Mi ero preparata per l’uscita al cinema di Dune – parte II: in primis, con un rewatch di Dune – parte I (che avevo visto sempre in sala nel lontano 2021) e, poi, con alcuni video-spiegoni su Youtube che mi hanno permesso di comprendere similarità e differenze con il capolavoro letterario da cui è tratta la saga filmica.
Oggi, appena uscita dal cinema e ancora rintronata, vi voglio dire che la seconda parte di Dune è una prova riuscita da parte del regista Denis Villeneuve.
Il cineasta ha reso possibile quello che non era mai stato tentato né da Jodorowsky né da Lynch e non solo grazie agli effetti speciali 3.0 ma anche per una notevole fedeltà al romanzo e alla capacità indiscussa di non tradire le aspettative.
Dove eravamo rimasti?
Al termine del primo film, Paul, l’erede Atreides, si univa ai Fremen, il popolo nativo di Arrakis ma ancora non era chiaro quale sarebbe stato il suo ruolo e se lui potesse davvero essere L’Eletto, ovvero Lisan al Gaib.
Le dicerie diffuse dalle Bene Gesserit avevano fatto presa solo in parte sul popolo e lo stesso Paul non era convinto di dover compiere il suo destino.
Nel secondo capitolo, tutti i nodi vengono al pettine e l’erede Atreides, ora chiamato Muad’Dib Usul, completamente integrato tra i Fremen e, anzi, loro guida, decide di portare a termine la causa del padre in veste di Messia: ricreare nel desolato pianeta di Arrakis il Paradiso Verde che c’era un tempo, prima che l’Impero inaridisse ogni cosa per poter estrarre a spron battuto la Spezia, risorsa preziosissima per tutta la galassia.
Non procedo oltre con gli spoiler, perché scoprire le cose poco a poco è una delle tante bellezze di questo kolossal, posso solo dire, concludendo, che non c’è un buco di trama, non c’è situazione aperta e non chiusa e tutto ha il suo acme nel mirabile cliffhangerone finale che dà l’apertura a quello che dovrebbe essere il terzo e ultimo film della saga (poiché concluderebbe le azioni narrate da Herbert nel primo libro di Dune e dubito che verranno trasposti tutti e sei i romanzi del ciclo, data la loro complessità).
Dune II, un commentino…
Le sensazioni che ho vissuto durante la visione sono state molteplici: estasiata dalla potenza degli effetti speciali, colpita dalla complessità della narrazione, in ansia per gli esiti dei combattimenti, sognante per la bellissima e delicata ship amorosa tra Paul e Chani… le quantità di emozioni vissute lungo le 2 ore e 46 minuti di film sono state, forse, impareggiabili, sì, perché, solitamente, le pellicole regalano una sola sensazione oppure al massimo due, “Dune” va oltre e offre la prospettiva di un intero modo di turbamenti e percezioni.
Come avevo già potuto evincere dal primo film, l’autore del libro, tramite l’espediente fantasioso, voleva denunciare moltissime situazioni esistenti nel nostro mondo: lo sfruttamento dei paesi sottosviluppati per le loro risorse da parte di un Occidente più progredito ma anche più cinico, la religiosità che prende il posto della fede e produce danno, l’assenza di scrupoli dei potenti della Terra che decidono intorno a un tavolo la fine di una civiltà o il suo prosperare… moltissime sono le riflessioni che Dune offre, è un’esperienza che non ha nulla a che vedere con la fantascienza dei robot e delle molteplici scene di azione fine a se stesse, poiché Dune crea in noi spettatori un pensiero critico, una profonda crisi (nel senso greco di “cambiamento”); non si esce dalla sala solo contenti di aver visto un bel film se lo si è guardato nella maniera corretta, né si esce totalmente cambiati.
Non solo grandissima profondità, ovviamente, per gli appassionati del genere kolossal non mancheranno campali battaglie, duelli all’ultimo sangue, cattivi veramente cattivi (gli Harkonnen), intrighi di corte, lotte per la supremazia tra fratelli e cugini e chi più ne ha più ne metta… Dune è un’esperienza, come lo è passare dalla carbonara di tua madre al ristorante di Cracco e, credetemi, una volta varcati certi confini, non si vuole più tornare indietro.
Tra il libro e il film ho sempre preferito il libro, per questo cerco sempre di guardare serie tv con sceneggiatura originale. Più son truci e meglio è, perché l'unico modo per combattere il Male è attraverso la sua conoscenza. Se mi cercate, non mi troverete mai al cinema nelle sale dei film strappalacrime. Molto meglio gli horror e tanti, tanti pop corn!