Il vampiro Marvel che non è Blade, il dottore che non è Strange, Jared Leto che non è Joker: Morbius poteva essere qualcosa di bello e nuovo, di nicchia, eppure sembra non farcela.
La sceneggiatura prende badilate di cose già viste e le scaraventa sullo schermo, dando vita a un prodotto privo di sorprese, che sembra voler coprire le sue palesi mancanze con effetti visivi al limite dell’assurdo.

La storia ha inizio in Grecia, in un ospedale pediatrico: qui il giovane Michael Morbius conosce Milo. I due bambini condividono il peso della medesima malattia, una forma degenerativa del sangue, e stringono un legame fraterno.
Venticinque anni dopo, Michael è un medico ricercatore e Milo il suo finanziatore. Le teorie del dottor Morbius lo portano in Sud America, sulle tracce del pipistrello vampiro che avrà un impatto decisivo sulla sua ricerca.
Inutile dire che la prima dose del siero la sperimenta su se stesso, dopodiché va tutto a scatafascio.
È a metà film che viene rivelato chi sarà la sua nemesi, la creatura che lo costringerà a combattere, ma la sua identità è talmente scontata fin dai primi minuti che non c’è alcuna sorpresa.
Morbius sarebbe un antieroe, un “cattivo” preso direttamente dai comics di Spiderman, eppure qui non c’è nulla di malvagio; non si spertica a salvare la gente, è solo un uomo già messo alla prova dalla vita che cerca in ogni modo di risolvere un problema che ha causato.

Inizialmente i movimenti e il cambiamento fisico del personaggio sembrano ben fatti, ci vuole poco perché la strana cortina fumogena che lo avvolge e che riesce a sparare in lontananza (lo so, pipistrelli, radar e cose) diventi un principio di cataratta. I continui riferimenti ai vampiri classici, come il paletto nel cuore o l’acqua santa sono ridondanti e diventano ancora più fastidiosi quando lo vediamo nel combattimento finale vestito esattamente da vampiro cliché: abito nero con fodera viola. Siete seri? Sarà anche fedele al fumetto, ma penso che il costumista si sarebbe potuto prendere qualche libertà in più.Parlando di scontri, anche su questo fronte è una bella delusione. Pur ringraziando il cattivo, che ha scelto di vestirsi con abiti chiari, è tutto un turbinio di cose che si sfracellano, strane nebbioline, luce accecante e credo di aver visto da qualche parte anche qualche spada laser. Punto più alto del cringe è Morbius che ogni tanto va a rallentatore, principalmente quando ha la faccia da pipistrello e si fa malissimo: Gnuooooooooah è la sua battuta standard rallentata mentre cade.

Dispiace dirlo, perché il film non era partito malaccio, ma c’è davvero troppo Jared Leto. Troppi contorcimenti, troppi monologhi, troppo eccesso per dare spazio a un attore che sarà anche bravo, ma sembra si senta insicuro quando non esagera, come se gli morisse il cane se non strabuzza gli occhi.
Ci sono scene che vorrebbero far ridere, riferimenti a Spiderman e Venom, tanta roba che si rompe e poliziotti parecchio rincoglioniti.
Solo le due scene extra finali sembrano voler dare una continuità con l’universo Marvel (lato Sony) e no, dopo i titoli di coda non c’è nulla, quindi non serve restare seduti ad aspettare il logo del Quebec.
Morbius è così, un filmetto a sé stante, con un personaggio gestito male, che nulla aggiunge e nulla toglie al resto della combriccola di eroi.

Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.