Ebbene sì, è tornata. Criminal Minds si era chiusa alla sedicesima stagione, probabilmente la più brutta, ma sappiamo che i serial killer non vanno mai in vacanza; i meglio erano in quarantena pure loro, ma si sono Evoluti.
L’avete capita? Criminal Minds: Evolution, perché agli autori piace mettere punteggiatura nei titoli per renderli più fighi.
La serie si era conclusa con una gargatuesca patacca, ossia l’improvviso innamoramento tra JJ e Spencer. L’idea più demenziale e cervellotica che potesse balenare nei cervelli di questi esausti sceneggiatori, ormai troppo provati per riuscire a trovare modi nuovi di far fuori la gente.

A causa della pandemia, il BAU è stato diviso in piccole squadre e la povera Prentiss se ne sta lì in ufficio a tirare sacramenti al burocrate che le impedisce di lavorare come Dio comanda. Rossi è depresso e pieno di rabbia, JJ cerca di bilanciare una vita lavorativa impossibile con la sua povera famiglia, Tara è diventata gay e Adam niente. Lui sta lì tranquillo. Reid e Simmons sono in missione, ma non viene rivelato nulla di più.
I molteplici incarichi che li hanno separati, improvvisamente (giusto in tempo per il primo episodio) mostrano un delicatissimo e quasi invisibile “coso” (non spoilero nulla) che collega tra loro i casi. La reunion è d’obbligo e viene ritirata in barca la povera Garcia, che era fuggita a gambe levate dal quel buco nero di disgrazie e budella: solo con le sue capacità, in barba a tutti i migliori Hacker del mondo, può aiutare la squadra a trovare il Soggetto Ignoto che ha generato tutto quel caos.
Ho già detto che Tara è gay? Ecco. Rossi è vedovo, per questo è furibondo con tutti, Adam vi ho già detto che non fa niente, lui è a posto, Emily fa la capa spaccaculi e basta. Sembra però che, lentamente, ci sia un delicato approfondimento nelle loro vite; piccoli momenti, cene che sembrano quasi rubate.
Per il resto, Evolution segue la traccia dell’originale Criminal Minds: inizio spaventoso, agenti all’opera, citazione filosofica, ragionamenti a cazzo di cane e arresto/uccisione del sospettato. Praticamente è come andare a mangiare a casa di nonna: passano pure vent’anni, ma cucina sempre le stesse cose.

Questa versione di Criminal Minds però ci regala qualcosa che nelle precedenti stagioni è mancata: un killer credibile, carismatico e interpretato divinamente.
Dopo aver visto i primi tre episodi della stagione, l'”evoluzione” nel titolo sembra incredibilmente calzante. La serie riesce a espandersi e a trovare nuove strade: dalla maggiore durata degli episodi a una trama orizzontale portante, Criminal Minds sta sfruttando al massimo la sua resurrezione. Il revival è nuovo e migliorato, scuotendo alcuni aspetti vitali della serie per raccontare storie più profonde, più oscure ed emozionanti.
L’idea di ridare vita ai personaggi come individui, e non più come parte di un gruppo, potrebbe rivelarsi vincente visto che quando era in mano alla CBS, questo aspetto era fortemente trascurato. Sembrava non esserci mai abbastanza tempo per approfondire, tutti presi dal lato crime degli episodi.
Una serie che sembrava essersi persa e che ora ha ritrovato una sua dimensione, ma quando scrivono sullo schermo Quantico, VA, per me sarà sempre Varese.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.