Ma davvero stiamo parlando per la prima volta di una serie del 2023? Ah sì, perché la Rai ha i diritti di Missing Persons Unit, e sappiamo bene che fine fanno le cose da quelle parti, vero Miss Scarlet? Quindi eccoci qui, mesti, a ragionare su questa nuovissima stagione appena approdata in Italia.
Come si evince dal titolo, parliamo di persone scomparse e di gente che le cerca, ma perché farla così facile quando possiamo costruirci intorno una trama che rende tutto più (inutilmente) complicato?
Jason Grant (Scott Caan) è un appaltatore privato che lavora con l’esercito a Kandahar, dovrebbe tornare a casa il giorno successivo ma riceve una telefonata da sua moglie Nikki Batista (Dania Ramirez), una poliziotta di Filadelfia, che lo informa che il loro figlio Keith è scomparso, è stato preso.

Sei anni dopo, Keith non è stato ancora trovato. Il matrimonio di Jason e Nikki non è sopravvissuto alla tragedia, anche se i due sono in rapporti amichevoli anche per il bene della figlia maggiore Sydney. Stanno anche con altre persone: la compagna di Jason sta cercando di rimanere incinta e Nikki, ora comandante dell’unità persone scomparse della polizia di Philadelphia, esce e lavoracon Mike (Ryan Broussard), il detective della MPU che ha indagato sul caso di Keith.
Un caso porta i due ex coniugi a collaborare per ritrovare una bambina rapita, e questo innesca l’inizio vero e proprio della serie, con Jason che si unisce ufficialmente all’unità della ex moglie e l’improvviso ritrovamento di indizi relativi al figlio scomparso.
Francamente non lo considero uno spoiler, quindi ve lo dico qui: già alla fine del primo episodio il povero Keith riappare e si riunisce miracolosamente alla famiglia. Perché noi ci crediamo proprio, vero? Perché non è assolutamente palese che quello è un ragazzo che finge di essere il figlio, proprio no.
Insomma, la premessa di Missing Persons Unit non è male, potrebbe essere il più classico dei crime col suo bel caso della settimana e buona notte al secchio, ma come dicevo alla TV ormai viene sempre richiesta la complicazione ed ecco che dopo una ventina di minuti normali, arrivano le follie. Ci sono tanti piccoli difetti sui quali si può soprassedere, come il fatto che Jason passa da contractor, ad agente di sicurezza privata, a poliziotto come se nulla fosse, come se entrare e uscire dalla polizia non richiedesse altro che la volontà del candidato. Ma va anche bene, perché è un telefilm e se volevo vederlo correre in cerca del modulo A38 sarei andata a fare un salto in comune.

Poi come ha fatto Nikki a passare da poliziotto di turno a capitano di un’unità, superando detective più veterani, in soli sei anni? E Jason quando è stato un poliziotto? Prima o dopo l’Afghanistan? Come fa Keith a tornare direttamente a casa dopo essere stato trovato senza essere controllato, fisicamente e mentalmente, per non parlare degli accertamenti genetici?
Almeno è piacevole vedere una coppia divorziata che è ancora amichevole, che si vuole bene nonostante una tragedia abbia prevedibilmente affossato il matrimonio. Sono una famiglia e si comportano in questo modo, con rispetto. Nelle scene in cui i due scherzano sulle rispettive nuove relazioni, ricollegandole alla loro storia, c’è allegria, sarcasmo, non le solite recriminazioni piene di rabbia.
Il potenziale c’è, per carità, ma di certo non brilla per la sua originalità.
La prima stagione di Missing Persons Unit è appena approdata su RaiPlay, mentre negli Usa è già stata rinnovata per il suo terzo anno, quindi le diamo tre stelle sulla fiducia.

Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.