale e pericolosa, ma nonostante tutto, il ricordo di Michonne e della loro figlia Judith lo fa andare avanti. È piuttosto stridente vedere un personaggio che una volta era visto come un eroe d’élite essere costretto in una posizione di bassa manovalanza, e ancora più difficile da guardare quando inizia a crollare. La lotta di Rick con l’idea di essere vivo senza la sua famiglia è forse l’aspetto più interessante di tutti gli spin-off di The Walking Dead finora.
I suoi innumerevoli e fallimentari tentativi di fuga sono estenuanti da guardare, vedere che arriva a tagliarsi la mano pur di riuscire a tornare da Michonne e Judith, per essere catturato subito dopo, è qualcosa di fisicamente doloroso. Finalmente noi spettatori riusciamo a capire perché non è riuscito a tornare prima, particolare che dopo la sua uscita dalla serie aveva sempre stonato visto il carattere del personaggio. Ora lo sappiamo, lo comprendiamo, e fa veramente male da morire.
Mentre lotta con l’idea di come fosse la sua vita precedente, Rick è anche costretto a chiedersi se l’uomo che è oggi potrebbe anche solo tornare a quella stessa esistenza. Lui e Michonne non fanno che aggrapparsi al ricordo l’uno dell’altro per mantenersi forti, desiderando che le loro menti già tanto provate ricordino le brevi tracce dei rispettivi volti, prima che sia troppo tardi.
La chimica tra Andrew Lincoln e Danai Gurira è sempre perfetta, quando pensano l’uno all’altro, quando si guardano negli occhi, si ha la sensazione di esserci intromessi in qualcosa che non dovremmo vedere.
Anche qui, nella perfezione di questa performance, mi viene da dire che è un peccato che The Ones who live non sia semplicemente una serie solo su Rick e Michonne. Hanno una presenza scenica tale che mi farei anche venti episodi di loro due che attraversano gli Stati Uniti per tornare a casa, senza la fanta cazzabubbola del CRM, dei militari, delle dittature, gli elicotteri, le bombe e Dio solo sa che altro.
Restano sempre gli elementi della serie madre che mi rifiuto di accettare, ossia il bellissimo episodio della “morte” di Rick, castrato violentemente sul finale dall’uscita di scena in elicottero perché Hey, non è davvero morto, e la follia totale di Michonne che molla i due figli piccoli per andarlo a cercare a distanza di anni perché ha trovato un paio di stivali in una barca. No, no e ancora no. Non aveva senso allora e non ne ha adesso che si ritrovano. È sbagliato.
Per concludere, un primo episodio davvero eccellente, che spiega in modo molto chiaro chi cosa e perché, ponendo basi solide per la storia che si sta sviluppando.
Solo il tempo saprà dirci se ne è valsa la pena, quindi vi do appuntamento qui sotto per commentare insieme il finale di stagione.
31 marzo 2024: La stagione è finita
Come promesso, eccoci qui a commentare insieme come sono andati questi sei episodi. Prima di tutto, sono stati davvero troppo pochi, sia per il desiderio che avevamo di rivedere Rick e Michonne sia perchè il nemico era tanto più ingombrante e potente del Governatore, di Negan e persino di Alpha. È vero, loro due insieme possono tutto, come ci viene ricordato spesso, ma qualche episodio in più non avrebbe guastato.
Finisce esattamente come doveva, perchè nessuno ha dubitato nemmeno per un istante che i piccoli Grimes sarebbero stati abbandonati dai loro fortissimi genitori. Gli autori hanno fatto un lavoro eccellente nell’incastrare azione e introspezione, ma il vero successo è di due attori che hanno fatto in modo che i loro personaggi prendessero vita con una passione selvaggia. Nonostante il volto nascosto da un elmetto che la fa vedere a malapena in trasparenza, quando Danai Gurira esce barcollando dal briefing non c’è bisogno di guardare chiaramente il suo viso per vendere quell’impatto. Gli occhi dicono tutto. La sua Michonne non rinuncia, non perde la speranza, non smette di combattere; gode di ciò che può e si scatena per ottenere quello di cui ha bisogno; in parallelo, questo nuovo Rick, esausto e sfiancato dal CRM, aveva bisogno di ritrovare qualcuno per cui vivere, e lei lo ha preso a calci in culo finchè non l’ha fatto. Veramente una serie eccellente che vorrei fosse durata di più e pretendo si vada a ricollegare presto con le storie di Daryl, Carol, Negan e Maggie.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.