Il 28 febbraio sono stati trasmessi su Sky Atlantic (e in streaming su Now, oltre che on demand) i primi due dei 6 episodi che compongono la serie L’arte della Gioia, un libero adattamento, diretto da Valeria Golino, dell’omonimo romanzo di Goliarda Sapienza.
Il romanzo “maledetto” della Sapienza ha avuto una storia travagliata, ne è stata pubblicata la prima parte nel 1994 e una seconda nel 1998 grazie al marito Angelo pellegrino, osteggiato perché considerato troppo audace.
La serie ne descrive bene le atmosfere e ne ricalca lo stile, racconta la storia di Modesta a partire dal 1909, una ragazzina dagli occhi cangianti e profondi che subisce violenza dal padre e poi sfugge all’incendio della sua misera casa, nella Chiana del Bove, durante il quale muoiono sua madre e sua sorella.
Trova ricovero in un convento di suore, dove la sua natura fiera e selvaggia colpisce la Madre Superiora Leonora (Jasmine Trinca– La storia), che la educa dandole affetto e proteggendola.
Modesta (Tecla Insolia), ormai quasi donna e indirizzata al noviziato, subisce il risveglio dei sensi e intravede qualcosa di più nell’affetto della suora, che effettivamente con le sue carezze e alcuni comportamenti confonde anche lo spettatore.
La ragazza si espone, ma viene punita in quanto vittima di un inganno; non accetta l’ingiustizia e incanala la sofferenza tramutandola in odio e determinazione risolvendo a suo modo la situazione. Alla fine del secondo episodio lascia il convento e si ritrova in una ricchissima e misteriosa residenza.
Eccovi il trailer:
Ho trovato questi primi due episodi molto belli, sia la trama, che la fotografia, che i personaggi mi hanno rapita.
Modesta è ambigua e conturbante, calamita l’attenzione e fa oscillare chi guarda tra il biasimo e la tenerezza.
Le interpreti, sia di lei bambina che adulta sono spettacolari.
A parte la notevole somiglianza tra loro le ho trovate estremamente espressive. Sono eccellenti nel far percepire la sensualità insita nella protagonista sin da bambina.
Gli sguardi allo spettatore di Tecla Insolia, che racconta la storia, bucano lo schermo.
Molto affascinanti sono anche il ricorso ai flashback, che ci svelano alcuni episodi decisivi della sua infanzia e che sono abilmente collegati al presente, e il ricorso all’ombra che spesso accompagna Modesta.
Il suo rapporto con la madre superiora (una superba Trinca) è reso inquietante anche grazie agli sguardi languidi, alle parole sussurrate e alle carezze. La chimica tra le due attrici è pazzesca.
Modesta capisce sin da piccola come raggiungere i suoi scopi, ma finché non vive la delusione causata da Leonora non ha ancora la consapevolezza di poter dirigere gli eventi e di saper mentire bene e sullo schermo questo viene reso in modo estremamente reale.
Ho apprezzato molto anche la fotografia, l’alternarsi di luce e ombra, l’utilizzo del dialetto e le location.
Si intravede già il tema dell’emancipazione che è cruciale nel romanzo e si comprende che questo ideale non sarà incarnato dell’eroina perfetta, ma da una donna bugiarda, mutevole, manipolatrice e passionale che farà della ricerca della gioia il suo obiettivo.
Appuntamento alla fine degli episodi per il bilancio finale.
Gli storici sono la mia passione, mi piacerebbe catapultarmi durante la Reggenza tra balli e corteggiamenti. Amo gli amori contrastati e sono una sentimentale... mi commuovo pure per le pubblicità. L'altra mia passione è Grey's Anatomy che seguo dalla prima puntata anche se il mio personaggio preferito è morto nell'undicesima stagione... 😡