Sapevate che Adam Driver è passato ai film di serie B? No perché io l’ho scoperto guardando 65: fuga dalla terra, e ancora non riesco a capire se questo è davvero orrendo come sembra, o se invece mi è piaciuto. Come quando assaggio uno strano formaggio 65 volte senza comprendere se ho voglia di mangiarne ancora.
La mia analisi parte col fattore Non sorpresa: 65 sono i milioni di anni, la fuga è dalla terra, dal trailer si vede che arrivano con l’astronave e ci sono i dinosauri, quindi il fattore “Pianeta delle scimmie” viene bruciato subito. Adam Driver e la sua coprotagonista sono alieni che si sfracellano nell’unico periodo storico in cui il nostro pianeta avrebbe potuto fare il culo a una civiltà superiore, nel momento più merdosamente meteoritico che si potesse immaginare. Quel momento. Un tempismo che fa davvero perdere le piume a qualsiasi sauropode.

Anche nel futuro la vita degli americani è comandata dalla sanità privata, infatti il nostro protagonista è costretto a intraprendere un viaggio di esplorazione interstellare di due anni per pagare le cure alla figlia gravemente malata. La più classica pioggia di asteroidi fa precipitare e spezzare a metà la sua astronave su un pianeta sconosciuto, uccidendo l’intero equipaggio che per ragioni ignote si trovava in sospensione criogenica; già qui personalmente ho alzato gli occhi al cielo, perché cazzo congeli la gente se devi esplorare cose? Se stanno svegli prendono gli straordinari? Sarebbe da sentire il sindacato delle cavie umane.
Fortuna vuole che tra questi estranei imbarcati con lui ci sia una bambina gigante di dieci anni, ossia una cavia umana minorenne che dimostra almeno quattro anni di più e ovviamente viene da un’altra regione, quindi parla una lingua diversa. Un po’ come mettere un calabrese e un ligure su una nave da crociera.
Purtroppo, e ormai è palese, è un film parecchio stupido.
Ora che i due si sono conosciuti, è tempo di attraversare i quindici chilometri di giungla, bestemmie e morte che li separano dalla navetta di salvataggio prima che il gigantesco meteorite si abbatta sul pianeta, esattamente nel punto in cui sono loro, seconda porta a destra.
65: fuga dalla terra cerca di essere un viaggio futuristico in un timore antico, ma dimentica che quelle creature non ci fanno più paura, anzi, il più delle volte tifiamo per loro. I dinosauri piacciono a tutti, ma qualcuno non ha detto agli autori che non ci piace vederli morire male, non dopo sei film di Jurassic: desideriamo farci spaventare, accettiamo un paio di inevitabili decessi, ma poi vogliamo che restino vivi.
Parlando di animali preistorici, 65 la fa drammaticamente fuori dal vaso. Un tirannosauro quadrupede, un varano gigante, un ibrido tra anchilosauro e velociraptor, pteranodonti con la faccia da quetzalcoatlo e composognati piccoli come raptor e con l’artiglio: insomma, un vero incubo di paleoillogicità che risulta davvero disturbante se si osserva la pellicola “accettando” sia ambientata in un momento storico reale del nostro pianeta. Fossero stati 65 milioni di anni fa su minchiacentauri potevano metterci anche gatti di sei metri, ma non sulla terra.
E che cos’è!

Vogliamo superare la delusione per il fattore dinosauri in 65: fuga dalla terra? Parliamo di ciò che accade durante la drammatica traversata di queste due povere anime: è tutto scontato. Le facce dei protagonisti, le musiche, le inquadrature, tutto avvisa gli spettatori che sta per succedere qualcosa. Nulla è improvviso, si guarda il film nella più totale assenza di emozione.
Inoltre, ho sempre trovato Adam Driver un attore molto freddo, la cui personalità non invita al calore umano. Qui invece viene spinto a mostrare tenerezza, lotta per ottenere una parvenza di parentela con la ragazzina, ma lo slancio di una relazione spontanea è del tutto sfuggente poiché il regista sembra più interessato a riempire lo schermo di mostri divoratori e viscidi predatori che a costruire legami umani, come se fosse impossibile ottenere entrambi i risultati.
Alla fine i personaggi riescono in qualche modo a cavarsela, sono gli attori a essere davvero nei guai con una simile sceneggiatura.

Il mio biglietto da visita sono grandi occhi cerulei e un sorriso affettuoso, caratteristiche perfette per mascherare umorismo triviale e un sarcasmo che altrimenti mi metterebbe in guai seri.
Mi piacciono i dinosauri, gli zombie e il formaggio; sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, ma adoro anche rivedere i classici della mia infanzia.
E il formaggio.