Alla fine ce l’ha fatta: il caro Dwayne ha finalmente visto il suo Black Adam al cinema, dopo anni e anni di progetti, porte in faccia e molestie sessuali alla DC, e non solo: grazie all’immenso potere che ormai detiene nell’industria cinematografica, è riuscito a…
Oh, non posso dirlo, scusate.
Andiamo avanti. Le poltrone nuove del cinema erano comodissime e il popcorn leggermente molliccio, come da programma per una première di tutto rispetto.
Cinquemila anni fa le prospere terre di Kahndaq vengono conquistate da un re malvagio che schiavizza il popolo mettendolo a scavare nelle miniere alla ricerca del Vibranio versione DC, ossia un materiale che non ricordo come si chiama, ma è magico e se ci fai una corona diventi un diavolo onnipotente. Un bambino si ribella e il suo eroismo fa nascere Teth Adam, che in un’epica battaglia sconfigge il tiranno e poi sparisce nel nulla.
Oggi Kahndaq è una terra occupata, i cittadini vivono sotto occupazione militare da venticinque anni, e la ricerca della mitica Corona di Re Cazzone porta al risveglio del Campione: Black Adam torna (anche se non si chiamerà così per tutto il film) e, beh, ammazza un sacco di gente. Amanda Waller, uno dei personaggi più insopportabili dell’universo DC, nonché l’unica a non aver mai subito un recast, decide di “salvare” quel posto dimenticato da Dio inviando i quattro sfigati dell’apocalisse, quelli che non erano degni nemmeno di entrare nella Justice League e che quindi si sono creati la Justice Society. In realtà Doctor Fate è una bomba, anche Hawkman è forte, ma mi sta antipatico quindi non lo considero.
I loro scontri rimbalzano tra violenza, etica e sarcasmo, e qui mi fermo per non incappare in spoiler.
La prima cosa che voglio dire è che Dwayne Jhonson ha fatto un lavorone. Lui voleva questo personaggio, in un certo senso marginale, e non solo lo ha ottenuto, ma è entrato fracassando crani alla DC mettendo bene in chiaro cosa andava fatto; non sarà un fine interprete, ma è grazie alla sua perseveranza e all’affetto dei suoi fan che abbiamo avuto un cameo… anzi, IL cameo, quello che ha fatto applaudire il pubblico in sala. Perché Gigione Sassolone lo sa cosa piace alla gente, sa che gli spettatori vogliono continuità e sono stanchi di vedere continuamente attori diversi in ruoli iconici. Quindi GRAZIE.
Ora col film sarò meno gentile, ma capitemi.
Come va di moda adesso, la pellicola è farcita di Stupideroi come se fosse un cornetto alla crema: l’incontrollabile, il saggio, il soldato, la fatina e lo zuccone buono. È semplicemente troppo, senza contare che la JS viene presentata eroe per eroe dalla Waller nel più scarso degli spiegoni del mondo. Dobbiamo combattere Black Adam! Eccovi i curriculum dei candidati.
Io semplicemente BOH.
C’è poi una quantità indecente di combattimenti al rallentatore, che mirano unicamente a rendere tutto più figo, ma alla lunga stancano. Purtroppo Dwayne Johnson non riesce a dare sufficiente serietà al volto di Adam, sembra sempre che stia per sogghignare perché ormai è quello il suo ruolo, la sua caratteristica, e finisce col tenere questa espressione corrucciata che toglie profondità al personaggio. D’altronde i suoi momenti migliori sono proprio quelli comici, brevissimi, ma utili a dargli tridimensionalità.
C’è poi il cattivo più dimenticabile che si sia mai visto, un cretino privo del minimo fascino ed ecco cosa ci troviamo tra le mani: un film che poteva fare molto di più, che però non riesco a non giudicare con affetto perché non si può togliere a The Rock il suo giocattolo del cuore, l’eroe per il quale ha combattuto quindici anni. Non posso non rispettare questa dedizione, quindi non sarà una pellicola da Oscar, ma è un buon prodotto: ci fai una bella serata, te lo godi, apprezzi il cast e vuoi bene al People’s Champ.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.