Io un po’ me la immagino la scena, al quartier generale di Netflix, mentre si scervellano per creare un titolo che abbia il maggior impatto col minimo sforzo: prendiamo Army of the Dead, che non è veramente il sequel di Dawn of the Dead, che a sua volta non era affatto un remake di Day of the Dead, e ci inventiamo un prequel of the dead!
Raga aumento di stipendio immediato, eroe moderno hai vinto tutto!
Una premessa doverosa: qui di dead non ce ne sono. Qualche immagine quando i personaggi guardano la tv, una sorta di sogno premonitore, ma letteralmente la questione zombie è morta lì; no, questo film ci racconta come il simpatico scassinatore di Army of the Dead sia arrivato a farsi coinvolgere nella rapina di Las Vegas.
Purtroppo, se il nostro Sebastian era delizioso mentre era alle prese con la squadra di rapinatori capitanati da Dave Bautista, in questa sua Origin Story non riesce a dare altrettanto: sembra si stia cercando a tutti i costi di creare un Franchise of the Dead dai film di Snyder, ma il risultato è quantomai mediocre. Addirittura, in questo caso specifico, la storia è ancora più inconsistente e surreale, probabilmente perché tolto il fattore zombie ci si aspetta un minimo di logica narrativa; si tocca il punto più basso quando al protagonista vengono presentati i futuri complici, che si rivelano null’altro che misere macchiette, archetipi da fumetto di basso livello che vorrebbero far ridere coi loro cliché da manuale e invece risultano patetici. Non ci credete? Eccovi il trailer!
Per un’ora e mezza osserviamo un gran numero di persone correre da una parte all’altra dello schermo, costantemente senza ragione. Non c’è un solo personaggio che abbia una motivazione credibile per ciò che fa: il protagonista, addirittura, viene coinvolto in un reato gravissimo quando avrebbe mille occasioni per tirarsene fuori e non solo, si unisce al gruppo senza un perchè. Insomma, per quanto una persona possa essere appassionata di casseforti, non credo che partecipare a una serie di rapine sequenziali sia necessario, nemmeno se sono quelle costruite da Hans Wagner.
La strana decisione di fare un prequel su un personaggio marginale, purtroppo non ha pagato: in Army of the Dead Sebastian è buffo e affascinante, così simpatico e acuto da spingere gli spettatori a pregare costantemente per la sua sopravvivenza, mentre qui, in Army of Thieves, non è altro che un ragazzo mediocre, insicuro nonostante il suo talento unico.
Army of Thieves è disponibile su Netflix.
Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.