Matteo Rovere, dopo il successo del film Il Primo Re e la prima stagione di Romulus, recitate entrambe in protolatino, torna con una seconda stagione ancora più ambiziosa rispetto alla precedente che cerca tra storia, mito e leggenda di narrare la nascita di Roma.
Dal 21 ottobre è disponibile su Sky e sulla piattaforma streaming NOW.
Ritroviamo il principe Yemos, l’ex schiavo Wiros, la sacerdotessa guerriera Ilia, il gruppo di Ruminales e i cittadini di Alba insediati in quella che un tempo era Velia, ora conosciuta da tutti come Ruma, città che affonda le sue radici nel culto della Dea Rumia e accoglie coloro che cercano libertà e pace.
Proprio la pace tanto agognata dai due re, Yemos e Wiros, fratelli non di sangue ma legati dal fato, sarà minacciata dal popolo dei Sabini.
Il re Tito Tazio, convinto di essere un Dio, cercherà di distruggerli con una falsa richiesta di pace.
Yemos e Wiros rapiranno le sacerdotesse Sabine (Matteo Rovere rivisita così il Mito del Ratto delle Sabine) il che scatenerà una guerra che vedrà salire al trono un solo re … Romulus.
Sarà proprio la sacerdotessa sabina Ersilia a rivelare la profezia che porterà al trono il vero re di Roma:
“La città che ha due re alla fine dovrà piangere il suo sovrano. Di due ne rimarrà soltanto uno in vita. Il falso re troverà la morte, il vero re invece vivrà, e il suo nome da quel momento sarà sempre legato a quello della sua città: Romulus.”
Proprio questa profezia, col tempo, spezzerà il legame fraterno tra i due.
Se la prima stagione si era presa il suo tempo per mostrarci i personaggi e le varie dinamiche, questa volta è tutto più frettoloso, un vero peccato.
Tra i due re, Yemos è il mio preferito pronto a battersi per Ruma a qualsiasi costo mantenendo saldi i suoi principi, purtroppo tutte le sue certezze sono destinate a crollare miseramente.
Wiros non riesco a sopportarlo, è convinto di essere il falso re perché nato schiavo, ma poi bastano le dolci attenzioni di Ersilia a farlo sentire un Dio spingendolo a spezzare il legame con suo fratello.
Il personaggio di Tito l’ho trovato a tratti fastidioso.
Lo presentano come se fosse un po’ un misto di Joffrey Baratheon e Ramsey Bolton di GOT ma non ha nulla dei due.
È soltanto un ragazzino che gioca a essere un Dio e ha un forte complesso di Edipo, che lo spinge a cercare disperatamente nella regina Silvia l’amore di quella madre che non ha mai avuto.
Essere orfano è la sua più grande debolezza.
La sacerdotessa guerriera Ilia mostra come sempre la sua forza ma anche le molte fragilità; dopo aver perso il suo amore per mano del padre, grazie a Yemos riuscirà a sconfiggere i fantasmi del passato che la perseguitano.
Ciò che rende Romulus così affascinante sono i rituali che grazie all’uso del protolatino finiscono per essere ancora più attraenti.
Nel mondo arcaico, la ricerca di risposte da parte delle divinità è centrale in ogni azione mossa da ogni personaggio.
Ilia deve trovare la forza che in passato le è mancata per uccidere e spezzare il legame con il padre Amulis; Yemos cerca in Rumia la volontà di lottare per il suo popolo, Wiros continua a voler mostrare che anche uno schiavo può forgiare il suo destino.
Se cercate una storia dal fascino antico Romulus è la serie che fa per voi.
Avete presente il mondo gotico di Penny Dreadful? Preparatevi perché non avete visto niente. Lasciatevi trascinare dal mio elegante cinismo…ne vale la pena. Se da piccola desideravo ricevere il bacio del vero amore come le principesse, con gli anni il crime si impossessa di me e capisco che dare la caccia ai cattivi è più divertente del vissero felici e contenti. Nonostante ciò, resto sempre una romanticona, infatti amo i period-drama. Da sempre ho evitato le soap spagnole ma alle Dizi turche non sono riuscita a resistere