
Ebbene sì, King the Land – Un sorriso sincero è la tipica rom-com coreana in cui al centro c’è una coppia che prima si odia e poi si innamora, in un alternarsi di situazioni a tratti comiche, a tratti commoventi, a volte anche un po’ stucchevoli… che tuttavia val la pena guardare e vi spiegherò perché.
Creata da Lim Hyun-ook, Chun Sung-il e Choi Rome, King the Land è una produzione JTBC, distribuita in Italia da Netflix e interpretata da Im Yoon-ah (Confidential Assignment), componente delle Girls’ Generation, e il bellissimo e bravissimo Lee Jun-ho, membro dei 2PM e amato protagonista della famosissima serie Red Sleeve, una gioia per gli occhi e primo motivo per guardare la serie.
Rilasciata con due puntate a settimana è stata tra i prodotti più visti sulla piattaforma, nonostante la storia principale, come detto, non sia certo originale e cioè incentrata sull’ amore osteggiato tra un Chaebol, cioè il rampollo di una potente famiglia e la Cenerentola, ragazza di umili origini, ma in gamba che salverà il principe azzurro dal destino di infelicità al quale è destinato.
Siamo infatti all’Hotel King, lussuosa proprietà della famiglia di Gu Won, figlio del proprietario del gruppo King che comprende anche una catena di negozi e una linea aerea. Il ragazzo torna dagli studi all’estero per riprendere il suo posto nell’azienda, ma deve scontrarsi con la sorella maggiore, figlia di primo letto del padre, vipera anaffettiva ed estremamente ambiziosa. Abbandonato dalla madre da piccolo è introverso e abbastanza scontroso e infatti quando incontra la sorridente Cheon Sa-rang è subito odio a prima vista.
La ragazza, solare e disponibile lavora all’Hotel e ben presto, grazie al suo impegno, ottiene un posto nella pregiata sezione VIPS. Dopo poche puntate in cui sono in contrasto, tra i due sboccia l’amore e ci viene regalata una scena romanticissima, ben costruita, originale e molto ardita (per le serie coreane) di un bellissimo bacio, secondo motivo di apprezzamento da parte mia.
Ovviamente tra questa novella Cenerentola e il principe si frappongono alcuni ostacoli, costituiti dalla sorella invidiosa e con diversi problemi interiori irrisolti e da un padre debole e pieno di rimpianti.
Come nella migliore delle fiabe vivranno felici e contenti…

Oltre alla coppia principale troviamo gli immancabili personaggi secondari che spesso nelle serie coreane sono indimenticabili.
Tra questi le due migliori amiche di Sa-rang che portano avanti la storyline che ho preferito e che rendono questa serie interessante, mostrando la difficile condizione delle donne lavoratrici, in un sistema professionale inclemente.
Ci viene data una dettagliata rappresentazione del mondo del lavoro, che mi ha ricordato un po’ Something in the Rain ma che qui è ancora più realistica, in cui le donne, in particolare sono fortemente penalizzate.
Pyeong-Hwa (la mia preferita) lavora per la compagnia aerea del King Group come hostess sugli aerei di linea e viene danneggiata dalla sua responsabile, a causa di una scelta che ha subito nella sua vita privata.
Da-eul è una commessa in uno dei negozi del centro commerciale di King Group è minacciata continuamente dalla sua superiore che la fa lavorare sempre di più senza una corretta remunerazione.
Anche Sa-rang nonostante il suo talento viene disprezzata dai suoi colleghi e tutti nell’hotel sono costretti a sopportare le angherie da parte di clienti ricchi e maleducati.
Nella serie il simbolo di questo modus operandi è rappresentato dalla “sorella cattiva” che predilige sempre il profitto alle persone ed è osteggiata dal nostro principe azzurro che invece la pensa in maniera opposta.

Oltre a questo potentissimo tema, ne vengono trattati altri, come i pregiudizi familiari, i rapporti tra genitori e figli, il rimpianto per le scelte del passato che danno consistenza alla serie.
Indimenticabile il personaggio della nonna di Sa-rang (Kim Young-ok), chiamata in patria la Nonna Nazionale di Corea, con la sua dolcezza e il segretario di Won anche lui bistrattato lavorativamente all’inizio e poi premiato.
Così come anche non scontato il finale di Sa-rang, che valorizza ancora di più il messaggio sul mondo del lavoro che si è deciso di lanciare.
Pochi aspetti negativi: Lee Jun-ho e i personaggi secondari interpretati da Go Won-hee e Kim Ga-eun forse appaiono più incisivi rispetto a Im Yoon A, che è meno intensa e convincente e alcuni espedienti narrativi sono un po’ troppo visti e rivisti, inoltre c’è poca tensione rispetto al lieto fine della coppia principale perchè gli ostacoli non sono troppo difficili da superare. Un pò raffazzonata anche la storyline che riguarda la madre del protagonista.
Non sono mancate inoltre le polemiche per l’introduzione negli episodi 7 e 8 del personaggio del principe saudita Samir, interpretato tra l’altro da un attore indiano, Anupam Tripathi (Squid Game) che non è piaciuto al mondo arabo sia per i cliché attribuiti al personaggio, tutt’altro che positivo, sia per la scelta di un attore di nazionalità diversa.
Polemica, a mio avviso abbastanza sterile e che forse ha anche aumentato la popolarità della serie.
In conclusione, King the Land mi è piaciuta, romantica, ma che fa riflettere, con un interprete maschile che è veramente una bomba.


Gli storici sono la mia passione, mi piacerebbe catapultarmi durante la Reggenza tra balli e corteggiamenti. Amo gli amori contrastati e sono una sentimentale... mi commuovo pure per le pubblicità. L'altra mia passione è Grey's Anatomy che seguo dalla prima puntata anche se il mio personaggio preferito è morto nell'undicesima stagione... 😡