In un mondo di sequel, prequel, reboot e tutto il cucuzzaro, approda sulla piattaforma Netflix un nuovo film che ha come protagonista Leatherface, per noi italiani Faccia di Cuoio.
La pellicola in questione omaggia il classico diretto da Tobe Hooper: Texas Chainsaw Massacre, conosciuto con il titolo Non Aprite quella Porta.
Il film inizia in una squallida stazione di servizio dove la protagonista vede un video su una mattanza avvenuta nell’estate del 1973: nella città di Austin in Texas, cinque ragazzi furono massacrati da uno squilibrato, solo una di loro riuscì a sopravvivere (la donna che si era salvata nel film di Hooper e che ora a distanza di anni medita vendetta). L’identità dell’assassino, con il volto coperto da una maschera di pelle umana, è un mistero.
La giovane domanda al simpatico proprietario: “Che fine ha fatto l’assassino”? Risposta: “Lui indossava una maschera, non è facile localizzare qualcuno se non sai che aspetto ha.”
Per tutti gli assassini: se non volete essere beccati indossate una maschera. Chi ha scritto i dialoghi o è un genio incompreso oppure un babbeo.
La ragazza è diretta alla città “fantasma” di Harlow insieme alla sorella, all’amico Dante e alla fidanzata di quest’ultimo.
Questi quattro ricchi viaggiano su un’auto elettrica e senza un senso logico si sono fermati in una stazione di servizio, un cliché riuscito male.

All’improvviso comparirà un vero uomo texano con tanto di pistola alla cintura e sputo a terra, perché si sa che gli americani del profondo Sud sono dei buzzurri. Ovviamente non viaggia con un’auto elettrica.
Forrest Gump diceva: “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai cosa ti capita”, infatti i quattro viaggiatori lo ritroveranno nella fatiscente Harlow. Le coincidenze!
L’uomo, come me, si domanda cosa ci facciano in un posto del genere questi fighetti, risposta della tipa bionda: “Siamo degli idealisti e vogliamo costruire un mondo migliore senza paure e violenza”.
Complimenti, avete scelto il luogo giusto.
L’idea di fondo è quella di aprire ristoranti vegani, negozi di fumetti e portare una sorta di civiltà in questo posto sperduto e ancorato al passato. Chiara Ferragni è riuscita a fare soldi con più facilità.

Dopo circa quarant’anni dagli omicidi perpetrati da un giovane Leatherface, i ragazzi si trovano a casa sua. Lo hanno cercato invano e questi senza saperlo bussano alla sua porta. La vita è davvero una scatola di cioccolatini!
Alla veneranda età di sessant’anni, l’uomo grosso come una montagna dovrà imbracciare la sua fidata motosega e ammazzare tutti come da copione.
Scena Epica che “salva” il sequel Non Aprite Quella Porta.

Ai quattro giovani si uniranno altri influencer idealisti, arrivati per vedere il luogo dove aprire i loro negozi vegani.
Dal caldo torrido si passerà a una notte tempestosa dove tutti loro faranno festa in un autobus. Gli imbecilli, quando vedono entrare Leatherface con il suo grembiule sporco di sangue, la motosega e la maschera di pelle umana prendono il cellulare e iniziano a fare video.

Lo scemo del gruppo intima al nostro simpatico omicida: “Prova a fare qualcosa e sei espulso!” Non ho idea del significato delle sue parole ma ho contato fino a tre e…ucciso come tutti gli altri che iniziano a gridare ma tengono ancora in mano il telefono senza motivo.
Dopo una serie di morti sanguinolente, budella, sangue sparso ovunque, si arriva al finale con il classico effetto shock (mica tanto) da film horror tipico di Non Aprite Quella Porta.
Tutti questi omicidi ripetitivi e noiosi terminano in un’ora e mezza, dove il vecchietto Leatherface non uccide hyppie come in passato ma influencer che fanno poco per salvarsi perché devono filmare l’evento per ottenere visualizzazioni.
Vi consiglio di vedere Non Aprite quella Porta di Tobe Hooper perché questo sequel non è assolutamente degno dell’originale. Ma se volete farvi due risate è perfetto, ahimè gli horror di un tempo sono un lontano ricordo.


Avete presente il mondo gotico di Penny Dreadful? Preparatevi perché non avete visto niente. Lasciatevi trascinare dal mio elegante cinismo…ne vale la pena. Se da piccola desideravo ricevere il bacio del vero amore come le principesse, con gli anni il crime si impossessa di me e capisco che dare la caccia ai cattivi è più divertente del vissero felici e contenti. Nonostante ciò, resto sempre una romanticona, infatti amo i period-drama. Da sempre ho evitato le soap spagnole ma alle Dizi turche non sono riuscita a resistere