L’amore è come una pellicola che avvolge la tua vita… è resistente ma fragile al tempo stesso e basta poco perché si spacchi.
Questa è solo una delle tante perle di saggezza porcellina che escono dalla bocca di Arif Baba, un nonnetto che cuoce polpette in mezzo al bosco dentro un rudere di roulotte, le cui condizioni igieniche farebbero impallidire anche Gigino il Porchettaro che serve panini unti alle fiere di paese.
Chissene però dai, le sue köfte sono le migliori di Istanbul, in più dispensa consigli Prêt-à-Porter al carrozzone di sfigati che si avvicendano nelle sterpaglie per un po’ di saggezza paterna e un panino gratis… non perché siano tutti poveri eh.
Il fatto è che non ho mai visto nessuno pagare! Ma di che campa sto uomo? Vabbè…
Insomma, Arif Baba è la versione ottomana di sta mano po’ esse fero o po’ essere piuma, oggi è stata piuma.
In Emanet il mai una gioia perenne ti cade addosso come una slavina… forse avrebbero dovuto intitolarla EMALAGNA 😩 ma tant’è.
Yaman Kırımlı (Halil İbrahim Ceyhan) è una brutta persona, inutile girarci intorno.
Appena fai la sua conoscenza la prima cosa che pensi è: sto qua è proprio un pezzo di merda!
Nel corso della storia le cose non è che cambino granché, a tratti resta sempre quello che mio padre chiamerebbe nu strunz ‘a tiriteppola.
Vero è però che nel momento in cui scopri che la madre ha abbandonato lui e i suoi fratelli Yalcin e Ziyha quando erano piccoli, che il padre per il dolore si è impiccato, che Ziyha a seguito di questi eventi ha sviluppato un disturbo ossessivo compulsivo… beh forse forse un po’ stronzi lo diventeremmo anche noi.
Di fronte a tanta tristezza ci piacerebbe rifiugiarci nella favolistica certezza che Yaman crescendo sia diventato un uomo bellissimo e di successo.
Sì e No!
È indubbiamente diventato un imprenditore ricchissimo – anche se in verità non si capisce mai bene che cacchio di lavoro faccia – ma è rimasto bruttarello.
Se poi aggiungi che si veste completamente di nero e che ha un alano che aizza amabilmente contro chi gli sta sui maroni… i maroni non resta che toccarteli ogni volta che lo incroci per strada.
A Villa Kırımlı la vita scorre senza emozioni. Yaman è un uomo che non ama nessuno se non il nipotino Yusuf, suo unico erede, figlio del fratello Yalcin e della cognata Kevser che per la cronaca sono entrambi sotto terra.
L’uomo educa il nipote come se fosse un soldato…
Yaman: “Non dimenticarlo mai Yusuf, non si piange, non si ride e non si chiede nulla a nessuno, soprattutto alle donne che sono delle serpi senza cuore, anzi le serpi un cuore ce l’hanno le donne no! Hai capito bello di Amca?”
Yusuf: “Sì Amca! Da grande sarò come te.”
Che culo!
Per fortuna – si fa per dire – piomba nella vita degli Y&Y Seher (Sıla Türkoğlu), zia di Yusuf, che è un po’ rincorimba ma belloccia forte e cucina dei manicaretti da leccarsi i baffi.
E Yamanuzzo si innamora subito appena la vede, solo che poverello lui non ha mai conosciuto davvero l’amore quindi non sa subito come esprimerlo.
Ecco perché all’inizio la tratta come una pezza da piedi cagata e pisciata, cerca di trafiggerla con una freccia mentre si rilassa in giardino praticando tiro con l’arco e la chiude nel locale caldaia con il suo alano che cerca di sbranarla.
Sono solo schermaglie amorose.
Fatto sta che prima o poi la coppia convola a nozze.
La sposa in bianco è sempre un bel vedere … peccato che qui in bianco ci vada anche lo sposo.
La coppia non si dà un bacio manco a paga’ il pizzo – uno di quelli veri da rotoliamoci tra le lenzuola di raso – è tutto un sospiri, carezze accennate, parole poetiche e petali di fiori svolazzanti.
Yaman: “Tu sei come le margherite Seher… fragile ma coraggiosa, delicata ma caparbia, bella ma umile”.
Seher: “È tutto bellissimo teso’ grazie ma la mia casetta non s’addobba solo di petali. Quando me fai vede’ anche lo stelo?”
Aggiungiamo il nipotino riccioluto tanto bellino quanto invadente con l’innata capacità di intervenire proprio nel momento in cui lo zio barbuto cerca di impalmare ziuccia e… il mai una gioia è servito.
Ecco perché lei c’ha sempre gli occhi rossi di pianto e lui sta sempre incazzato… non schiacciano chiodo!
Morale della favola, si fa per dire visto che è na’ rogna: il destino è quel che è non c’è scampo più per me.
Tanto ci sarebbe da dire – e in 245 puntate a ora trasmesse ne succedono davvero di tutti i colori e si avvicendano un numero impressionante di personaggi – ma perché togliervi il brivido di immergervi in questo immenso lago ghiacciato di trash 😉?
Se pensavate di aver toccato il fondo con polpettoni di matrice ispano-americana come Anche i ricchi piangono, Topazio o Andrea Celeste abbandonate le vostre certezze.
Più in basso di così c’è solo da scavare!
TOP & FLOP
TOP
Ikbal: uno dei migliori cattivi di tutte le Dizi che ho visto finora. L’attrice ha dovuto abbandonare a poche puntate dalla fine della prima stagione per dissidi con l’attrice protagonista. È un peccato perché il suo personaggio dava alla storia una verve che si sta progressivamente spegnendo nella seconda.
Arif Baba: a scapito della location al limite dell’emergenza sanitaria i suoi panini con le polpette sembrano davvero appetitosi. Quasi mi sembra di sentirlo quel profumino di carne e friggitelli che sfrigolano sulla griglia. GNAM!
FLOP
Ali e Kiraz: una coppia davvero bellina e innamorata. Peccato che nell’orrido mondo di Naz – l’autrice di Emanet – sembri non esserci spazio per la felicità. Difatti tra due finisce di merda stile Er più: storia d’amore e di coltello.
Seher e Yaman: lei ha degli occhi meravigliosi che però fanno a botte con gli outfit da nonna papera con cui l’acconciano. Lui ha meno espressività del busto di Art Attack. Una cosa però gliela invidio: le ascelle completamente glabre! E a me tocca la ceretta… che disagio!
Beh, non mi resta che augurarvi buona (forse) visione di Emanet.
Non dimenticate però di darvi una bella sprimacciatina ai virtual maroni… a Villa Kırımlı c’è uno scalone che porta iella… prima o poi qualcuno cade dalla balconata.
Vi lascio il trailer.
Amo viaggiare nella bipolarità di horror e thriller e vi accompagnerò in un tour internazionale … da PAURA! Ogni tanto mi immergo in un fresco bagno di trash grazie alle serie turche. Cercate di capirmi… un po’ di refrigerio serve a tutti. A colazione niente dolci, meglio un toast … e non menzionate il Natale… il Grinch che è in me inizia a dibattersi come uno scarafaggio colpito dal Baygon