Il primo film di Enola Holmes era una dolce rivisitazione, in chiave adolescenziale, del grandissimo Sherlock Holmes, quindi farne un sequel era quantomai doveroso: ma ha funzionato?
Millie Bobby Brown offre una performance giocosa e ben fatta, di Henry Cavill non ne abbiamo mai abbastanza, eppure qualcosa continua a stonare. La protagonista persiste nel voler rompere la quarta parete, cosa che alla lunga dà fastidio perché non si capisce cosa vedano le persone accanto a lei: nel parco si sono accorti che parla da sola? Era una sua fantasia?

Enola è alla ricerca dell’indipendenza. Il modo migliore per affrancarsi dalla tutela del fratello e mostrare il suo valore è aprire un’agenzia investigativa, ma come sanno bene i fan di Miss Scarlet and the Duke, una ragazza non viene presa molto sul serio alla fine del 1800. L’unica che le dà fiducia e le affida un caso è la giovane fiammiferaia Bessie, alla disperata ricerca della sorella, scomparsa ormai da giorni.
L’indagine si fa fin da subito complessa e pericolosa, al punto che il ben più famoso ed esperto investigatore Sherlock compare in svariate occasioni.
Purtroppo, l’eccessiva caratterizzazione dei personaggi rende facilmente intuibile il loro ruolo nel complotto, azzerando quasi totalmente il fattore sorpresa. Nel primo film il mistero era stato svelato con cura, mentre stavolta te lo sbattono proprio in faccia.
Henry Cavill ci prova a stare defilato, ma il suo Holmes, così diverso da quello di Benedict Cumberbatch, riempie comunque la stanza. Che sia per le notevoli dimensioni del suo interprete o per il peso inimmaginabile del personaggio nella storia della letteratura mondiale, è difficile a dirsi: sta di fatto che con le sue poche parole e i suoi sbuffi alla The Witcher ruba la scena, per non parlare poi di quando si alzano le mani.

Il film viene farcito, imbottito di concetti e sottotrame: misteri simultanei, femminismo, una rivolta della classe operaia, una storia d’amore e molteplici riferimenti a Sherlock Holmes. Il vero lavoro investigativo spesso viene risolto attraverso improbabili intuizioni e sequenze d’azione; i lenti spiegoni, poi, classici del personaggio di Arthur Conan Doyle, qui stonano da morire a contrasto con la vivacità della protagonista.
Quello che dovrebbe essere una vivace pellicola per famiglie sembra sovraffollato, più preoccupato di gettare le basi per un ipotetico sequel che di raccontare un mistero avvincente; ha l’aspetto di una tradizionale storia di Sherlock Holmes con un tocco femminista, ma con poca sostanza. Enola è una protagonista incompleta, offuscata dagli adulti sullo schermo, e un’investigatrice troppo inesperta per casi tanto complessi.

Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.