L’unica premessa che mi sento in dovere di fare è che adoro Scott Lang e venero Paul Rudd, quindi questa cosa farà più male a me che a loro: Ant Man and the Wasp: Quantumania è un film totalmente privo di ispirazione.
Ant Man era coinvolgente, Ant Man and the Wasp piacevolmente vivace, ma questa patacca sul regno quantico non si può guardare. Un miscuglio infelice di idee riciclate che vanno da Dune a Star Wars per poi estrarre da un malconcio cilindro un cattivo privo di fascino, anzi due, e un protagonista completamente castrato. Perfino l’insistenza di voler inserire Wasp nel titolo, come se fosse lontanamente importante, non ha il minimo senso.
Il nostro Scott ora è un uomo appagato, di successo, apprezzato dalle persone. È un Avenger santo cielo! Sembra andare tutto benissimo, fino a quando la figlia quasi adulta Cassie non si mette a fare esperimenti con il nonno acquisito Michael Douglas; e cosa potrebbe mai andare storto?
Janet, Michelle Pfeiffer, cerca di bloccarli, terrorizzata all’idea che si apra un varco sul mondo quantico, ma interviene troppo tardi. Per noi spettatori invece è troppo presto, perché il film era molto più godibile sulla terra e ci siamo trovati catapultati a CGIlandia con le solite creature stranamente mortali, quelle buffe, gli umanoidi ninja e la classica leader che non si fida di nessuno. In tutto questo, la madre di Hope non ha mai raccontato a nessuno come fosse quel luogo, quindi sono tutti impreparati tranne lei.
Perfino Bill Murray non fa altro che mostrarsi pochi istanti per riscuotere il suo assegno, un paio di battute e nulla più.
Totalmente concentrati sulla resa estetica del regno e delle sue creature, la storia fluttua in attesa che qualcosa le dia importanza; nonostante Paul Rudd faccia del suo meglio e sia oggettivamente degno di adorazione, nulla riesce a sorprenderci. I coniugi Pym sono sottoutilizzati, ma il loro superpotere è che sono meravigliosi da guardare, Evangeline Lily potrebbe non esserci e nessuno ne noterebbe l’assenza, mentre Cassie sembra buttata là solo per dare debolezza a Scott. Kang il conquistatore è… inqualificabile. È un personaggio scritto male: è cattivo, è pazzo, è un genio, non ha personalità, non fa paura; sembra quasi non sappia nemmeno perché è lì; nonostante la sua storia venga spiegata in modo chiaro, non ha comunque senso come non ne ha la permanenza trentennale di Janet in quel luogo assurdo.
Per un po’ Ant-Man and the Wasp: Quantumania sembra essere la realizzazione delle possibilità di Scott Lang, poiché questo terzo film di questa serie abbraccia finalmente la stranezza, la folle tecnologia e i legami familiari che contraddistinguono marginalmente il personaggio nelle prime due pellicole, poi si perde in ciò che è realmente.
È la vera introduzione di Kang il Conquistatore di Jonathan Majors, un cattivo che viene impostato come il prossimo Thanos. Come abbiamo imparato da Loki, ci sono molti Kang nel mondo, e questo porterà sicuramente in futuro a molte opportunità per Majors di giocare con l’ampiezza, le minuzie e gli strati di questo/i personaggio/i.
Per quello che vale, come set-up per dove sta andando questo universo, Quantumania è un successo, poiché si concentra sul Conquistatore, ma non intendo dimenticare che questa non era la sua storia, avrebbe dovuto riguardare Scott, la sua famiglia e i suoi cari. C’era un mondo affascinante da esplorare, e Ant-Man si avvicina finalmente alla piena realizzazione del potenziale del suo personaggio, ma tutto, sfortunatamente, viene portato via da Kang. Quantumania è un inizio promettente, ma traballante per la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe, è solo un peccato che arrivi a spese del piccoletto.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.