Era il 2017 quando Ryan Reynolds si è unito a Samuel L. Jackson per la caotica pellicola The Hitman’s Bodyguard, che a parte il titolo italiano drammaticamente osceno, non faceva poi così tanto schifo. Oddio, era bruttina forte, ma si lasciava guardare perché alla fin fine era anche divertente.
Purtroppo, Hollywood continua imperterrita a voler dare sequel a qualsiasi film abbia un minimo di successo e anche questo non ha fatto eccezione, portando sui nostri schermi questo ignobile abominio.
Ryan Reynolds persiste nel voler usare sempre il medesimo personaggio in decine di produzioni differenti, tant’è che se si guardano quattro dei suoi più recenti lavori in modo consecutivo è praticamente come bingare una serie tv. Qui interpreta Michael Bryce, un ex Guardia del Corpo da tripla A, che per tutta la durata del film ci rompe le palle con il suo desiderio di tornare a essere al top, in contrasto con il modo insopportabile in cui si fa trattare da Darius e Sonia Kincaid (Jackson e Hayek). Loro sono due odiosi, volgari, pesantissimi stronzi.
Non c’è ragione al mondo per la quale Bryce dovrebbe restare con questi due deficienti disadattati, eppure lo fa.
Il plot (o prot) è questo: Michael cerca di riprendersi dallo schifo del loro primo incontro, quando Sonia lo rapisce per chiedergli aiuto e correre a salvare Darius. Poi c’è un greco cattivo (Banderas, chi meglio di uno spagnolo?), agenti dell’Interpol e le controparti cattive di bodyguard, sicario e donna.
Che se ci pensate era brutto già così!
Poi sopraggiungono gli inseguimenti, le esplosioni, i vestiti sporchi di sangue e una quantità invereconda di parolacce, una cosa che se i primi venti secondi fa sorridere dopo un po’ ti chiedi davvero a che livello miserabile si è ridotto il cinema, per far uscire prodotti così mal fatti.
E no, caro regista, in Toscana non ci sono cartelli stradali con scritto Tuscany 8 km, oppure aerei pubblicitari che svolazzano con la scritta Visit Tuscany today. Non ha senso.
Comunque Pim Pum Pam, parolacce, qualche pugno e salviamo l’Europa dalla distruzione totale.
Ci sono particolari eccellenti, come la chimica intramontabile tra Salma Hayek e Antonio Banderas, indimenticati partner nel Desperado di Robert Rodriguez, o la folle sincerità con la quale lei interpreta Sonia, l’unico personaggio davvero ben costruito del film; altro tocco interessante è il ruolo di Morgan Freeman. Per il resto, purtroppo va tutto in perdita.
C’è un limite al numero di volte in cui si può mettere una musica romantica mentre volano le pallottole, e l’abbiamo raggiunto almeno dodici film fa: non è più divertente, come non lo è vedere un personaggio i cui sentimenti vengono costantemente, ripetutamente abusati.
Non lo so, forse è perché ho interrotto il binge di All of Us are Dead (leggete la recensione della mia collega) per vedere questo pataccone, ma l’unica impressione che se ne ricava è che qualcuno ha dato qualche milione di dollari a un bambino di nove anni dandogli carta bianca per scrivere tale scempio.
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Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.