Hai bisogno di una serie che richieda una ridicola percentuale del tuo cervello? Guarda Fire Country!
Le premesse in realtà ci sarebbero tutte: galera, fuoco, machismo, “ho dei trascorsi”, droga, tradimenti, retaggio facilmente confondibile con nepotismo, muscolacci molto anni ‘90 e un protagonista bambacione che riesce a non farne una giusta. Tra l’altro, è una delle poche serie di questi tempi che conta ben 22 episodi solo nella prima stagione, che è tutto dire.
Bode Donovan è un detenuto con grandi occhi blu e il musino corrucciato di chi ha tanti pensieri; per ottenere uno sconto di pena chiede di essere assegnato al programma di rieducazione che supporta i pompieri nel nord della California. All’improvviso, mentre è sul bus, il sorpresone: ma quella è la mia città natale! Mio padre! Mia madre! Il mio amico! Il mio criceto morto!
Come avrete intuito, Bode ha preso la pagliuzza più corta nella pesca dei cervelli, dato che per l’appunto la California brucia duro e lui è nato in una delle zone più a rischio. Pensava lo mandassero nel deserto?
Cose non dette, traumi irrisolti, l’incidente automobilistico più idiota di cui si abbia traccia, un interesse amoroso con la personalità di un estintore, perché quando lei arriva ti si spegne proprio la voglia di vivere, e tante, tantissime cose stupide. Del tipo che se davvero i pompieri fossero così, non ci sarebbe un pianeta su cui abitare, e Bode… mamma mia Bode, lui fa sempre la scelta sbagliata. All’inizio dici vabbè, la serie dovrà pur andare avanti e se lui non inciampa diventa pallosa, ma lui non è che inciampa, lui balla la tarantella per poi correre in discesa giù per un dirupo muovendo le gambette come un ragno impazzito.
I detenuti del campo vivono praticamente in campeggio, viene gente, fanno telefonate, entrano e escono a caso perché in teoria non sono pericolosi; è il luogo in cui vanno quelli che non hanno commesso crimini violenti. Oppure no? Che cavolo ci fa uno spacciatore malvagio?
Diciamo che nell’arco dei 21 episodi, Fire Country non è malaccio. Se lo si guarda con spirito di telenovela virile ha un suo perché, soprattutto ora che la prima stagione è su Netflix e non bisogna diventare pazzi con RaiPlay, i suoi otto giorni e gli innumerevoli malfunzionamenti, però a mio modesto avviso la serie butta tutto in vacca al ventiduesimo episodio. Chiudere con un cliffhanger è legittimo, figuriamoci, ma l’idiozia estrema delle azioni di Bode risulta quasi offensiva per lo spettatore. Assolutamente guardabile e godibile, ma dispiace per il potenziale sprecato.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.