Piccole Donne, romanzo scritto nel 1868 da Louisa May Alcott, ha avuto molti adattamenti cinematografici e televisivi, grazie all’enorme successo che questo ha avuto nel corso del tempo, portando alla luce tematiche importanti come la lotta delle donne per affermarsi in un mondo dominato da uomini, il razzismo, la schiavitù nonché il forte legame familiare tra sorelle.
Le trasposizioni che più ho amato sono due: quella diretta da Gillian Armstrong con Winona Ryder del 1994 e l’ultima uscita nel 2019 diretta da Greta Gerwig con protagonista Saoirse Ronan.
Il successo delle due pellicole è dovuto a un cast di livello abilmente diretto da due registe donne che hanno saputo cogliere in maniera diversa l’essenza e il cuore del romanzo Piccole Donne.
Se desiderate fare un rewatch entrambe le pellicole si trovano su Netflix.
Piccole Donne di Gillian Armstrong – 1994
Ammetto che questo adattamento mi è molto caro, la Armstrong ci ha raccontato la storia delle sorelle March attraverso la voce narrante di Jo (Winona Ryder) ribelle, anticonformista e desiderosa di diventare una scrittrice.
Il suo opposto è la più piccola delle sorelle, Amy, interpretata da due attrici diverse (Kirsten Dunst prima e Samantha Mathis poi) per mostrarci il passaggio dall’infanzia all’età adulta.
La giovane March è frivola, altezzosa, capricciosa e ama l’arte. Un personaggio non particolarmente amato e che in questa versione risulta piuttosto fastidioso.
Meg e Beth restano più in ombra rispetto alle altre due.
Questa versione di Piccole Donne pur parlando della schiavitù di cui Meg accenna con le amiche mentre si prepara per il ballo, tuttavia si concentra molto sul rapporto fra sorelle, i conflitti tra Jo e Amy e il forte legame tra Jo e Beth.
La versione della Armstrong, inoltre, resta ancorata agli ideali di amore romantico: Jo rifiuta la proposta di matrimonio dell’amico Laurie adducendo la motivazione dell’incompatibilità caratteriale invece, la Gerwig pone come causa del rifiuto il fatto che la ragazza non vuole sposarsi perché vede il matrimonio come un “ostacolo”, un “freno” alla sua libertà.
Gillian Armstrong ci ha regalato un film caloroso dove l’amore tra sorelle è il centro di tutto, sarà dopo la morte della dolce Beth che Jo scriverà il suo romanzo, è proprio la presenza di questi buoni sentimenti che mi hanno fatto amare questo film.
Piccole Donne di Greta Gerwig – 2019
Piccole Donne di Greta Gerwig presenta una narrazione che alterna l’età adulta con il periodo dell’infanzia delle protagoniste attraverso l’uso di flashback. Una narrazione decisamente dinamica e frizzante che può risultare straniante a chi è legato ai precedenti adattamenti del romanzo.
Jo (Saoirse Ronan) resta sempre la protagonista e “voce narrante” della storia, tuttavia, è il personaggio di Amy interpretato da Florence Pugh che ci fa capire come le donne dell’epoca vivano in un mondo dominato dagli uomini.
Questa nuova Amy ci permette di empatizzare con lei, comprenderla e capire come poi Laurie (Timothée Chalamet) decida di sposarla dopo il rifiuto di Jo.
Nonostante venga narrato il legame tra sorelle che è uno dei punti centrali della storia ho notato una certa freddezza… sono rimasta particolarmente delusa dal rapporto tra Jo e Beth che qui viene particolarmente sacrificato per dare più spazio ad altre tematiche.
Il matrimonio di Meg, che nella versione della Armstrong era idilliaco quì presenta problemi e crepe risultando molto più realistico, la donna si sente spesso frustrata e infelice perché non può vivere la vita agiata che ha sempre desiderato.
La Gerwig pone molto l’accento sui desideri e sogni delle sorelle March: la scrittura per Jo, la recitazione per Meg, la musica per Beth e l’arte per la giovane Amy.
Persino la detestabile zia March (Meryl Streep) con il suo cinismo diventa una sorta di “mentore” per Jo ma soprattutto per Amy, mettendole in guardia su un mondo dove il matrimonio è puramente un fatto economico dove l’amore va represso.
Tratto da un dialogo tra Laurie e Amy:
“Io sono solo una donna. E, come donna, non ho modo di guadagnare soldi miei. Non abbastanza per vivere o per mantenere la famiglia. E, se anche avessi soldi miei, diventerebbero di mio marito non appena mi sposassi. E, se avessimo dei figli, sarebbero suoi, non miei. Sarebbero sua proprietà. Dunque, non stare lì a dirmi che il matrimonio non è una proposta economica. Non lo sarà per te, ma di sicuro lo è per me.”
Piccole Donne del 2019 riesce a far coincidere Jo con Louisa May Alcott mescolando la fantasia del libro con la realtà della scrittrice.
Sarà solo dopo la pubblicazione del suo romanzo che Jo sposerà il professor Bhaer che qui è più giovane e carismatico rispetto a quello del romanzo dove risultava più come una figura paterna.
Se il mio cuore ama la versione del 1994 la mia ragione mi fa preferire quella del 2019.
Voi quale amate di più?
Avete presente il mondo gotico di Penny Dreadful? Preparatevi perché non avete visto niente. Lasciatevi trascinare dal mio elegante cinismo…ne vale la pena. Se da piccola desideravo ricevere il bacio del vero amore come le principesse, con gli anni il crime si impossessa di me e capisco che dare la caccia ai cattivi è più divertente del vissero felici e contenti. Nonostante ciò, resto sempre una romanticona, infatti amo i period-drama. Da sempre ho evitato le soap spagnole ma alle Dizi turche non sono riuscita a resistere