ACAB è una serie che ha esordito sulla piattaforma Netflix il 15 gennaio 2025.
È ispirata all’omonimo film di Stefano Sollima che qui ricompare come produttore esecutivo.
Protagonisti ne sono due grandissimi Marco Giallini (Mazinga) e Adriano Giannini (Michele Nobili).
Qualora lo vogliate, eccovi il trailer.
‘’Questa è Roma,e Roma non arretra.’’ (Mazinga – ACAB)
Siamo in Val di Susa.
Una manifestazione No Tav volge a rivolta con conseguenze drammatiche.
La squadra Roma Terza del Reparto Mobile – anche detta semplicemente Roma – si ritrova orfana del suo capo Pietro che finisce in ospedale dopo essere stato ferito gravemente da una Molotov all’urlo di
“Celerino figlio di puttana”
Cade anche un giovane che si trovava “dall’altra parte della barricata”.
A quel punto, si apre il varco verso un pericoloso disordine che va oltre quello della sommossa sedata.
La procura di Torino apre un’inchiesta per la definizione delle responsabilità.
La squadra di Ivano – detto Mazinga – Marta e Salvatore non è un team qualunque.
Tra i membri di Roma vige un rapporto di fratellanza e cameratismo, un legame forte che va oltre quello fomale tra semplici colleghi.
Potremmo definirli amici? Sì, di fatto lo sono.
Con i loro demoni, i loro casini personali ma, soprattutto, con la propria solitudine.
Una condizione che si fa meno pesante solo quando sono insieme nei pochi momenti di svago che il lavoro concede loro.
Ben marcato è il dualismo tra Mazinga e Michele, il nuovo capo della squadra mobile.
Il primo è figlio della vecchia scuola, un uomo indurito dall’esperienza di chi ne ha viste di cotte e di crude.
Il secondo è fautore di una polizia che vuole portare un cambiamento, motivo per cui all’inizio crea una pesante frattura interna:
“ Ehi Mazì, ma tu lo conosci Michele Nobili?
È solo un infame”
L’unione fa la forza non c’è dubbio, ma cosa succede quando il senso di solidarietà rischia di essere scambiato per ostacolo alle indagini?
Il sostituto procuratore di Torino non fa che ripetere:
“Questo non è assolutamente un processo alla polizia… ma non vuole esserlo nemmeno ai manifestanti”
Un’accusa pesantissima aleggia sulle teste degli agenti della celere.
Le loro azioni sono andate oltre lo svolgimento del proprio dovere pubblico, sfociando invece nell’abuso di potere?
Agli occhi di parte dell’opinione pubblica è la polizia che merita la gogna… condannata ancor prima che la magistratura faccia il suo corso.
“L’uniforme divide, l’odio unisce”
ACAB è scritta benissimo, interpretata magistralmente e realisticamente scomoda in un periodo ormai a rischio soffocamento da Politicamente Corretto.
Un viaggio nel mondo oscuro della violenza nel quale il genere umano rischia di annegare quando si lascia prendere la mano, che vesta la divisa o meno.
Certo, quando indossi l’uniforme hai molti più occhi puntati addosso e l’assenza di sconti è sempre dietro l’angolo.
“Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana e al suo Capo, di osservare lealmente le leggi dello Stato e delle regioni e di adempiere alle funzioni affidatemi con coscienza e diligenza e con l’unico intento di perseguire il pubblico interesse.”
Parole importanti che rischiano di gravare come macigni.
Perché farsi fautore della lotta contro il caos e del ripristino all’ordine può diventare una croce.
Amo viaggiare nella bipolarità di horror e thriller e vi accompagnerò in un tour internazionale … da PAURA! Ogni tanto mi immergo in un fresco bagno di trash grazie alle serie turche. Cercate di capirmi… un po’ di refrigerio serve a tutti. A colazione niente dolci, meglio un toast … e non menzionate il Natale… il Grinch che è in me inizia a dibattersi come uno scarafaggio colpito dal Baygon