Ni una más è una miniserie Netflix disponibile sulla piattaforma dal 31 maggio e ci racconta come si combatte la violenza in ogni sua forma. È tratta dal romanzo di Miguel Sáez Carral che ne è anche sceneggiatore.
Il fulcro della storia è l’abuso, in questo caso fisico, e come si dovrebbe rispondere a tale ingiustizia, un insegnamento a tutte le donne, una denuncia a piene mani contro il patriarcato.
Lo ammetto, mi è piaciuto molto, per una volta il politicamente corretto si è preso un bel calcio in culo con buona pace dei finti ben pensanti.
È considerato un teen drama, ma forse è una lezione per un pubblico un filo più adulto.
La trama è semplice, parla dell’amicizia di tre ragazze, Alma (Nicole Wallace, già vista in È colpa mia?), Greta (Clara Galle) e Nata (Aïcha Villaverde). Tutte diciasettenni alle prese con l’ultimo anno delle superiori. Ognuna con un background poco felice alle spalle, ma che non impedisce loro di essere delle normali adolescenti.
Ci viene mostrato uno spaccato di quella vita che tutti abbiamo vissuto, questa volta senza filtri, nessuna edulcorazione, ragazzi che fumano, bevono, usano droghe e sì, fanno sesso, consenziente o meno.
Si discute con una naturalezza disarmante di orientamenti misti che non sconvolgono nessuno, di adolescenti stupidi che utilizzano il testosterone per dimostrare a se stessi e al branco che chi ce l’ha più grosso è il più figo.
Ci fa vedere quanto i social siano in realtà un’arma a doppio taglio, inclusivi da un lato, letali dall’altro, una foto compromettente e sei letteralmente fottuto.
Alma potrebbe sembrare la protagonista indiscussa ma in realtà è una serie corale. La ragazza di famiglia non ricchissima ma abbastanza agiata sembra avere una vita perfetta, se non fosse per un padre all’apparenza (solo quella) violento, vero è che la giovincella si caccia perennemente nei guai.
Greta invece, dichiaratamente gay, prova ininterrottamente a conquistare l’amica del cuore, ma con scarsi risultati tranne per baci saffici a profusione che però non sfociano in altro, in realtà sono dolci, si vede che il sentimento predominante è solo l’amicizia, assoluta e totale. In più non ha propriamente una vita facile, a causa della recessione i suoi genitori non lavorano più e per sopravvivere e non perdere la casa hanno allestito una piccola piantagione di erba in cantina. David, il figlio maggiore, la spaccia per locali, rompendo non poco le scatole agli altri trafficanti della zona.
Infine Nata, la più ricca delle tre, viene costantemente soffocata dalle ambizioni di una madre incapace di provare reali sentimenti, il che la spinge tra le braccia dell’imbeci… bellone della scuola (Gabriel Guevara, anche lui già conosciuto in È colpa mia?) che non solo è idiota, è seriamente problematico tanto da trascinare la ragazza, oltre che in stupidi litigi, anche in situazioni a dir poco compromettenti, non che lei sia propriamente una santa.
Una sera Greta e Alma decidono di andare a una festa il cui organizzatore è David, Alma infatti ha una cotta per lui. Le cose però vanno incredibilmente male, non solo il pusher la rifiuta, ma finisce strafatta e ubriaca a letto con quello che una volta era un suo caro amico. In realtà non c’è nessuna violenza, tutto è consenziente, ma… lei lo vive come un abuso, il suo essere in stato di alterazione avrebbe dovuto fermare il ragazzo dall’approfittarsi di lei. Da qui parte l’escalation di una presa di coscienza che raggiunge vette altissime.
In tutto ciò spunta una vecchia amica di infanzia, Berta, appare subito chiaro che non sia proprio equilibratissima, fino a quando non si scopre che ha sofferto di disturbi psichiatrici in giovane età e che ha tentato varie volte il suicidio a causa, a suo dire, dall’essere stata ripetutamente stuprata da un professore della scuola.
Ok mi sto perdendo in chiacchiere, arriviamo al clou della storia. Alma, una volta scoperto il passato di Berta, decide che non si può tacere, che bisogna lottare e smascherare questo predatore sessuale, se in un primo momento l’amica non sembra essere d’accordo piano piano si convince, soprattutto dopo che Alma apre un profilo Instagram fake: @Iam_colemanmiller (due cognomi di ragazze realmente vissute che hanno subito violenza) per raccogliere testimonianze e parlare di un tema tanto scottante e attuale quanto ancora troppo taciuto.
Tutto degenera quando Berta compie un gesto estremo e venendo a mancare la sua parola le convinzioni su quanto accaduto sembrano crollare come un castello di carte, ma… qualcosa accade e tutto si rimette in moto. Una ragazzina, una nuova vittima e non c’è modo di fermare la nostra paladina della giustizia, fino ad arrivare all’epilogo soffertissimo, coraggioso e bellissimo.
In tutto questo l’amicizia tra Greta e Alma è una boccata d’aria fresca, lo stesso non si può dire di Nata che per il ragazzo che dice di amare tradisce il sentimento che la unisce alle altre, ma alla fine anche lei si riscatterà.
Ni una más è un racconto di denuncia sociale che riesce a farti provare emozioni contrastanti, orgoglio per la forza d’animo di una ragazza sola contro il mondo a lottare per quella che dovrebbe essere la normalità. Rabbia, perché anche non volendo, essendo ormai parte della sfera dei grandi si riesce a comprendere le motivazioni che portano i così detti “saggi e maturi” a porre in essere certi atteggiamenti. Paura, per una realtà che vede ragazzini non ancora cresciuti che giocano a fare gli adulti con tanta leggerezza e volgarità e con un linguaggio tanto colorito, ma di uso così quotidiano che pur realizzando che è terribile resta comunque qualcosa di scontato.
Ni una más ci mostra il mondo in cui vivono i ragazzi di oggi, un calderone di emozioni, azioni e reazioni che spaventa per quanto appare “normale”.
Come ho detto il finale è bellissimo, non troppo banale né sdolcinato perché sì, la vittoria è netta ma a che costo è stata raggiunta?
È sicuramente una miniserie che offre mille spunti di riflessione e se i protagonisti sono i ragazzi ed è bellissimo vedere la loro evoluzione, lascia interdetto invece il modo in cui si muovono gli adulti, l’inerzia con cui evitano di affrontare i problemi, ma davvero siamo così? Quando abbiamo dimenticato di lottare per le cause giuste? Quando abbiamo deciso di voltarci dall’altra parte perché è più facile?
Giusto per farvi un idea qui il trailer di Ni una más.
Qui si parla di stupro, ma potrebbe essere applicato a qualsiasi cosa e proprio per il momento storico che stiamo vivendo mi disturba moltissimo notare che con ogni probabilità io sarei dalla parte sbagliata della storia e purtroppo non sono l’unica, e di nuovo una domanda, è solo una questione di età o davvero crescendo ci ritroviamo a pensare solo agli interessi del singolo a scapito dei più deboli?
Vi lascio con questi interrogativi e vi consiglio assolutamente la visione di questa serie, Ni una más, che merita tantissimo, qualche sbavatura c’è e si vede, ma… dettagli.
Che dire di me? Amo più le serie TV dei film, perché? I film durano pochi minuti, i telefilm ti danno la possibilità di conoscere i personaggi fino a considerarli amici. Sono impacciata, sfigata e decisamente il mio angelo custode è partito per Bora Bora e lì è rimasto. Mi piacciono quasi tutti i generi, ultimamente ho scoperto che la Turchia è la terra dei sogni, ma... il primo amore restano gli States. Comunque, nel dubbio, il mio gatto da ottimi consigli su cosa guardare oppure no, animale saggio!