Good American Family è la nuova serie con Ellen Pompeo, la star di Grey’s Anatomy, tratta da una storia vera. In onda ora su HULU, sarà disponibile su Disney+ dal 7 maggio.
I protagonisti sono una coppia del Midwest, Kristine (Ellen Pompeo) e Michael Barnett (Mark Duplass), che hanno deciso di adottare Natalia Grace (Imogen Faith Reid), una bambina affetta da una rara forma di nanismo.
Con il passare del tempo si rendono conto che c’è qualcosa di strano. La piccola dovrebbe avere 7 anni, ma iniziano a sospettare che non sia chi dice di essere. Mentre Natalia viene cresciuta insieme ai tre figli biologici dei due, emergono incongruenze e misteri legati al suo passato.
La situazione inizia farsi sempre più complicata: Michael la considera il pezzo mancante della loro famiglia e secondo me si è fatto abbindolare come il povero pollo che mi sembra essere; con Kristine invece ci sono molto spesso degli scontri, che la bambina riesce sempre a girare a suo favore. Il matrimonio dei Barnett scricchiola fortemente, così come il gradimento dell’opinione pubblica nei confronti della donna.

Fino all’arrivo di Natalia era molto amata per aver scritto un libro su un metodo di successo per aiutare i ragazzi con autismo, sperimentato personalmente con uno dei figli.
La ragazzina è davvero inquietante. Fa un dispetto dopo l’altro a chi era pronto ad accoglierla con tanto amore, sicura che non verrà mai accusata di niente o almeno perdonata subito, essendo “solo” una bambina, ma sarà davvero così? O arriverà a essere considerata una minaccia da cui di difendersi?
È una serie strana, in cui Ellen mi è sembrata quasi sempre Meredith Grey. Niente, non riesco a vederla in altri panni. La sua Kristine è una madre un po’ egocentrica che cerca di ottenere visibilità per il suo progetto, mettendo da parte il resto. Di conseguenza conta di più il figlio con autismo Jacob (Aias Dalman, un attore veramente autistico), un genio già ammesso al college a 12 che quindi porta visibilità… gli altri sono solo un contorno.

Finchè non arriva Natalia che richiede a gran voce il suo spazio e irretisce il fesso di Mark, l’ombra sottomessa della moglie. Imogen è stata davvero fenomenale nell’interpretare questa persona problematica, alternando momenti in cui è vulnerabile e in cerca di amore, a quelli in cui è una giovane squilibrata che cerca di causare danni in famiglia.
Oscillando tra presente e passato, sono esplorate le complesse dinamiche familiari, concentrandosi soprattutto sul sospetto e sul dubbio.

Good American Family è ispirato alla storia vera della vera Natalia Grace Mans, una bambina ucraina affetta da nanismo abbandonata dai suoi genitori adottivi, i Barnett, a soli 8 anni, un anno dopo averla accolta. I due credevano che avesse 22 anni e li stesse imbrogliando. Il caso, iniziato nel 2010, è durato per diversi anni. I signori sono riusciti a ottenere un ordine del tribunale che cambiasse il suo anno di nascita dal 2003 al 1989. Nell’agosto del 2023, attraverso un test del DNA, TruDiagnostic è riuscito a dare giustizia a Natalia stimando che avesse circa 22 anni e suggerendo quindi che la sua età fosse effettivamente quella di 8 quando fu abbandonata nel 2011. La sua data di nascita è stata riportata legalmente all’anno 2003.
Ci risentiamo a fine stagione.

Prediligo i fantasy e gli storici ma non disdegno ogni tanto zampettare tra thriller e polizieschi. Sono molto timida ma a volte non lo posso nascondere… gote rosse e occhi a cuoricino non mentono. Regalatemi una fontana che sgorga continuamente cioccolato e mi farete molto felice. Mi piacciono anche i libri e lo sport, ma odio gli zombie!