È uscito a Marzo nel catalogo Netflix, ma “Windfall” non è uno dei classici thriller di cui la piattaforma abbonda. Anzi, a guardarlo viene in mente una pièce teatrale che strizza l’occhio al film “Carnage” oppure alle pellicole eterne di Hitchcock (non per niente in Windfall la musica assume un aspetto ultra fondamentale).
La storia è semplice e i personaggi sono senza nome: un ladro si introduce nella grandissima e isolata residenza estiva di un milionario, forse anche per ripicca nei confronti di ciò che il business man della tecnologia rappresenta.
Poco dopo, tuttavia, si vede arrivare il legittimo proprietario con moglie al seguito, pronto per una bella vacanza e ignaro della presenza di un estraneo in casa.
Ovviamente, il ladro non può lasciarli andare così senza avergli almeno scucito una lauta somma, soprattutto perché si è accorto di una bella telecamera piazzata nel parcheggio della residenza.

Da questo pretesto parte un thriller che mescola elementi cinematografici retrò, come la presenza di pochi componenti scenografici (la casa e il giardino),dialoghi magnificamente concepiti per invogliare chi guarda a scoprire di più sia sul ladro, sia sul CEO, sia sulla misteriosa moglie ( che sembra tutto tranne che contenta della vita che fa), a elementi moderni come il pretesto cinematografico dell’home invasion che tanto va di moda ultimamente.
Quello che forse viene a mancare, nonostante l’estrema bravura dei due protagonisti maschili –Jesse Plemons e Jason Segel che riescono con i loro dialoghi ad offrire un ottimo ritmo alle scene- , è la suspense, come se fin dall’inizio noi riuscissimo a prevedere che l’epilogo sarà drammatico; sicuramente, poi, la chiave a volte ironica delle situazioni non offre possibilità di essere in tensione oppure di attendere col fiato sospeso la prossima mossa del ladro.
Diciamo che l’idea c’era e, anche se non proprio originalissima, poteva essere sfruttata molto meglio: l’ora e mezza di film passa molto lentamente tra citazioni filmiche passate, baruffe sulla differenza tra ricchi e poveri, discorsi sul senso della coppia e dell’amore e dissertazioni del milionario che spesso lasciano il tempo che trovano.
Penso che con qualche elemento thriller in più e con una introspezione dei personaggi più marcata il film avrebbe acquistato maggior senso.

Sicuramente, però, un plauso va alle musiche davvero ben strutturate e molto inquietanti, anche se chi ha fatto il sound design ispirandosi ai grandi film thriller del passato forse aveva in mente un altro film, qualcosa di meno vicino a una rappresentazione teatrale dai toni assurdi e più simile a un horror fatto e finito.
Windfall non è né carne né pesce: si rifà al passato ma non è all’altezza dello stesso e strizza l’occhio al presente con tinte horror senza però riuscire a mantenere un’atmosfera davvero creepy.
Bocciato.


Tra il libro e il film ho sempre preferito il libro, per questo cerco sempre di guardare serie tv con sceneggiatura originale. Più son truci e meglio è, perché l'unico modo per combattere il Male è attraverso la sua conoscenza. Se mi cercate, non mi troverete mai al cinema nelle sale dei film strappalacrime. Molto meglio gli horror e tanti, tanti pop corn!