Prima di iniziare a parlare di questa metà stagione, credo sia importante premettere che 911 resta una serie innovativa e di qualità, sempre sul pezzo e avvincente. Detto questo, ammetto che nei primi dieci episodi ha perso un po’ la retta via, come se gli autori stessero testando nuove linee narrative nella speranza di rinvigorire uno show che, però, era già perfetto di suo.

La quinta stagione vuole mostrarci le vite private dei soccorritori, ma il risultato è alquanto goffo.
Inizio parlando della fuga di Maddie, terrorizzata dalla depressione post partum, e della decisione folle di Chimney di andare a cercarla in giro per gli Stati Uniti con una neonata in macchina: di tutto il loro minutaggio, l’unica cosa che continuavo a chiedermi è se non ci fosse un modo più semplice per gli attori di lasciare la serie. Perché è quello il motivo, giusto? Traslocare era troppo difficile? Comunque sia, in un modo o nell’altro sono spariti nel nulla.
Il serial killer catturato dalla dea Athena invece evade con una facilità imbarazzante, ma, anzichè scappare a gambe levate, sceglie di rapire il figlio della sergente, sotto il naso di Micheal, e tutto questo ci regala un ragazzino traumatizzato così scassapalle che il padre decide di trasferirsi non mi ricordo dove. In tutto questo, Bobby ciondola in giro facendo cose, felice di non essere lui il dramma del momento.
Lo sfracassamento di maroni riguardante la vita genitoriale di Hen fortunatamente dura poco, ma tanto basta a valere come tempo utile rubato all’azione sul campo.
Buck non è più scemo, e gliene rendiamo merito, ma ci porta direttamente al grande dramma della stagione: Eddie si è reso conto di aver rischiato di morire circa ottantaquattro volte in tre mesi, e il suo povero figliolo Christopher è terrorizzato all’idea di perderlo.
Questo ci conduce al cliffhanger natalizio che ovviamente non spoilero, ma mi limito a giudicare con un big no no.

Qui c’è un grande problema di proporzioni: chi guarda 911 vuole vedere tanta folle azione e un minimo di trama orizzontale: sposatevi, litigate, amate, prolificate, ma andate a salvare la gente! La vita privata dei personaggi a mio avviso dovrebbe essere marginale, una sorta di bonus; farla diventare quasi il tema centrale snatura completamente la serie, senza contare poi che c’è una quantità di sfortuna drammaticamente eccessiva.
L’equazione dovrebbe essere vite normali per lavori straordinari.
Inoltre, anche volendo soprassedere sul repentino cambio di stile narrativo, è tutto assurdamente veloce e quasi privo di contesto: gente che va e viene, fa cose folli, prende decisioni importantissime, rapporti che evolvono o si spezzano, tutto nel giro di pochi minuti.
Vista la qualità delle stagioni precedenti voglio dare a questa serie il beneficio del dubbio, nella speranza che al suo ritorno ci sia un forte cambio di direzione.

Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.