Players è arrivato su Netflix proprio il giorno di San Valentino per regalarci giusto per un tocco in più di romanticismo… o forse no.
Mi sono fiondata con molto entusiasmo nella visione di questo film perché adoro Gina Rodriguez (Jane the Virgin, Non sono ancora morta), quindi immaginate la cocente delusione che ho provato arrivata ai titoli di coda.
La protagonista è Mack (Gina Rodriguez), una giornalista sportiva che ha coltivato questa passione grazie al padre defunto. Le sue conoscenze su schemi e formazioni le ha traslate in campo amoroso, ovvero fin dai tempi del college, e con la complicità dei suoi migliori amici Adam, Brannagan e Acteur, ha ideato una serie di veri e propri stratagemmi per rimorchiare.
Ed è così che inizia Players, con loro quattro infilati in un bar a scegliere la migliore tecnica per attirare l’attenzione di una ragazza seduta al bancone.
Tutto quel blaterare e scartare i diversi metodi fa di per sé abbassare ciò che di romantico si dovrebbe vedere, capisco il senso di “giocatori”, ma fingere un incontro casuale toglie tutta la spontaneità. Se su questo si può sorvolare perché opinione prettamente personale, lo stesso non si può dire per ciò che viene dopo e che riesce a mandare all’aria la visione.
Per puro caso, Mack si reca in ufficio (cosa che non fa mai) e incontra il bel Nick (Tom Ellis) un corrispondente estero amico del suo boss. Decide quindi di ideare una strategia ad hoc per ottenere “un cassetto”, ovvero far invaghire la sua vittima abbastanza da arrivare al punto della relazione in cui una coppia lascia un cassetto per i vestiti dell’altro e posto per spazzolino da denti e spazzola in bagno. Quindi perché continuare la farsa a oltranza? Tra i due non c’è alchimia, tutto è piatto, insapore come l’orata tanto odiata dal saccente corrispondente estero.
Una piccola caduta di stile da parte di Tom, pensavo che dopo una serie come Lucifer avrebbe fatto qualcosa di altrettanto piacevole e invece… Speriamo solo che l’ingresso in Tell me lies sia migliore.
Tornando a noi, il finale è intuibile da metà film, cosa che smorza ancor di più il tutto. La trama, nonostante questa “novità” delle strategie da rimorchio, è di una banalità unica. Neanche l’epilogo riesce a dare il tanto agognato sospiro se non per l’arrivo dei titoli di coda.
Players è un enorme buco nell’acqua.
Avete presente quando inizia a piacervi un personaggio e dopo cinque minuti muore o quando alla fine di una serie che vi è piaciuta tanto ne annunciano la cancellazione? Ecco, quello è il mio mai una gioia personale. Ho un talento naturale nel trovare le brutture più indicibili da guardare e dopo averlo fatto mi consolo divorando patatine e horror.