Sull’onda della mia passione per Squid Game, mi sono messa a guardare la giapponese Alice in Borderland, tratta dall’omonimo manga di Haro Aso e che reinterpreta in chiave distopica e grottesca le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie.
La serie è composta da due stagioni, l’ultima uscita il 22 dicembre 2022, che è diventata, in breve, un vero e proprio cult per appassionati.
Il protagonista è Ryohei Arisu, un ragazzo ossessionato dai videogiochi a tal punto che non ha un lavoro e non ha nemmeno nessuna intenzione di trovarsene uno. Quando non è davanti uno schermo, Arisu passa il tempo con gli amici del cuore, Chota e Karube, anche loro sfigati e perdigiorno.

Un giorno i tre si incontrano per caso a Shibuya: improvvisamente si vedono i fuochi d’artificio nel cielo e masse di poliziotti che spingono i ragazzi a nascondersi in un bagno pubblico sotterraneo. Una volta usciti, però, si ritrovano di fronte una Tokyo deserta e capiscono subito che qualcosa non va: i pochi rimasti e che ancora si aggirano per la città per sopravvivere devono partecipare a dei game mortali suddivisi in base alla tipologia e alla difficoltà con i semi e i numeri delle carte francesi.
Quelli di cuori sono giochi psicologici, probabilmente i più spietati, i picche sono fisici che richiedono forza e agilità, i quadri sono di intelligenza dove è necessario usare la logica e, infine, quelli di fiori sono di collaborazione in cui si vince e si resta in vita facendo squadra.
Attenzione seguono spoiler, vi avverto prima così non mi uccidete… come nei giochi 😊
Nella prima stagione succede già il patatrac perché i tre amici partecipano a un game dove a sopravvivere è solo uno di loro: Karube e Chota decidono di sacrificarsi per salvare Arisu che, preso dalla disperazione, sembrerebbe aver perso tutta la voglia di vivere ma viene salvato dall’incontro con la bella e dinamica Usagi.
Quello che Usagi e Arisu non sanno (ma scopriranno dopo poco) è che un insieme di persone si è riunito, guidato dal Cappellaio, per raccogliere tutte le carte dei game convinti nel profondo che collezionandole tutte ritorneranno nel mondo reale.
Purtroppo, però, al termine della stagione si comprende che i giochi finali riguarderanno le figure delle carte francesi e ovviamente, avranno altissima difficoltà.

Nella seconda, i sopravvissuti sconfiggono tutte le figure e si viene a scoprire il bandolo della matassa: alla morte della Regina di Cuori (la più temuta e che darà molto filo da torcere a Arisu e Usagi) viene chiesto ai partecipanti se vogliono tornare nel loro mondo o rimanere.
La maggior parte rifiuta di restare e…? Beh, si viene a scoprire che tutto è stato causato da un meteorite (cooosa?) che ha colpito Tokyo e che ha ucciso moltissime persone (tutte quelle morte nei game) e che chi era ferito ha subito un arresto cardiaco, rimanendo tra la vita e la morte, e dando vita al mondo irreale dei game mortali.
Il finale di Alice in Bordeland mi ha lasciato davvero delusa: sicuramente perché è inverosimile e poi perché avrei preferito vedere i personaggi tornare e, dopo un’esperienza del genere, cambiare i loro atteggiamenti, non che non ricordassero niente e che Arisu nemmeno conoscesse Usagi… Lui doveva smettere con i videogiochi e trovarsi un lavoro, stare con lei e migliorare come essere umano… e, invece, no, tutto era una fantasia facilmente dimenticabile e priva di conseguenze.
Per non parlare poi delle notevoli incoerenze: all’interno delle due stagioni vengono presentati questi “dealer”, persone interne all’organizzazione dei giochi che fingono di essere normali partecipanti, altre vengono mostrate scommettere sull’esito dei game… che fine hanno fatto? Che ruolo avevano? Erano anche loro frutto dell’immaginazione di Arisu & CO?
La recitazione… capisco che i giapponesi siano molto influenzati da manga e anime dove tutto è spinto all’ennesima potenza, ma l’interpretazione degli attori è a dir poco macchiettistica ed esagerata. Talmente portata al limite che si perde, anche nei momenti drammatici, la capacità di immedesimarsi e soffrire con i protagonisti (non una lacrima mi è scesa durante la visione, ho riso, invece, per i toni decisamente da commedia grottesca).

La nota positiva è come è stata impostata la storia tra Arisu e Usagi: delicata, dolce, romantica e devo dire che ho apprezzato moltissimo che non fosse la solita ovvia relazione tra i protagonisti.
Altra nota di merito è per il geniale Chishiya: un ex chirurgo che si ritrova a vincere ogni game con un’intelligenza fuori dal comune. Fortissimo su quelli di logica e nel gioco finale con il Re di Quadri mi ha lasciato basita per la sua capacità di studiare le persone e capire le loro mosse. Un personaggio, comunque, che poteva essere sfruttato di più e che, invece, se ne sta un po’ in sordina (speriamo in uno spin off solo su di lui!).
La morale della favola, quindi, è che mentre Alice in Wonderland impara dalla propria esperienza e diviene una brava bambina ubbidiente, in Alice in Bordeland Arisu e compagni dimenticano tutto e non apprendono niente… Bella storia, veramente!
Almeno, però, con la seconda stagione sembra chiudersi definitivamente la possibilità di un sequel: certo, la porta rimane aperta grazie all’inquadratura finale sui jolly (che non erano stati mai menzionati prima) ma da quel che ho capito non è in cantiere una terza e io dico meno male, così la smettiamo con il surreale che oltretutto sa di già visto.
Molti paragonano questa serie tv a “Squid game” ma io devo dire che ho preferito di gran lunga quella coreana: più ancorata alla realtà, con una sottotrama poliziesca, i protagonisti che imparano qualcosa dalle loro terribili vicissitudini e maturano come persone… neanche da mettere, a mio avviso!
In Alice in borderland abbiamo, invece, esseri umani che tirano pugni in faccia alle tigri, persone che escono indenni da un’esplosione tremenda, protagonisti ancora vivi dopo mille pugnalate oppure dieci colpi di pistola alla testa… tutto questo è grottesco e per me è un NO colossale!
Ok, amo il realismo e forse è un mio problema, ma quanto si può prendere in giro il pubblico?
E voi cosa ne pensate, vi è piaciuto il finale di stagione di Alice in Borderland?


Tra il libro e il film ho sempre preferito il libro, per questo cerco sempre di guardare serie tv con sceneggiatura originale. Più son truci e meglio è, perché l'unico modo per combattere il Male è attraverso la sua conoscenza. Se mi cercate, non mi troverete mai al cinema nelle sale dei film strappalacrime. Molto meglio gli horror e tanti, tanti pop corn!