Avatar – La Leggenda di Aang è il nuovo adattamento live action della serie animata Nickelodeon ideata da Michael Dante DiMartino e Bryan Konietzko, disponibile dal 22 febbraio su Netflix.
Mi sono approcciata a questa serie da neofita, non ho visto né quella del 2005 (Avatar: The Last Airbender) né il film del 2010 di M. Night Shyamalan (L’ultimo dominatore dell’aria) né il sequel (La leggenda di Korra) e ne sono rimasta estremamente affascinata e colpita.
Avatar – La leggenda di Aang è ambientata in un mondo immaginario dal taglio orientale composto da quattro nazioni: i Nomadi dell’Aria, la Tribù dell’Acqua, il Regno della Terra e la Nazione del Fuoco. In ognuno di questi luoghi ci sono dei gruppi di persone che sono i Dominatori, cioè coloro che possono manipolare il loro elemento naturale.
Il dominio è solo energia ed equilibrio. Quando senti l’energia intorno, trovi l’equilibrio. Quando trovi l’equilibrio, senti l’energia.
Non vivono tutti felici e contenti in pace, le mire espansionistiche della Nazione del Fuoco hanno scatenato una guerra lunga un secolo contro le altre tre annientando i Nomadi dell’Aria e portando alla perdita dell’unica persona in grado di fermare tutto: l’Avatar, il solo a poter controllare tutti e quattro gli elementi.
Ma, sorpresa sorpresa, era soltanto scomparso e cento anni dopo rispunta reincarnato nel dodicenne nomade dell’aria Aang (Gordon Cormier), trovato dai due fratelli della Tribù dell’Acqua Katara (Kiawentiio) e Sokka (Ian Ousley). Da questo punto in poi i tre diventano “il team dell’Avatar” e intraprendono un viaggio per completare l’addestramento del ragazzino e poter salvare il mondo dalla minaccia della Nazione del Fuoco. È davvero bello come evolve il loro rapporto, da perfetti sconosciuti diventano una famiglia che si aiuta e supporta nei momenti di difficoltà. Crescono e maturano insieme mentre affrontano le tante dis/avventure aiutati dai tanti alleati e personaggi eccentrici che incontreranno lungo la loro strada.
Quello che ho apprezzato di più è stato Sokka, divertente e accattivante e allo stesso tempo forte e protettivo. Katara invece la reputo la vera roccia tra i tre. Aang, l’ultimo della sua specie, sente sulle spalle tutto il peso della speranza che le persone ripongono in lui, ma non si tira indietro e affronta i suoi doveri. La chimica tra questi ragazzi è molto forte e ben calibrata, mostrando una perfetta alchimia tra commedia e dramma, tra l’essere ancora giovani e maturità.
I loro antagonisti sono principalmente Zuko (Dallas Liu), il principe della Nazione del Fuoco un mix di rabbia e vulnerabilità, e sua sorella Azula (Elizabeth Yu), folle e perversa. Attenti però, soltanto uno di loro è quello su cui fa davvero affidamento il loro crudele padre, lo spietato Signore del Fuoco Ozai (Daniel Dae Kim), per portare a termine la missione di uccidere l’Avatar e conquistare l’intero mondo. Non è da meno a egoismo e cattiveria il Comandante della Nazione del Fuoco Zhao (Ken Leung).
Avatar – La leggenda di Aang è ricca di azione, con le coreografie dei combattimenti tra i Dominatori molto spettacolari ed eleganti. Gli affetti visivi della manipolazione degli elementi mi sono piaciuti molto.
Costumi e scenografie fanno immergere lo spettatore in questo mondo ferito e diviso dalla guerra. Viaggiando con i ragazzi, impariamo che bisogna avere fiducia in sé stessi, a credere nella propria forza e in quella dei legami di amicizia e amore… insomma si cresce con loro.
Il finale aperto apre la strada ad altre avventure… siamo solo all’inizio. Spero che ci rivedremo per altre stagioni.
Prediligo i fantasy e gli storici ma non disdegno ogni tanto zampettare tra thriller e polizieschi. Sono molto timida ma a volte non lo posso nascondere… gote rosse e occhi a cuoricino non mentono. Regalatemi una fontana che sgorga continuamente cioccolato e mi farete molto felice. Mi piacciono anche i libri e lo sport, ma odio gli zombie!