La casa nella prateria ha ottenuto l’approvazione di Netflix, il dramma western degli anni ’70 tornerà in una veste del tutto nuova
La serie, andata in onda nel ’74, è tratta dai romanzi di Laura Ingalls Wilder e la Friendly Family Production ne ha venduto i diritti per fare il reboot nel 2020 alla Paramount tv Studios e Anonymous Content. C’è voluto un po’, ma alla fine il progetto è stato acquisito da Netflix, che ha acconsentito alla realizzazione.
La nuova versione dovrebbe seguire Charles, sua moglie Caroline e le loro figlie Laura e Mary mentre lasciano il Wisconsin per stabilirsi a Independence, in KS. Ci saranno personaggi Osage, poiché la prima stagione è basata sul terzo libro, La casa nella prateria.
Come showrunner e produttrice esecutiva è stata chiamata Rebecca Sonnenshine, conosciuta per le serie tv di successo come The Vampire Diaries, The Boys e Archive 81, che afferma:
“Mi sono innamorata profondamente di questi libri quando avevo cinque anni”, ha aggiunto. “Mi hanno ispirato a diventare una scrittrice e una regista, e sono onorata ed entusiasta di adattare queste storie per un nuovo pubblico globale con Netflix”.

“È stato a lungo un mio sogno portare avanti l’eredità di mio padre e adattare le classiche storie americane della Wilder per il pubblico del 21° secolo in modo da riunire i fan sia dei libri che della serie televisiva originale”, ha dichiarato Friendly in un comunicato. “Sono entusiasta del nostro talentuoso team creativo, guidato da Rebecca Sonnenshine, che sta portando queste amate storie di famiglia, comunità e sopravvivenza ai fan di lunga data e alle nuove generazioni”.
La casa nella prateria ha fatto innamorare milioni di fan in tutto il mondo e tutt’ora è un cult western da non perdere, un inno alla famiglia e alla speranza.
Non si fa neanche in tempo a darne l’annuncio che partono le polemiche… La giornalista e conduttrice televisiva, Megyn Kelly, in un tweet su X ha minacciato Netflix di non osare woke-ificare il drama.
In difesa del famoso network di streaming dalla N rossa è accorsa Melissa Gilbet, interprete di Laura Ingalls nella serie del ’74, che ha dichiarato:
“A quanto pare Megyn ha twittato (non sono su quella piattaforma) chiedendo che Netflix non ‘woke-ifichi’ il remake della casa nella prateria”.
“Ummm… guardate di nuovo l’originale. Abbiamo affrontato: razzismo, dipendenza, nativismo, antisemitismo, misoginia, stupro, abuso coniugale e qualsiasi altro argomento ‘woke’ vi venga in mente. Grazie mille”.
Che ne pensate?

Avete presente quando inizia a piacervi un personaggio e dopo cinque minuti muore o quando alla fine di una serie che vi è piaciuta tanto ne annunciano la cancellazione? Ecco, quello è il mio mai una gioia personale. Ho un talento naturale nel trovare le brutture più indicibili da guardare e dopo averlo fatto mi consolo divorando patatine e horror.