Sì, lo so, arrivo con colpevole ritardo, quando forse l’hype sarà già sceso ma non voglio scrivere una recensione leziosa su trama e colpi di scena magistrali per “Monsters”. Vorrei, invece, sondare assieme a voi lettori quanto può essere banale il male e quanto, quest’ultimo, può colpirci in pieno viso mentre siamo comodamente seduti nella nostra poltroncina a divorare snack ipercalorici.
Un po’ di trama, però, dovete concedermela, giusto per mettere a fuoco i personaggi di questa epopea made in USA… Iniziamo!
Un po’ di trama…
Lyle ed Erik Menendez sono i due rampolli di una famiglia bene americana: sfacciatamente ricchi, schifosamente viziati, classicamente belli e spregiudicati.
Il loro padre è partito a 16 anni da un paese straniero con addosso solo i suoi miseri stracci e ha costruito un impero, loro non sanno cosa sia lavorare o impegnarsi in qualcosa: perdigiorno come pochi altri, a scuola copiano, con gli amici vanno a rubare in casa di gente meno ricca di loro, come hobby scrivono sceneggiature dove immaginano di ammazzare i loro genitori.
E così accade: una sera, inforcati i fucili, freddano mammina e paparino mentre sono impegnati a guardare la tv e mangiare gelato.
Per un po’ fanno le vittime mentre i poliziotti indagano su presenti affari illeciti del padre José con la mafia ma, dopo essere stati scoperti a sperperare i milioni del conto in banca del suddetto defunto e anche a causa di incaute confessioni allo psicoterapeuta, vengono arrestati e processati.
Nasce così la leggenda delle nefandezze e degli abusi commessi da papy Menendez ma sarà la verità? Oppure i due fratelli sono solo due sociopatici spaventati dall’idea di essere diseredati prima del tempo? Ai posteri l’ardua (ma non troppo) sentenza…
Cosa può nascondere una famiglia perbene?
Partiamo dal presupposto che non si capisce con questa serie (quel geniaccio di Ryan Murphy ama prenderci per i fondelli…) cosa sia reale e cosa sia finzione ed è qui che sta il bello.
I fratelli, ergastolani ormai da 30 anni e passa, hanno sempre continuato a giurare e spergiurare sugli abusi e, fin qui, tutto bene ma, c’è un grande, enorme MA… Monsters sembra dirci che José e consorte fossero solo due genitori alle prese con due figli difficili e con un matrimonio traballante.
Eppure, fino al 5° episodio, noi continuiamo a credere che il padre (interpretato da un ETERNO Javier Bardem) fosse il demonio sceso in terra per violentare l’innocenza, la madre fosse una specie di Franzoni 2 – La vendetta pronta a sacrificare i pargoli e ad avvelenarli con il cibo, quindi, torna il mio sottotitolo: “Tutto a posto, ragazzi?”
Lasciamo, quindi, stare che, alla fine, non si capisca nulla e ognuno tenga per sé le proprie elucubrazioni. Parliamo, invece, di quanto possa essere BANALE il male (nascosto, in questo caso, sotto i ceffi di due ragazzi dell’America Perbenista e ultra Borghese) e di quanto, tutto questo, sia scioccante a una prima visione.
Se è vero che l’unica forma di vendetta è il perdono, i fratelli Menendez, anche nel caso abbiano subito abusi (parlo di sessuali, quelli psicologici mi sembrano indubbi), hanno dimostrato che, qualsiasi cosa ti accada nella vita, puoi passare dalla parte del torto in un millesimo di secondo anzi, nel tempo che intercorre tra pensare di agire e premere il grilletto del tuo fucile a pallettoni.
Per me è stata una visione altamente disturbante, molto più fastidiosa di Dahmer (il capitolo 1 della serie… divenuta antologica proprio per il successo della storia del serial killer più raccapricciante dell’America): Dahmer è stato una figura terribile, un vero mostro ma con un serial killer completamente pazzo non te la puoi prendere, non ci riesci, sai già che non sarai mai come lui ma qui abbiamo due ragazzi normalissimi, egregi figli del nostro tempo… Non siamo forse nell’epoca degli influencer, del dio denaro, del “mi indebito per comprarmi la borsa Gucci”? Non siamo forse noi stessi vittime di questo amore per i soldi, il successo, la fama? Riusciamo, quindi, a calarci nei panni di Erik e Lyle la prossima volta che penseremo che i nostri genitori non hanno fatto abbastanza per noi?
Siamo in grado, tranquillamente, a mio avviso, di dirci che uno di quei giovinastri belli e stupidi potremmo essere noi e questo, signori miei, è un MALE che fa molta più paura, un MALE molto più vicino, talmente vicino che possiamo respirarlo ogni giorno e percepirlo.
Questo genere di storie ha riguardato anche l’Italia, con l’affaire Pietro Maso che, a inizio anni ‘90, uccise i genitori (meditando di eliminare in seguito anche la sorella e il genero) per poter ereditare tutto e subito: i genitori di Maso erano solo contadini arricchiti e molto risparmiatori ma avevano fondato la loro educazione per il figlio sui medesimi standard di José Menendez, durezza, quindi, certo, ma anche “paghette”, “concessioni”, libertà di ogni tipo… In quel caso rientrava anche tutto un ragionamento su cosa significava vivere in quel periodo nelle retrograde campagne venete dove la cultura non era un valore e dove chi aveva i soldi era “arrivato” ma non siamo molto distanti dalla Beverly Hills del medesimo periodo e da una mentalità che permea tutti i paesi industrializzati.
Che dire, ragazzi? Fermiamoci un attimo quando guardiamo queste serie, non ingurgitiamo episodi per stare nell’hype, per avere più argomenti a lavoro, usiamo questi sceneggiati per studiare noi stessi e capire come viviamo la nostra vita e i nostri valori.
Per il resto, attendo con grande aspettativa la prossima stagione perchè la piega che sta prendendo Monsters sta diventando sempre più interessante e ricca di spunti di riflessione.
Tra il libro e il film ho sempre preferito il libro, per questo cerco sempre di guardare serie tv con sceneggiatura originale. Più son truci e meglio è, perché l'unico modo per combattere il Male è attraverso la sua conoscenza. Se mi cercate, non mi troverete mai al cinema nelle sale dei film strappalacrime. Molto meglio gli horror e tanti, tanti pop corn!