Il genere medical drama tira, si sa, ci sono state serie indimenticabili come Grey’s Anatomy o ER che, oltre ad aver raggiunto record di longevità, sono diventate parte della vita di molti di noi e ahimè anche metro di giudizio rispetto ai nuovi prodotti.
Mentre con The Pitt la HBO sembrerebbe aver fatto centro, lo stesso non si può dire di Pulse, serie Netflix in dieci puntate, che appare confusionaria, mal scritta e assolutamente dimenticabile.
Eccovi il trailer:
Creata da Zoe Robyn, Pulse segue un gruppo di specializzandi in chirurgia e pronto soccorso al Maguire Hospital, un centro traumatologico di primo livello a Miami.
Ci troviamo subito nel bel mezzo di un’emergenza, con l’uragano Andy che si abbatte sulla città. Al centro della scena c’è la specializzanda del terzo anno, la dottoressa Danny Simms (Willa Fitzgerald), che diventa capo dopo aver sporto denuncia per molestie sessuali contro il leader degli specializzandi precedente, il dottor Xander Phillips (Colin Woodell). Sebbene Xander venga immediatamente sospeso in attesa di un’indagine, nessuno può tornare a casa e l’uragano li costringe a continuare a lavorare insieme per un ultimo turno.
La scelta di metterci davanti a un’emergenza, con un ritmo serrato di casi drammatici e di raccontarci i rapporti passati tra Danny e Xander attraverso dei flashback è disorientante.
Intanto non ci permette per un po’ di comprendere la natura dei personaggi, l’appartenenza alle loro discipline, il carattere, i rapporti e in questo modo è difficile affezionarsi a loro.
Inoltre la donna verso la quale il pubblico dovrebbe nutrire empatia è quasi fastidiosa (mi ha ricordato Joy di Dawson Creek) e per una buona parte degli episodi risulta assolutamente incomprensibile il motivo della sua denuncia, a mio avviso, portando persino le femministe più accese a parteggiare per Xander. Il tentativo è stato quello di creare un personaggio dark and twisty alla Meredith Grey, secondo me fallito perché non si è riusciti a darle la giusta dose di umanità e profondità che aveva la prima, inoltre i dilemmi morali che ha vissuto appaiono più frutto di problemi esistenziali personali che di reali motivazioni etiche.
Sebbene la seconda parte della serie sia più godibile della prima, il finale che svela meglio le dinamiche non soddisfa e risulta poco realistico.
A parte Xander, la primaria dottoressa Cruz ( Justina Mchado) , l’interna Chan e Camila Perez (Daniela Nieves), una studentessa di medicina al terzo anno ottimista e solare, sugli altri si rimane sulla superficie.
Per esempio Tom Cole (Jack Bannon), che aveva attirato la mia attenzione, alterna momenti in cui è francamente stupido a quelli in cui diventa profondo e responsabile oppure Elijah (Jessie T. Usher) non si capisce assolutamente se è un buon amico o no per Danny.
Anche il rapporto tra Danny e la sorella disabile non viene approfondito in maniera adeguata, lasciando l’amaro in bocca.
In conclusione se siete curiosi di guardare questa serie non aspettatevi granché perché, a parte qualche caso clinico interessante e l’aspetto di multiculturalita sottolineato dall’uso sia dell’inglese che dello spagnolo, troverete ben poco.


Gli storici sono la mia passione, mi piacerebbe catapultarmi durante la Reggenza tra balli e corteggiamenti. Amo gli amori contrastati e sono una sentimentale... mi commuovo pure per le pubblicità. L'altra mia passione è Grey's Anatomy che seguo dalla prima puntata anche se il mio personaggio preferito è morto nell'undicesima stagione... 😡