Dai produttori di Final Destination, nasce il nuovo B-movie, The Bell Keeper, uscito nelle sale americane il 13 ottobre
Non sapevo cosa aspettarmi da questo film. L’ho scelto perlopiù d’impulso e senza troppe informazioni su trama e cast. Mi sono accorta della sua perfetta imperfezione già dalla prima mezz’ora di visione, tanto da farlo entrare a tutti gli effetti nella categoria trasholandia.
The Bell Keeper è un tripudio di ignoranza e cliché in perfetto stile TrasHorror. Il bello è che non contenti dell’incipit scontatissimo e dei dialoghi infantili, hanno avuto l’ardire di scegliere attori di un certo calibro, trash, certo, ma sempre di spessore.
Giustamente se devi fare una porcheria, perché non farla con stile?
Così ci sorbiamo un gruppo di ragazzi, Matthew, Holly, Gabriel e Megan che vogliono girare un documentario sulle leggende metropolitane. Che ideona! Non suona per niente familiare. Quindi, muniti di telecamera, chiedono a Liam, fratello minore di Matthew, un passaggio fino al luogo designato per le riprese.
Ma veniamo alla parte paranormale.
Si narra che nel 1876 un contadino di nome Hank abbia ucciso tre vergini e aperto così un portale con l’aldilà. Chiunque si rechi a Lake Bell e suoni la campana a mezzanotte subirà le conseguenze delle proprie azioni, affrontando l’ira del custode.
Per far capire la profondità dei dialoghi vi basta immaginare un bicchiere vuoto. I ragazzi si mostrano di un’infantilità unica, spesso bullizzando o sfottendo chiunque con tanto di battute a doppio senso e sghignazzamenti, e come se non fosse già abbastanza triste, per elevare un attimino le conversazioni, hanno ben pensato di metterci un po’ di girl power. Ecco quindi Holly, la ragazza indipendente e forte, che non vuole farsi portare le borse dal ragazzo, ma che si perde davanti alla pompa di benzina per fare il pieno al camper. Sarà perché è bionda? Non lo sapremo mai.
Megan possiamo anche dimenticarla, un cliché su due gambe: bella, schizzinosa, fissata con i social, destinata a morire subito o quasi, tutto però in versione mora. Ovviamente, dovevano aggiungere il ragazzo di colore in qualche forma, ecco quindi Gabriel e non poteva mancare neanche lo sfigatello di turno, impersonato da Liam.
Il livello già basso, tocca nuove vette con la comparsa di Bonnie Aarons, che per chi non la conoscesse senza trucco e parrucco è la terribile suora di The Nun. L’attrice interpreta Jodie, la proprietaria della stazione di rifornimento e avverte i ragazzi del pericolo con il suo consueto charme.
Finalmente arrivati al campeggio di Lake Bell, aspettano la mezzanotte. Da questo momento, la trama inizia ad avere un minimo senso, peccato per la pessima esecuzione.
Al terzo rintocco della campana, Hank (Randy Couture) fa il suo ingresso con tanto di ascia e le similitudini con Venerdì 13 si sprecano, ma non si fermano qui. Infatti, per non rivelare troppo dirò che ci sono analogie anche con Buffy, l’ammazzavampiri e Quella casa nel bosco.
La parte splatter è minima, così come l’azione che si perde tra le inutili fughe dei pochi superstiti, perché sorprendentemente non schiattano tutti come mosche contro la racchetta elettrica. Le armi sono fintissime, ho riso un sacco quando veniva inquadrata l’ascia del custode, che in diverse inquadrature sembra di gomma. Il finale è un insieme di idee stupide e coincidenze forzate, ma è questo che piace, trash come se piovesse.
Avete presente quando inizia a piacervi un personaggio e dopo cinque minuti muore o quando alla fine di una serie che vi è piaciuta tanto ne annunciano la cancellazione? Ecco, quello è il mio mai una gioia personale. Ho un talento naturale nel trovare le brutture più indicibili da guardare e dopo averlo fatto mi consolo divorando patatine e horror.