Il colore delle Magnolie, o Sweet Magnolias, è tornata su Netflix per una seconda, agghiacciante stagione, e non so sinceramente da che parte cominciare. Uscita a maggio 2020, questa serie è basata sui romanzi di Sherryl Woods, e, per farla breve, inizia con le corna di Maddie (Mediiii), tradita dal marito che ha deciso di ingravidare Jamie Lynn Spears, che già odiavo come persona, figuriamoci come personaggio. Accanto a lei le altre due Magnolie: Dana Sue (Denasù) e Hellen.
Un trio di donne adulte che si sono denominate Dolci Magnolie, appellativo con il quale sono chiamate anche da quei disagiati dei compaesani.
Come se non bastasse, alla loro serata settimanale dei Margaritas brindano dicendo Esci e Mesci.
Ma che cazzo.
Un utilissimo (sarcasmo) riepilogo della prima stagione ci ricorda tutta una serie di eventi secondari, senza però dirci perché cappero due adolescenti sono andati fuori strada con l’auto (il cliffhanger), e mettetevi il cuore in pace: non lo spiegano neanche in questi dieci episodi. Non so voi, ma io non vado a rivedermi niente, la prendo come va e scelgo di rimanere ignorante, esattamente come Maddie.
Tutto l’arco narrativo dei ragazzi è davvero di basso livello, come la loro recitazione. Uno col braccio rotto, l’altro la gamba, tre belle ragazze che fanno da centro focale dell’interesse amoroso, poi c’è uno stronzo e così via. Non li si shippa, non li si ascolta mentre vaneggiano: aspettiamo solo che passino velocemente fuori campo.
Tagliati fuori i minorenni, restano gli strani adulti che popolano Serenity, cittadina che a discapito del nome vive di Padre Nostro e gossip di basso livello; quest’anno, per mettere un po’ di pepe, c’è perfino un ignoto utente instagram che pubblica i cavoli altrui, principalmente quelli di Dana Sue. Per questo, credo sia il caso di partire dalle sue avventure.
Denasù è una rompicoglioni totale, tradita dal marito che ha poi cacciato di casa, si è messa a limonare duro con l’hipster del coso agricolo, poi però il marito è tornato facendo l’elicottero con la sua zucchina e lei che fa? Ci ricasca come una pera cotta. Ma non solo! Visto che l’ha tradita e umiliata lo tromba, ma non lo riprende in casa; in compenso decidono…
No non ce la faccio.
Ok lo dico: vanno a fare terapia di coppia dalla signora prete della parrocchia.
E chi meglio di lei, no?
Intanto Hellen, l’unica sana di mente, ha abbastanza sfiga ma si riprende mettendosi con un tizio che però non vuole copulare. Cosa potrà mai andare storto?
Maddie. Oh Maddie. Verrebbe da prenderla a schiaffoni dritto e rovescio con un pennello cinghiale intriso di vernice secca e duro come una pietra. Le perdona tutto, a tutti, sempre. Le fai la cacca sul prato? Ti perdona. Le tiri uno scoiattolo in faccia? Che Dio ti benedica. Suo marito è l’ingravidatore seriale del paese? Sempre sia lodato.
Poi arriva il povero Cal sotto il Pied che le dice “oh, guarda che ero depresso come la merda e un periodo ho avuto problemi di rabbia, ma ho lavorato su me stesso e ne sono uscito”.
Vi lascio indovinare come può averla presa.
Anche questa stagione se la rischia e chiude con un cliffhanger, ma rispetto al precedente questo si ferma al livello Gargamella insegue Puffo Golosone, forse perché in dieci episodi si è parlato tantissimo e concluso praticamente niente.
Che dire, guardate il Colore delle Magnolie se vi piace una eccellente fotografia, se cercate qualcosa di decisamente privo di impegno e se siete bravi a ricordare chi ha fatto cosa. È buono anche per farsi grasse risate, volendo, ma niente di più.
Il momento di più alta comicità è quando le tre deficienti litigano, e per fare pace si spediscono reciprocamente un fiore di Magnolia.
Il mio voto? Solo crisantemi.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.