I primi tre episodi de El Turco sono andati in onda su Canale 5 martedì scorso e per chi lo ha perso si trova su Infinity.
Verso la fine del diciassettesimo secolo l’impero ottomano era riuscito ad arrivare al centro dell’Europa e raggiungere Vienna. Le forze turche assediarono la capitale del Sacro Romano Impero, la sua vittoria avrebbe potuto cambiare il corso della storia, ma all’ultimo momento l’Europa si unì e pose fine all’impero ottomano impedendone l’ulteriore avanzata.
Nonostante questa sconfitta storica, un evento passò inosservato. Un giannizzero gravemente ferito fuggì nel villaggio di Moena, situato tra le alpi settentrionali italiane.
Fu scoperto da una strega. Così inizia la vera storia di “El turco”
Questo è il previously-on del pilot della nuova serie con protagonista Can Yaman, El Turco, appunto. Ho visto i primi quattro episodi ed è presto per dare un giudizio definitivo, ma oserei dire che si lascia guardare nonostante qualche scivolone di trama e giusto un paio di banalità, la storia scorre bene.
Hasan Balaban era un giannizzero (soldato scelto) durante la guerra e fu ingiustamente accusato di tradimento e della morte degli uomini che guidava, ma certo non era stato lui e tra essere giustiziato o esiliato sceglie quest’ultimo. Sulla promessa di tornare con il vero colpevole, tale Mete, parte alla volta di Moena.
Nel frattempo conosciamo i cattivi della situazione, ammetto di essere abbastanza scarsa in storia, e la serie non spiega bene chi è chi, almeno inizialmente, durante uno scontro con delle guardie non proprio principianti, anzi, si scopre successivamente che sono polacche, Hasan nella sua furiosa ricerca di Mete, rimane ferito.
Trovato e curato poi da Gloria (la nostra Greta Ferro) che vive in una casetta isolata insieme a un ragazzino orfano che lei ha chiamato Topo, lo so, sembra brutto e niente, è vero è proprio un nome del cavolo. Comunque, inizialmente i due non si fidano, insomma è palesemente turco.

Cosa sapevamo noi ai tempi di questo popolo? Solo storie, ovvio, che erano animali, delle bestie incivili ma scopriamo presto che di selvaggio in lui non c’è poi così tanto, sarà che i turchi sono simili agli italiani? Razzismo a livello alert anche nel 1600, va beh.
I giorni trascorrono relativamente tranquilli, i rapporti tra i tre si distendono e non fosse per il fatto che nel primo episodio già si intravede la famigliola felice stile Mulino Bianco, quando le cose vanno in modo decisamente diverso, ci rimaniamo molto male.
Sembra passata una vita, ma sono solo tre giorni, come lo sappiamo? Topo è emozionatissimo perché durante la festa al villaggio lui interpreterà un soldato ottomano che verrà poi bruciato sul rogo, ok, feticismi strani, ma tant’è… ovviamente scherzo, erano tempi bui, dove la superstizione era facilmente instillabile in menti poco aperte.
Il popolo di Moena però inizialmente sorprende, o meglio alcuni di loro lo fanno, viene infatti annunciato l’arrivo di un nuovo Lord, durante gli accordi di Vienna il paesino infatti era stato ceduto a tale Marco. Gunter ricorda a tutti cosa era successo quindici anni prima, a quello che avevano perso quando un nuovo signore era arrivato, a quanto era costato a tutti loro in termini di vite e di affetti.
Ehhh, Gunter, dovevano ascoltarti, ma come sempre la chiesa dimostra che l’oro vale più della vita e fottesega.
Intanto Hasan, Gloria e Topo oziano tra una cena, una medicazione alla spalla ancora dolorante e lezioni improvvisate di caccia.
Arriva la sera della tanto attesa festa, il fantoccio è pronto per essere bruciato, il vino scorre a fiumi, la musica c’è, Topo non sta più nella pelle e sbam arrivano i soldati portando doni, una strega intrappolata, sì bravi, proprio Gloria. Intanto Balaban, che aveva lasciato la donna per continuare la sua personale caccia, si trova lì a osservare e questo intoppo proprio non ci voleva, chiaramente non può lasciarla prigioniera, si rivela, succede un macello, la nostra intraprendente strega si salva e Topo…
Purtroppo qui il paese che mi aveva colpito con il suo coraggio mi smentisce al volo, codardi, solo così possiamo definirli.
Andando avanti con la storia scopriamo che questo famigerato Marco altri non è che un bambino italiano strappato alla famiglia, fatto crescere in Turchia e arruolato poi tra i giannizzeri, e incredibilmente chi si era trovato come fratello? Eh sì, ovvio Balaban. Già, Mete è Marco (Will Kemp).

Marco di Vicenza vuole tutto, la gloria, il potere, la figlia del Re e la morte del fratello.
Intanto i cittadini di Moena sono degli sfigati totali pronti a inginocchiarsi a chiunque abbia la voce più alta e non si faccia scrupoli a uccidere chicchessia.
Eh, ma hanno tutti fatto i conti senza l’oste come si è soliti dire, Hasan, insieme a tre dei suoi uomini più fidati, che per ordine del padre di lui sono andati a cercarlo, dichiara guerra a Marco e alle sue truppe convincendo i cittadini di Moena che morire per le proprie terre e per la dignità del popolo è meglio che mettersi sempre in ginocchio.
Siamo arrivati qua, non voglio spoilerare altro perché già il fatto che sia un period lo rende un mattone, poi è una fase poco conosciuta (o sono io la capra) e quindi non ha senso dire oltre.
Se devo fare qualche considerazione direi che la trama c’è e qualche banalità pure, come già detto all’inizio. Quello che sorprende è Yaman, che per la prima volta non interpreta il classico figaccione, in questo ruolo totalmente estraneo per noi lui è qualcosa di nuovo, una ventata di aria fresca, ed è bravo, pazzesco non me l’aspettavo. Con l’inglese decisamente non ha problemi ed è estremamente credibile. Molto peggio in italiano la sua co-protagonista femminile, che invece in lingua originale è molto brava. Peccato.
Come già anticipato è tratto da una vicenda vera, la città di Moena esiste e in mezzo alla piazza c’è una statua che rappresenta questo soldato ottomano che continua ad alimentare leggende.
Paradossalmente la storia in quanto tale, regge, anche bene, è la parte romanzata che va a cozzare con il resto, il cattivo è cattivo per motivazioni talmente assurde ed è così sopra le righe da risultare ridicolo. Nonostante non abbia ancora visto gli ultimi episodi è impensabile per me credere che si redima, lo immagino morto e pure in modo stupido, come dimostra di essere in questo racconto.
Ci sono tanti personaggi in El Turco oltre quelli principali che meriterebbero delle menzioni, ho amato Topo, Gunter, Decebel, Guido, e tanti altri di cui non ricordo il nome.
Lo so, faccio recensioni e dovrei essere obiettiva e imparziale ma un paio di cose devo proprio aggiungerle, ho letto di tutto in questi giorni e c’è una cosa che emerge prepotentemente, la volontà dell’Italiano di boicottare, a prescindere, il protagonista di questa storia. Ora è chiaro che un attore può piacere o meno, che una fiction possa piacere o meno, ma decidere di denigrarla solo per questo motivo è davvero idiota. Il che è un bel parallelismo con la serie stessa che ci mostra come sia nel 1600 che nel 2025 il nostro popolo sia così abituato a essere suddito, a unirsi alla massa che i pochi che osano alzare la testa sono considerati coglioni, va beh, triste quanto tutto questo sia vero, sia con un personaggio che con la vita stessa. Can Yaman come persona ha evidentemente disatteso le aspettative, ma dovremmo giudicarlo come attore o sbaglio?
Aspetto i prossimi episodi de El Turco per dare un giudizio definitivo su questa fiction che per ora è un meh, il cattivo non mi convince, sì l’ho già detto. Resto abbastanza curiosa di vedere come si evolverà.

Che dire di me? Amo più le serie TV dei film, perché? I film durano pochi minuti, i telefilm ti danno la possibilità di conoscere i personaggi fino a considerarli amici. Sono impacciata, sfigata e decisamente il mio angelo custode è partito per Bora Bora e lì è rimasto. Mi piacciono quasi tutti i generi, ultimamente ho scoperto che la Turchia è la terra dei sogni, ma... il primo amore restano gli States. Comunque, nel dubbio, il mio gatto da ottimi consigli su cosa guardare oppure no, animale saggio!