Per Elisa – Il caso Claps è una miniserie televisiva italiana in sei episodi, diretta dal regista Marco Pontecorvo, che narra le vicende sulla scomparsa di Elisa Claps nel 1993. È stata trasmessa in prima serata su Rai 1 nell’autunno nel 2023 ed è basata sul saggio “Sangue sull’altare” di Tobias Jones. Anche la famiglia Claps, però, ha partecipato alla realizzazione dello sceneggiato offrendo la sua collaborazione.
Dal 25 luglio 2024, è presente anche su Netflix e io, infatti, l’ho vista per questo, poiché solitamente snobbo i prodotti della tv generalista.
La storia è nota: Elisa Claps venne uccisa dal conoscente problematico Danilo Restivo nel 1993 che la attirò con una scusa nella Chiesa della Santissima Trinità. Il suo cadavere rimase per 17 anni nel sottotetto: i resti, infatti, vennero scoperti solo nel 2010 da alcuni operai che stavano svolgendo dei lavori. L’uomo, nel frattempo, è emigrato nel Regno Unito e anche lì ha assassinato una donna, la sua vicina di casa.
Nonostante la famiglia di Elisa fosse stata sempre convinta della colpevolezza di Restivo, il padre di lui, un uomo influente a Potenza, la polizia e la procura fecero di tutto per insabbiare il caso, evitando di indagare o svolgendo controlli che definire superficiali è un eufemismo.
Ma parliamo della serie: la figura centrale è Gildo Claps (interpretato da un notevole Gianmarco Saurino), fratello della vittima, che lotta con le unghie e con i denti per far emergere la verità. Un personaggio buono ma denso di chiaroscuri, luci e ombre che lo rendono vero e umano.
Un altro protagonista importante è Restivo (il bravissimo Giulio Della Monica): l’attore è riuscito a rendere l’anima disturbata di questo ragazzo, la sua debolezza con i forti, l’indole psicopatica e problematica, il rapporto ostile con il padre e ha davvero costruito un personaggio caratteristico che io, sinceramente, ho trovato molto vicino all’impressione che scatena in noi il vero Danilo.
“Per Elisa” è semplicemente la storia di una famiglia distrutta, di una ragazza che sognava di fare il medico in Africa e aveva tanti desideri, tutti terminati all’età di sedici anni, ma è anche la vicenda di una città che ha nascosto, depistato, ha provato fastidio per la vicenda dolorosa successa a qualcun altro e, per questo, non importante a sufficienza.
La mancanza di empatia e di sostegno della società potentina mi ha, da sempre, lasciata basita ma, in realtà, come viene detto alla fine del film, mentre scorrono le immagini dolorosissime del vero Gildo Claps che porta fiori sulla tomba della sorella, tutta la verità non è ancora emersa, soprattutto quella che riguarda coloro che hanno cercato di distogliere le attenzioni dalla Chiesa e dal vero omicida di Elisa.
Una serie molto drammatica ma che non fa pornografia del dolore: si piange, certo, eppure non c’è intento di trascinare i telespettatori nella sofferenza fine a se stessa.
La partecipazione della famiglia Claps, poi, è una garanzia di verità e misura e io ho apprezzato molto il fatto di assistere a uno sceneggiato che avesse con sé elementi di realismo e, magari, piccoli dettagli nuovi che, pur conoscendo bene i fatti, non avevo mai saputo.
La scena finale, come già detto, con i fotogrammi che scorrono lenti di Gildo al cimitero mi hanno fatto scattare il pianto: ho pensato a quest’uomo che ha cercato una verità per 17 anni, forse ancora sperando di ritrovare la sorella e, invece, ha solo avuto la possibilità di sfogare il suo dolore in un funerale e in un ergastolo che non dà nessun sollievo.
Gildo ha saputo sopravvivere ma, ovviamente, da quel lontano 1993, non ha più conosciuto gioia e spensieratezza. Questo genere di tortura viene raccontata benissimo in “Per Elisa”, per questo ve ne consiglio la visione.
Tra il libro e il film ho sempre preferito il libro, per questo cerco sempre di guardare serie tv con sceneggiatura originale. Più son truci e meglio è, perché l'unico modo per combattere il Male è attraverso la sua conoscenza. Se mi cercate, non mi troverete mai al cinema nelle sale dei film strappalacrime. Molto meglio gli horror e tanti, tanti pop corn!