Hanno ucciso l’Uomo Ragno è la serie di otto episodi diretta da Sydney Sibilia che ripercorre la nascita e gli esordi degli 883, disponibile dall’11 ottobre su Sky Original.
Siamo a Pavia alla fine degli anni ‘80. Massimo Pezzali (Elia Nuzzolo) è alle prese con la sua bocciatura al liceo Copernico. Si sente quasi un pesce fuori d’acqua con la sua passione per il punk rock e la musica americana, in una città che non è ancora pronta e in cui gli abitanti preferiscono morire piuttosto che passarci l’estate, come sottolineato anche dalla canzone Un deca cha fa da sigla d’apertura: Ne parlavamo tanto tanti anni fa, di quanto è paranoica questa città. Della sua gente delle sue manie. Due discoteche centosei farmacie.
Per punizione i genitori Sergio e Alba lo costringono a lavorare tutta l’estate nel negozio di fiori di famiglia, a fare consegne a domicilio e cerimonie funebri. Proprio durante questo periodo incontrerà delle persone che gli cambieranno la vita come Silvia (Ludovica Barbarito), una ragazza mezza greca che lo spingerà a iniziare a scrivere canzoni per fare colpo su di lei o una certa Maria, adesso una delle regine della tv, che lavora presso l’ufficio legale di una società di videocassette e ha appena conosciuto un altro certo giornalista importante.
Soprattutto il cambio di scuola sarà la chiave di volta. Al liceo Tamarelli trova come compagno di banco Mauro Repetto (Matteo Oscar Giuggioli) e sarà amicizia a prima musica, una passione che li renderà inseparabili, anche a costo di trascurare lo studio.
Mauro, intraprendente, ambizioso e talmente determinato che quando si mette in testa una cosa fa di tutto per raggiungerla, riesce a convincere il riluttante Max ad abbracciare il suo talento e insieme compongono le prime canzoni che verranno in futuro prodotte da Claudio Cecchetto (Roberto Zibetti).
La scalata al successo non sarà tutta rosa e fiori, anzi i due grandi amici avranno dei momenti di stop, ma quando insegui un sogno niente può fermarti.
Tra folli gite in motorino e in furgoni che prendono fuoco, caccia ai rospi allucinogeni, abbigliamento orribile, scarsa voglia di studiare, ambulanze e villaggi turistici, il nerd Max e l’esuberante Mauro diventano gli eroi di una storia di provincia, amicizia e musica che a distanza di anni ancora fa cantare le persone. L’ansia e le preoccupazioni, che li attanagliano, sul palco scompaiono. Sono due migliori amici che superano brillantemente l’esame musicale, un po’ meno quello di maturità.
Sappiamo già come andrà a finire, per esempio con la vittoria al Festivalbar del 1993 con Nord, sud, ovest, est, ma l’emozione resta la stessa.
Hanno ucciso l’uomo ragno è divertente, ironica, fresca, pulita, ti fa credere nell’amicizia e al potere dei sogni… e scoprire che anche Albert Einstein è stato bocciato, ha posto le basi della teoria della relatività generale mentre era in punizione a Pavia e uno scettico genitore lo ha accusato di essere un buono a nulla che disonora la famiglia… c’è speranza per tutti allora.
Elia e Oscar finora sono stati magistrali nell’interpretare i due giovani artisti rendendoli credibili e ben integrati nonostante siano diversi tra loro: la fiducia in se stesso che manca a Max c’è l’ha Mauro mentre il primo porta la calma al secondo.
La colonna sonora è perfetta (no, non sono solo le canzoni degli 883) e contribuisce a tenere viva l’attenzione insieme all’ottimo uso della voce narrante. Tale espediente ti porta ancora di più a essere in sintonia con i protagonisti facendoti entrare letteralmente nella loro testa.
Insomma è quella serie che non avresti mai immaginato potesse essere bella e invece devi ricrederti. Ci risentiamo alla fine di questa entusiasmante prima stagione di Hanno ucciso l’uomo ragno.
Prediligo i fantasy e gli storici ma non disdegno ogni tanto zampettare tra thriller e polizieschi. Sono molto timida ma a volte non lo posso nascondere… gote rosse e occhi a cuoricino non mentono. Regalatemi una fontana che sgorga continuamente cioccolato e mi farete molto felice. Mi piacciono anche i libri e lo sport, ma odio gli zombie!