In questi giorni si celebra festa della mamma, quindi perché non celebrarla con un film che rispecchia totalmente ciò che farebbe qualsiasi Mother in caso di pericolo? Intendo uccidere la gente. Quello.
Con una protagonista come Jennifer Lopez è ovvio che i cattivi siano in cerca di vendetta a distanza di più di un decennio dallo sgarro subito, ma così mi sembra un po’ eccessivo… sto andando troppo veloce? Perché il film era così lento che adesso mi sento molta pressione addosso e sto ponderando se valga la pena iniziare a comprare i regali di Natale, così, per risparmiare tempo.
Jlo è una tizia mitica super forte addestrata dalle forze speciali e dai Super Sayan presso le Dodici Case dello zodiaco di Saint Seya, le basta un’occhiata per ucciderti malamente e la conosciamo nel momento peggiore della sua vita. Visibilmente incinta, cerca di ottenere un accordo con l’FBI promettendo la consegna di due trafficanti che, col senno di poi, sono pericolosi come Cip e Ciop, ma ancora non lo sapevamo. Va tutto a scatafascio e la ritroviamo in ospedale mentre dà alla luce una bambina che come tutti i ragazzini cinematografici sarà in futuro una rompicoglioni; gli agenti federali, in barba ai più basilari diritti umani e di decenza la obbligano a dare la creatura in adozione in cambio della libertà, il che non ha il minimo senso, ma la donna strappa la promessa a uno di loro di tenerla informata sulla figlia. Lei si trasferisce in Alaska e trova una lupa grigia in grado di partorire Shiba Inu fulvi (questa è una lamentela da cinofili, potete ignorarla o documentarvi).
Dodici anni dopo, The Mother viene attivata perché Zoe viene rapita.
Jennifer Lopez vola a Cuba inanellando una serie di prove inoppugnabili al fatto che guida davvero di merda; durante un inseguimento falcia tante di quelle bancarelle che sembra vengano rimontate in un drammatico loop ambulante, poi manda per aria anche un matrimonio e un funerale. Muore gente, Zoe viene salvata, persa, ritrovata, smarrita nuovamente.
Zoe è l’ultimo elastico per i capelli, la chiave di tua nonna che usi tre volte l’anno: non sai mai dove cazzo è finita.
Non mi soffermo oltre sulla trama, altrimenti vi rovino la sorpresa. La storia è piacevolmente stupida, i cadaveri vengono disseminati con tranquillità e nessun agente federale, poliziotto o netturbino reputa opportuno intervenire.
Fortunatamente, il film non si prende mai troppo sul serio e non finge mai di essere qualcosa di più di quello che è: una vetrina per Jennifer Lopez in un thriller d’azione. Lei porta egregiamente sullo schermo un personaggio che le si addice, dando una performance all’altezza del suo nome e tenendo sulle spalle una sceneggiatura che sembra riscritta mille volte da un’esordiente ChatGP.
JLo fa un ottimo lavoro nel personificare The Mother e darle abbastanza sfumature affinché il pubblico sia incuriosito da ogni sua mossa. È assolutamente magnetica da guardare, gestisce la coreografia del combattimento come la ballerina che è, ma è irritante vederla interpretare questa guerriera con un trucco glam e l’illuminazione perfetta per un servizio fotografico.
Il poster del film che la mostra armata e aerografata con un cappello di pelliccia alla moda e pitture di guerra iconiche riassume la falsità del concept.
Il film è buono, ma non riesce mai a essere eccezionale e compie molti passi falsi che lo trascinano in una fascia medio bassa che lascia gli spettatori leggermente delusi. Non viene fatto alcuno sforzo per dare tridimensionalità alle due protagoniste e questo impedisce alla storia di andare a segno.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.