Squid Game (Il gioco del Calamaro) è una serie sudcoreana presente nella piattaforma Netflix, che con 9 episodi è diventata popolare in tutto il mondo.
Non è il primo Survival Game che vediamo, uno dei più famosi è Battle Royale che ha ispirato Suzanne Collins per il suo Hunger Games, mentre tra le più recenti c’è la serie giapponese Alice in Borderland che si trova sempre su Netflix e per la felicità di molti è doppiata. Questo genere agli asiatici riesce benissimo.
La storia di Squid Game non ha nulla di originale, eppure a distanza di mesi continua a far parlare di sé.
Ci sono 456 persone che per i motivi più disparati sono indebitati e ai margini della società, in pratica dei disperati. Finiscono per partecipare a una misteriosa gara, che consiste nel superare sei giochi per bambini, ma chi viene eliminato muore.
Cosa li spinge a rischiare la propria vita? Ovviamente, la vincita di una grossa somma di denaro!
Secondo uno dei protagonisti c’è una cosa che accumuna chi è senza soldi e chi ne ha fin troppi: “vivere non è divertente”.
Quindi da una parte ci sono i “Vip” che per noia scommettono sulle vite di questi giocatori identificati con dei numeri, i quali faranno di tutto per arrivare alla fine e vincere, in quanto per loro affrontare la quotidianità è comunque un inferno.
Ciò che colpisce non è soltanto la disperazione e il cinismo dei personaggi ma anche le ambientazioni, che presentano colori vivaci e ricordano i parco giochi. Sporcare di sangue i luoghi legati al periodo dell’infanzia, in cui la vita agli occhi di un bambino non è poi così difficile, rende tutto più crudele e macabro.
Nel corso dei 9 episodi l’attenzione è sempre alta.
A parte un, due, tre, stella e il tiro alla fune gli altri sono giochi che noi occidentali non conosciamo, personalmente sono rimasta colpita dalla prova con il caramello che ho provato a fare a casa, risultato: sarei morta!
Mentre nell’episodio con le biglie non ho mai pianto così tanto. Essendo il quarto game mi ero affezionata a molti personaggi che purtroppo non riusciranno a proseguire.
Ho amato la dolcezza e l’ingenuità di Ali un pakistano clandestino, la determinazione di Sae-byook fuggita dalla Corea del Nord che spera di vivere una vita serena con il fratello, l’anziano Il-nam che ricorda con grande affetto la sua infanzia e Seong Gi-hun fannullone che vive alle spalle dell’anziana madre, ma che in realtà è un uomo altruista e buono.
Sang-woo, l’ho odiato dall’inizio alla fine, ho trovato più simpatici il bullo del gruppo Jang Deok-su e la fastidiosa Han Mi-nyeo. Sfido chiunque a provare simpatia per quel saccente che si crede migliore degli altri.
Il bene e il male in tutti questi personaggi non è mai ben definito, sono esseri umani che spesso per sopravvivere fanno cose non proprio onorevoli, ma al loro posto noi cosa avremmo fatto?
La serie mi è piaciuta proprio perché mostra il divario tra classi sociali in Sud Corea, il finale aperto che a molti non è piaciuto io l’ho trovato perfetto, perché molte situazioni e personaggi ci lasciano con dei dubbi e non tutto è spiegato nei minimi dettagli.
Trovo fantastico come a distanza di settimane continui a ripensare ai momenti che più mi hanno coinvolta e a come ogni tassello alla fine abbia trovato il suo posto. Quando accade significa che gli sceneggiatori e il regista hanno fatto davvero un ottimo lavoro.
Il successo della serie ha portato i giovani ad atti di emulazione, il fatto che Squid Game stia per essere doppiata in italiano e sia arrivata la conferma di una seconda stagione ha spinto una petizione per fermare la serie.
Ma, parliamoci chiaro, quanto è utile la censura?
È solo un modo per aggirare il problema senza risolverlo. Sarebbe preferibile bloccare a priori contenuti violenti inseriti sulla piattaforma usando il parental control o nel caso fosse già troppo tardi attuare una delle migliori soluzioni del mondo: il dialogo.
“Paura e autocensura sono errori: un artista deve confidare nella decenza e nell’intelligenza del pubblico.”
Steven Spielberg
Avete presente il mondo gotico di Penny Dreadful? Preparatevi perché non avete visto niente. Lasciatevi trascinare dal mio elegante cinismo…ne vale la pena. Se da piccola desideravo ricevere il bacio del vero amore come le principesse, con gli anni il crime si impossessa di me e capisco che dare la caccia ai cattivi è più divertente del vissero felici e contenti. Nonostante ciò, resto sempre una romanticona, infatti amo i period-drama. Da sempre ho evitato le soap spagnole ma alle Dizi turche non sono riuscita a resistere