Il film di cui vi parlerò è DUNE. Cercherò di essere meno spoilerosa possibile, e se questa parola non esiste, beh l’ho appena inventata.
DUNE è tratto dalla saga letteraria sci-fi dello scrittore Frank Herbert iniziata nel 1965 e conclusa nel 1985.
Nel 1984 il regista David Lynch ha portato sullo schermo il primo romanzo. Fu un flop clamoroso di pubblico e critica e lo stesso regista lo considera uno dei suoi più grandi fallimenti. Mi domando il perché.
Voci di corridoio affermano che la sua sceneggiatura fu una delle più incomprensibili e caotiche mai scritte nella storia di Hollywood. In effetti quando lo guardai da ragazzina, non avendo letto il romanzo, non ci capì niente. Tuttavia, rimasi affascinata da questo mondo, quindi lessi i libri (in realtà solo il primo, ma sono dettagli 😊).
Ora dopo ben 37 anni Denis Villeneuve, regista famoso a Hollywood per ottimi film come: Arrival, Blade Runner 2049 (anche se bastava il primo), Prisoners, ha deciso di fare il grande salto e prendere questa straordinaria epopea letteraria e portarla sul grande schermo. Sarà riuscito nell’intento? DUNE è un flop oppure un top? Dopo averlo visto tre volte al cinema, posso dire che il risultato è davvero eccellente e spero che la saga continui. La prima visione è stata un’odissea per me, l’audio era eccessivamente alto tanto da spaccare i timpani, quindi non sono riuscita a godermi lo spettacolo.
Per poterlo analizzare meglio sono andata altre due volte.
Cos’è DUNE? La storia è prevalentemente ambientata sul pianeta Arrakis, un deserto pieno di dune (il titolo si rifà a questo). Fin qui tutto chiaro e semplice.
Villeneuve ha deciso di dividere il primo romanzo e quello che noi vediamo è l’atto iniziale dove il regista, grazie a un eccellente fotografia, regia, colonna sonora e un cast straordinario, riesce a farci entrare in questo mondo creato dalla penna di Herbert.
Se vi piacciono intrighi di palazzo, colpi di Stato, gente che trama nell’ombra, riferimenti alla religione, fantascienza e chi più ne ha più ne metta, allora fa per voi.
Considerate anche che la grande saga cinematografica di Star Wars di George Lucas si è ispirata proprio ai romanzi di Herbert con ovviamente delle differenze. Per esempio, le spade laser qui non le trovate. Mi è stato chiesto dai miei amici perché non ci fossero: semplicemente i vari protagonisti quando combattono usano degli scudi e proprio questi, se utilizzati insieme a quelle armi, creerebbero un gran casino.
Il DUNE di Villeneuve a livello estetico è molto curato nelle scenografie in quanto ogni luogo ha delle caratteristiche che rispecchiano quelle descritte dalle pagine del libro. I personaggi hanno dei costumi che si sposano non solo con le caratteristiche somatiche degli attori ma anche con gli ambienti stessi e con il ruolo che vanno a ricoprire.
L’immersione nella storia la si ha anche grazie alla colonna sonora composta dal grande Hans Zimmer, assolutamente perfetta.
Per quanto riguarda gli effetti speciali è tutto molto realistico: sembra praticamente di essere catapultati nel deserto di Arrakis oppure sul pianeta della famiglia Atreides, come se facessimo anche noi parte di questo quadro. Il regista ha affermato di essersi ispirato a molti pittori per le sue scenografie.
Ho però una piccola rimostranza per quanto riguarda gli effetti speciali: il verme del deserto. Questo temutissimo animale che striscia sotto le dune, che fa parte del fascino nel pianeta di Arrakis, secondo me è stato realizzato male.
Quando lo vedi al cinema, se ti soffermi bene a osservarlo, passatemi il francesismo, sembra di vedere il buco di un c**o. Come dico sempre, con tutti gli spicci che avevano si poteva realizzare meglio.
Ma passiamo ai personaggi senza svelare troppo della trama. Il protagonista è Paul interpretato da Timothée Chalamet, assolutamente perfetto per il ruolo.
Molti lo hanno definito troppo freddo, eccessivamente piatto, ma in realtà nelle pagine di Herbert, è proprio così, uno che fa tanto il superiore perché sa di esserlo. Quindi parecchi potrebbero trovarlo fastidioso come un ago dove non batte il sole.
La famiglia Atreides, composta appunto da Paul, sua madre Lady Jessica e suo padre il duca Leto, è chiamata ad andare per conto dell’imperatore su Arrakis per poter estrarre e commerciare quello che tutti vogliono ovvero: La Spezia, nel romanzo è chiamata anche melange, una droga che ha poteri curativi e può allungare la vita.
A nessuno sarebbe interessato questo pianeta se non avessero scoperto l’esistenza della Spezia mescolata alla sabbia del deserto.
I Fremen, popolazione nativa di Arrakis, stando particolarmente a contatto con questa sostanza, hanno gli occhi blu, e ovviamente questa assuefazione ha delle conseguenze: se si abbandona il pianeta e non si assume una dose massiccia di questa droga, si muore male. Non è il talco che dà allegria come in Pollon.
In questo primo atto che Villeneuve ci ha presentato noi riusciamo a vedere alcuni di questi mondi, le casate, come sono costruite, i loro usi e costumi e i vari personaggi che vanno a tessere le fila di questa storia davvero molto complessa e articolata.
Spero che ci siano gli altri film in modo da poter approfondire la popolazione dei Fremen con tutte le loro tradizioni, così come il destino di Paul e di molti altri.
Come ultima cosa, perché altrimenti quello che ho scritto sarebbe più lungo della sceneggiatura e anche del romanzo stesso, posso dire che il “finale” che è stato dato a questa prima parte secondo me è perfetto e crea il giusto hype per continuare la saga cinematografica o semplicemente andare in libreria e iniziare a leggere i romanzi.
Consiglio la visione al cinema perché ne vale davvero la pena.
Caterina
Avete presente il mondo gotico di Penny Dreadful? Preparatevi perché non avete visto niente. Lasciatevi trascinare dal mio elegante cinismo…ne vale la pena. Se da piccola desideravo ricevere il bacio del vero amore come le principesse, con gli anni il crime si impossessa di me e capisco che dare la caccia ai cattivi è più divertente del vissero felici e contenti. Nonostante ciò, resto sempre una romanticona, infatti amo i period-drama. Da sempre ho evitato le soap spagnole ma alle Dizi turche non sono riuscita a resistere