Modì, il film che esplora la vita del celebre pittore Amedeo Modigliani, è un’opera diretta da Johnny Depp, che torna dopo una lunga assenza dietro la cinepresa.
Modì si inserisce nel filone delle biografie artistiche e cerca di raccontare la tragica e affascinante storia di un uomo che ha lottato contro le convenzioni artistiche del suo tempo, ma anche contro i suoi demoni interiori. Depp, noto per il suo talento nel recitare ruoli complessi e sfaccettati, ha voluto misurarsi anche dietro la macchina da presa, dando vita a una pellicola che, purtroppo, non sempre riesce a fare giustizia a una figura tanto emblematica della storia dell’arte.
Il film si concentra principalmente sulle difficoltà che Modigliani dovette affrontare nella sua breve e turbolenta vita: la lotta per il riconoscimento artistico, la povertà, la dipendenza dall’alcol e dalla droga, ma anche il suo tormentato rapporto con la bellezza e l’amore.
Ci troviamo catapultati nella Parigi del 1916, per la prima volta vediamo l’arte scultorea di Amedeo costellata delle sue famose “teste”. Arte che poi abbandonò in favore della pittura per colpa della sua salute cagionevole. In questi anni, intratteneva una relazione con la giornalista Beatrix e gli eventi narrati riguardano le ultime settantadue ore prima della fine della loro storia.
Depp ha cercato di trasmettere la passione travolgente che ha contraddistinto Modigliani, ma l’interpretazione del nostro Riccardo Scamarcio non riesce a restituire appieno l’intensità emotiva e il carisma che il pittore possedeva. Il film, infatti, appare a tratti troppo introspettivo e disordinato, con un ritmo che tende a rallentare quando sarebbe stato necessario un maggiore slancio emotivo.
Modigliani non è solo un genio incompreso e un uomo tormentato dalla sua dipendenza e dalla solitudine, ma anche una persona capace di sfidare le convenzioni artistiche e di affrontare la realtà con un’incredibile forza creativa. Nel film di Depp, queste sfaccettature sono trattate in maniera superficiale e il plot ne risente parecchio. Non ci sono momenti di tensione, il conflitto interiore resta al centro della trama e rende piatta l’intera visione.
Ho amato il Modigliani del 2004 diretto da Mick Davis e interpretato da Andy Garcia. Pur essendo più modesto dal punto di vista tecnico, risulta più coinvolgente per la sua capacità di esplorare il lato umano di Modigliani. Contrariamente alla pellicola di Deep, in cui il cattivo della storia resta lo stesso Amedeo, qui l’antagonista è Picasso. Il difficile rapporto tra i due artisti contribuisce a creare dinamicità nella storia. Garcia, nel ruolo del pittore, riesce a trasmettere un’intensità che, in certi momenti, sembra mancare a Scamarcio. La sua interpretazione è più vibrante, e riesce a dare al pubblico una visione più profonda e sensibile della lotta interiore del pittore. Complice anche la scelta degli anni della vita di Dedo che vengono rappresentati. Infatti, il film del 2004 si chiude in maniera tragica visto che tratta gli ultimi giorni di vita dell’artista, al contrario il finale di Modì è aperto, quasi incompiuto. Un intermezzo di cui si poteva fare a meno.
Modì di Johnny Depp ha il merito di voler raccontare la storia di uno dei più grandi artisti del Novecento, ma che non sempre riesce a trasmettere la complessità e l’intensità del protagonista. Ho apprezzato, tuttavia, i riferimenti ai personaggi interpretati dal regista come la scenetta iniziale in cui Scamarcio salta da un tavolo all’altro con la stessa identica vivacità di Jack Sparrow.
Tuttavia, la narrazione fatica a coinvolgere veramente lo spettatore, e la figura di Modigliani risulta talvolta idealizzata e poco esplorata nelle sue sfaccettature più complesse. Chi cerca un ritratto più intimo e appassionato del pittore, potrebbe trovarlo più appagante nel film del 2004 con Andy Garcia.
Avete presente quando inizia a piacervi un personaggio e dopo cinque minuti muore o quando alla fine di una serie che vi è piaciuta tanto ne annunciano la cancellazione? Ecco, quello è il mio mai una gioia personale. Ho un talento naturale nel trovare le brutture più indicibili da guardare e dopo averlo fatto mi consolo divorando patatine e horror.