Leopardi – Il poeta dell’infinito – regia di Sergio Rubini – è una miniseria televisiva liberamente ispirata alla vita di Giacomo Leopardi.
Presentata fuori concorso all’81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è stata trasmessa in prima visione su Rai1 il 7 e l’8 gennaio 2025.
Il ruolo del sommo poeta è affidato a Leonardo Maltese.
Co-protagonisti sono Cristiano Caccamo e Giusy Buscemi, rispettivamente Antonio Ranieri e Fanny Targioni Tozzetti.
Last but not least Valentina Cervi e Alessio Boni nei ruoli di Adelaide Antici e Monaldo Leopardi.
Special Guest: Alessandro Preziosi.
Qualora lo vogliate, eccovi il promo.

“Perchè, perchè? dov’è la forza antica,
Dove l’armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
Chi ti tradì? qual arte o qual fatica
O qual tanta possanza
Valse a spogliarti il manto e l’auree bende?
Come cadesti o quando
Da tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? non ti difende
Nessun de’ tuoi? L’armi, qua l’armi: io solo
Combatterò, procomberò sol io.
Dammi, o ciel, che sia foco
Agl’italici petti il sangue mio.” (All’Italia)
Ahaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!
Pensavate voi che avrei citato L’infinito vero?
E invece no!
Troppo scontato, ma giusto perché già ricorre nel titolo Leopardi – Il poeta dell’infinito.
Prevedibile, trattandosi di una delle liriche più famose del Sommo, nonché una delle più belle.
Giacomo Leopardi però non era “solo” poeta anche se lo ricordiamo soprattutto per questo.
Era anche filosofo, scrittore, filologo e uno studioso di eccelso valore.
Qualcuno lo definirebbe un vero secchione, ma sarebbe riduttivo pressocché offensivo.
Ingabbiare il suo genio in un qualsiasi tentativo di categorizzazione è una fatica inutile.
Destinato alla vita ecclesiastica per via della sua salute precocemente cagionevole, se ne affrancò con una forza e una tenacia tali da sconvolgere la madre – notoriamente una bacchettona – e lasciare il padre più preoccupato che deluso.
Il conte Monaldo Leopardi sapeva che nel fragilissimo corpo del figlio viveva un gigante dall’animo ribelle, quasi rivoluzionario.

Per questo ho deciso di citare All’Italia, un canto patriottico, un vero e proprio urlo di dolore per quella nazione che ancora non era ritenuta tale sulla carta, ma che già lo era nel cuore di tanti.
Se la natura oltre al cervello avesse dato a Leopardi anche la forza fisica, egli probabilmente avrebbe aggiunto al suo curriculum la voce “rivoluzionario”.
Corre l’anno 1837… è il 14 giugno e siamo a Napoli.
Un gruppo di uomini, dei rivoltosi all’apparenza, sfonda il portone di una chiesa e vi entra di forza trasportando una misera bara in spalla.
Dietro di loro appare un giovane uomo in lacrime: è Antonio Ranieri, grande amico – probabilmente l’unico – di Giacomo Leopardi.
Dentro quell’umile feretro di legno c’è proprio lui.
Antonio prega il parroco di voler dare una degna sepoltura al suo amico, ma viene accolto con sprezzante rifiuto dall’uomo di chiesa.
Leopardi sarà stato anche un grande letterato, magari ha pure sofferto le pene dell’inferno per via di tutti gli acciacchi fisici a cui la vita lo ha condannato, ma era il figlio del diavolo!
Com’è noto, Giacomo si professava ateo e aveva ben poca stima del Vaticano – per usare un eufemismo – dunque la reazione del vecchio parroco non può sorprenderci.
Inizia così il racconto di Ranieri sulla vita di colui che sarebbe davvero entrato nell’Olimpo della letteratura e ne fa parte tutt’ora.

Leopardi – Il poeta dell’infinito decide di raccontarci la vita del letterato da un punto di vista più “romantico”, puntando molto di più sui rapporti umani da lui instaurati.
Certo, si tratta di una libera interpretazione del regista perché di fatto dai carteggi non ci sono prove reali che ciò che viene rappresentato nella fiction sia davvero successo.
O meglio, sappiamo per certo che vi fu un carteggio amicale tra Leopardi e Fanny Targioni Tozzetti.
Non ci sono però riscontri dalle fonti storiche che il poeta abbia mai espressamente rivelato i suoi sentimenti alla donna.
Come non ve ne sono della relazione tra la nobildonna e Ranieri.
Eppure, la narrazione è molto piacevole e l’interpretazione degli attori – soprattutto quella di Leonardo Maltese – è davvero degna di nota.
Ho apprezzato il fatto che Sergio Rubini non abbia voluto accanirsi sulla questione dell’aspetto fisico – presuntamente deturpato da due gobbe – del poeta.
La malattia viene ovviamente rappresentata, ma attraverso espressioni di sofferenza interiore che hanno un’esternazione visiva senza apparire eccessivamente recitata.
Un buon prodotto a prescindere dall’oggettività storica.
E poi, sentire in sottofondo i versi di Leopardi è un piacevole e costante “naufragar in quel mare”.
Perdonatemi Conte Leopardi, troppa è la mia ammirazione per la Vostra grandezza che non ho potuto resistere dal citarVi, ma liberamente ispirata.
E se queste mie scuse non dovessero bastar Vi, perdonatemi comunque, se potete.


Amo viaggiare nella bipolarità di horror e thriller e vi accompagnerò in un tour internazionale … da PAURA! Ogni tanto mi immergo in un fresco bagno di trash grazie alle serie turche. Cercate di capirmi… un po’ di refrigerio serve a tutti. A colazione niente dolci, meglio un toast … e non menzionate il Natale… il Grinch che è in me inizia a dibattersi come uno scarafaggio colpito dal Baygon