Hanno ucciso l’Uomo Ragno è giunta alla conclusione della sua prima stagione e spero vivamente che ne venga fatta una seconda.
Avevamo lasciato i nostri eroi, Max e Mauro, all’inizio della loro scalata verso il successo.
“Non me la menare” è piaciuta così tanto che adesso devono scrivere il loro primo album che sarà prodotto da Claudio Cecchetto. Il loro lavoro inizierà a Milano tra mille distrazioni, una casa invasa da modelle, Sandy Marton che cucina la pasta al pesto, un giovane Fiorello alle prime armi che non è sicuro di fare Karaoke per paura di non riscuotere successo e… niente proprio non ce la fanno. Si sposteranno a Pavia, dove la tranquilla vita di provincia riuscirà a far nascere quell’ispirazione che porterà alla nascita di alcuni dei loro più grandi successi.
Con l’aiuto del fonico di Radio Deejay Pierpaolo (Edoardo Ferrario) riescono non solo ad arrivare alla radio e a essere ascoltati da tutti, ma anche a finire il loro primo tribolato album che vedrà la luce il 10 febbraio del 1992: Hanno Ucciso l’Uomo Ragno che farà schizzare le vendite alle stelle tanto da superare gli U2.
Piccolo problema: nessuno sa ancora chi siano e si trovano senza il becco di un quattrino. Non vengono fotografati perché considerati poco fotogenici, si vestono malissimo, non fanno concerti e tutto questo… perché non hanno mai firmato un contratto! Si può essere più ingenui? Sì, ma questo, per me, è uno dei pregi di questa serie, mostrare la realtà per come è, la semplicità di questi due ragazzi che arrivano al successo all’improvviso rimanendo umili.
Ci pensa Cecchetto a risolvere con i remix di Fargetta e mandandoli al Cantagiro. In questo strano loro primo tour, Mauro avrà una crisi esistenziale quando gli viene fatto notare che sul palco non fa nulla, ma in suo soccorso arriva Max che gli ricorda che è grazie a lui se sono lì, che è stato Repetto a far credere a Pezzali che può essere quello che vuole. E proprio lì, in periferia hanno l’idea geniale sul ruolo di Mauro: il ballerino.
In tutto questo ci sono Silvia (Ludovica Barbarito), l’eterna cotta di Max, protagonista de “La regola dell’amico” e soprattutto della canzone che ha messo in moto tutto… “Come mai”, e Cisco (Davide Calgaro), l’amico fraterno sempre disponibile, all’occorrenza autista, facchino e traslocatore.
La consacrazione definitiva arriva con il concerto all’Aquafan di Riccione, il posto più cool degli anni ’90 dove tutti i musicisti ambiscono a esibirsi. Sono arrivati all’apice del loro sogno e per un attimo hanno paura di perdere tutto ma sappiamo tutti come andrà a finire.
Hanno ucciso l’uomo ragno ci ha fatto vedere come tutta la vita da sfigato di Max e Mauro sia diventata musica, le menate con i genitori, i sogni infranti, i pomeriggi buttati al bar Jolly Blu con Cisco, le estati di merda, il caso che ha guidato tutto.
Il titolo della serie e dell’omonima canzone è un simbolo sulla fine dei sogni, è un inno per chi non si è arreso, per chi se ne è fregato ed è andato avanti, che ha continuato a lottare, perché tutti siamo supereroi e il nostro superpotere sono i sogni a cui non dovremmo mai rinunciare.
Sogni che per esempio prendono vita con il primo contratto sotto forma di una macchina usata color beige tristezza o… cacca.
Elia e Matteo si confermano superlativi nel dar vita a due ragazzi di provincia che, nonostante l’improvvisa fama, restano se stessi, con le loro insicurezze e paure, guidati dal quel sano pizzico di follia tipico della gioventù, di quella sana voglia di vivere e sognare un futuro che sembra solo un miraggio ma che invece in qualche modo riescono a raggiungere.
Hanno ucciso l’uomo ragno è stato è un meraviglioso viaggio tra musica, ricordi, sensazioni, ambizioni e voli pindarici di chi però è rimasto con i piedi per terra. Anche se parliamo del passato questi personaggi potrebbero adattarsi benissimo in qualunque tempo, vogliono sentirsi, e noi con loro, parte di qualcosa anche se non sanno ancora bene cosa.
È stato bello vedere muovere i primi passi anche di altri artisti come Fiorello, Jovanotti, Fargetta, Albertino, Alessandro Canino e della Signora indiscussa della televisione di oggi: Maria De Filippi.
Tirando le somme è una serie che ripercorre sì l’inizio del successo degli 883, ma anche l’importanza della vita di periferia, delle piccole cose, dell’amore, dell’amicizia, della famiglia, della speranza e della voglia di riuscire.
Grazie Sky e Sydney Sibilia per avercela regalata.
Prediligo i fantasy e gli storici ma non disdegno ogni tanto zampettare tra thriller e polizieschi. Sono molto timida ma a volte non lo posso nascondere… gote rosse e occhi a cuoricino non mentono. Regalatemi una fontana che sgorga continuamente cioccolato e mi farete molto felice. Mi piacciono anche i libri e lo sport, ma odio gli zombie!