Non sono ancora morta è disponibile da inizio luglio con dieci nuovi episodi e continua a raccontarci le tragicomiche avventure di Nell.
La prima stagione mi era piaciuta molto, era leggera, stramba, forse con troppi cliché stra-abusati ma è stata una ventata d’aria fresca. Queste nuove puntate però, a parte un paio di momenti davvero importanti, non aggiungono niente di nuovo.
L’autoironica giornalista, relegata a elaborare necrologi, continua a vedere i fantasmi delle persone di cui dovrà scrivere, ma avranno molto meno spazio rispetto all’inizio. Questo per concentrarsi sui personaggi che circondano Nell, in particolare Lexi e Edward che, dopo un finale di stagione a suon di insulti, diventano amici di letto. I due manterranno il segreto a spese dell’ignara coinquilina, finché dopo una serie di indizi lasciati qui e là si troverà tra l’incudine e il martello. Eppure non sarebbe tanto male farsi per una volta i fatti propri… ma ehi, stiamo parlando sempre di Nell Serrano, la regina degli impiccioni.
Quando ho iniziato a scrivere necrologi, pensavo che il mio lavoro fosse riportare i fatti, ma come ci insegnano le belle storie, ho scoperto che tutto è basato sulle persone, sulle relazioni, sulle sfide che hanno affrontato, su come hanno colto le occasioni, su come sono diventati qualcuno o qualcosa che neanche sognavano.
Con ogni necrologio non imparo solo cose sulle vite delle altre persone, imparo anche qualcosa sulla mia.
Questo lavoro, che una volta sembrava un peso, è diventato così significativo, perché lo farei persino gratis.
Il viaggio di Nell è in continua evoluzione, ancora alla ricerca di se stessa e con non meno difetti da smussare rispetto all’inizio, ma scoprirà che è abbastanza, abbastanza brava nel suo lavoro, abbastanza coraggiosa e anche che non deve per forza piacere agli altri sacrificando le parti che la rendono unica.
Questa seconda stagione di Non sono ancora morta è un po’ più mogia, ho apprezzato molto il rapporto che instaura con Lexi e il modo in cui gestisce il momento più difficile della vita del suo capo. Qualche punto di merito va anche a quel megalomane, narcisista e maschilista di Duncan, che ci regala una parte inedita di sé.
Avete presente quando inizia a piacervi un personaggio e dopo cinque minuti muore o quando alla fine di una serie che vi è piaciuta tanto ne annunciano la cancellazione? Ecco, quello è il mio mai una gioia personale. Ho un talento naturale nel trovare le brutture più indicibili da guardare e dopo averlo fatto mi consolo divorando patatine e horror.