Escort Boys è arrivata su Prime Video il 22 dicembre e continua a far parlare di sé, scalando la classifica delle serie più viste della piattaforma.
Gli americani lo fanno meglio.
Che avete capito! Parlo del marketing.
Non hanno paura di investire in pubblicità assillanti e quotidiane per far risaltare le loro produzioni, e lo fanno spesso a discapito di quelle straniere che passano in sordina, come il caso di cui sto per parlarvi.
Premetto che le serie francesi non sono le mie preferite, difficilmente trovo qualcosa che riesca a stuzzicare la mia curiosità e quando accade, vengono automaticamente cancellate come successo per Marianne e La Révolution. Un vero spreco, fatemelo dire.
Escort Boys già dal poster mi sembrava una contraddizione vivente, insomma chi mai si aspetterebbe degli escort vestiti da contadini? Eppure…
Gli americani ci avrebbero catapultati tra i grattacieli di immense metropoli, ristoranti di lusso o party sfrenati, i francesi no, partono dal basso e più precisamente dalla regione della Camarga, dove facciamo la conoscenza di Ben (Guillaume Labbé) tornato a casa per il funerale del padre.
Mettendo da parte il suo desiderio di diventare un attore, inizia a prendersi cura di Charly, la sorellina adolescente, e dell’azienda apicola di famiglia che scopre avere grossi debiti. Le sorprese, però, non finiscono qui. Con il passare dei giorni, cominciano ad arrivare strane telefonate, tutte da parte di donne, che chiedono di Mathias (Simon Ehrlacher), l’unico dipendente assunto dal defunto padre, e dei suoi servizi.
Colto sul fatto e poi messo alle strette, il ragazzo ammette candidamente di fare sesso in cambio di denaro e Ben, seppur riluttante, si lascia coinvolgere solo per poter ripagare i debiti. A loro si uniranno Zak (Corentin Fila) e Ludo (Thibaut Evrard), che per motivi diversi necessitano di soldi.
Perché vedere Escort Boys
Da questo momento in poi ci saranno una serie di situazioni tragicomiche che li vedrà protagonisti, soprattutto Zak, giuro quel ragazzo ha una calamita attira-sventure. La scena con Amanda Lear è uno spasso, una femme fatale come poche.
Accanto a questo lato leggero e buffo se ne affianca uno più riflessivo e profondo, perché le tematiche affrontate sono varie e spaziano ovviamente dalla sessualità, vissuta in modo libero e rispettoso, al bisogno di sentirsi desiderate nonostante i cambiamenti fisici, sia naturali come il trascorrere del tempo, sia subiti come le cicatrici di una malattia importante. Non poteva mancare l’attenzione anche al tema delle molestie sessuali e discriminazioni sul lavoro, molto caro al movimento #metoo e di cui non si fa che parlare sempre più.
Insomma, i loro appuntamenti si trasformano in vere e proprie lezioni di vita, che arricchiranno non solo i protagonisti delle vicende, ma anche noi spettatori.
Escort Boys non sono solo quattro bei faccini e sederi, perché sì, li vedrete molto spesso, ma è molto di più. Sei episodi da non sottovalutare, che vi sapranno divertire e stupire. Una ventata di aria fresca.
Avete presente quando inizia a piacervi un personaggio e dopo cinque minuti muore o quando alla fine di una serie che vi è piaciuta tanto ne annunciano la cancellazione? Ecco, quello è il mio mai una gioia personale. Ho un talento naturale nel trovare le brutture più indicibili da guardare e dopo averlo fatto mi consolo divorando patatine e horror.