Queen Charlotte, disponibile sulla piattaforma streaming Netflix, è il prequel che non sapevamo di volere.
Nelle stagioni di Bridgerton, ci siamo appassionati alle vicende di Dafne e Simon, Anthony e Kate, ma sullo sfondo c’era sempre lei: la regina Carlotta.
Carismatica ed estrosa, l’abbiamo vista destreggiarsi tra gli intrighi di corte con grande maestria e astuzia, sempre circondata dalle sue dame di compagnia, gli adorabili volpini e l’immancabile e fedele Brimsley. Non so voi, ma io l’ho adorata dal primo istante e avevo molte aspettative su questo spin-off.
La serie alterna due linee temporali: quella del presente che conosciamo bene con una Carlotta (Golda Rosheuvel) matura, determinata, spesso inflessibile alle prese con i suoi figli scapoli incalliti e la ricerca di un erede al trono, e quella del passato che vede la giovane e impulsiva regnante lottare per ciò che desidera.
Lottie (India Amarteifio), appena diciasettenne, viene condotta a palazzo per sposare il giovane re Giorgio (Corey Mylchreest), con lei suo fratello Adolfo. L’unione è cortesia di un progetto della principessa Augusta (Michelle Fairley), chiamato “Il grande esperimento” in cui vengono concessi privilegi a sudditi di etnia diversa a partire da quella che sarà la futura regina di Inghilterra. Un tentativo, questo, di dare risposta alle critiche ricevute in Bridgerton sulla presenza di persone di colore e spiegarne l’origine.
Diversamente dai suoi predecessori, Queen Charlotte non si focalizza solo sull’amore e sui fraintendimenti tra i due amanti, ma affronta temi diversi, uno tra tutti è la malattia mentale. Se da un lato vediamo la regina capire e gestire con coraggio il segreto del re, dall’altro troviamo un giovane Giorgio combattere questa sua condizione. Non viene mai descritto come un mostro né uno sciocco, solo come un uomo tormentato ma meritevole d’amore. La Rhimes è stata bravissima in questo, ci regala uno squarcio autentico e struggente di un amore che sappiamo dall’inizio non avere un happy ending convenzionale.
Queen Charlotte esplora anche temi come il potere e le aspettative che da esso derivano, mescolandole al fattore razziale. Lady Danbury è l’esempio perfetto, si fa paladina della battaglia per ottenere uguaglianza nell’accesso alla nobiltà. Si libera delle etichette e lotta per ciò in cui crede. Ho amato la sua storia, dopo la regina Carlotta, Lady Danbury è uno dei personaggi più divertenti e complessi all’interno di Bridgerton. Meno si può dire di Lady Violet, che trovo sempre frivola e antipatica in ogni salsa.
Altro amore a prima vista e del tutto inaspettato, è quello per Brimsley e Reynolds che arrivano a pari merito con la storia di Carlotta e Giorgio.
È difficile trovare un difetto, Queen Charlotte è divertente e toccante, ci mostra come l’amore può diventare una fonte di coraggio per affrontare gli ostacoli sul proprio cammino. Amore non solo verso un’altra persona, ma anche verso sé stessi per raggiungere i proprio obbiettivi.
Per gli amanti del genere da vedere senza se e senza ma, a mio avviso supera di gran lunga la serie principale.
Avete presente quando inizia a piacervi un personaggio e dopo cinque minuti muore o quando alla fine di una serie che vi è piaciuta tanto ne annunciano la cancellazione? Ecco, quello è il mio mai una gioia personale. Ho un talento naturale nel trovare le brutture più indicibili da guardare e dopo averlo fatto mi consolo divorando patatine e horror.